Del Turco segretario con l'83% di voti di Fabio Martini

All'assemblea nazionale psi disertano in 300. Il neo-eletto: «Spero che Giorgio venga da me» All'assemblea nazionale psi disertano in 300. Il neo-eletto: «Spero che Giorgio venga da me» Del Turco segretario con l'83% di voti Ma Benvenuto e Manca fondano «rinascita socialista» ROMA. Dalle 20,32 di ieri Ottaviano Del Turco è il nuovo segretario del psi, ma lo è per un soffio, per un miracolo dei galoppini dell'apparato craxiano. Del Turco è segretario anche grazie alle precettazioni dell'ultima ora di personaggi sconosciuti ai più come Donato Robilotta, un paffuto romano detto «il pallottoliere»; o come Paolo Babbini, un deputato bolognese che dai comunisti ha imparato l'arte dell'organizzazione. Ottaviano Del Turco, che non aveva avversari, è stato infatti eletto con una corposa maggioranza (281 voti, pari all'83% dell'assemblea nazionale), ma la votazione non è stata annullata per un soffio: su 634 aventi diritto al voto, nella sala del Belsito ne sono arrivati 340, appena 23 sopra la soglia di validità. Metà del parlamentino socialista - segno dei tempi - è restato a casa: non c'erano i «nani» e le «ballerine» evocati tante volte da Formica. Non c'erano i compagni in galera, non c'erano i compagni intellettuali, non c'erano i tanti disamorati dal partito. Ma c'erano gli ultras dell'opposizione, c'erano Manca e gli amici di Benvenuto che non hanno votato per Del Turco, ma sono restati in sala e ora a ragione, potranno dire di essere stati determinanti per la sua elezione. Ma prima dell'elezione col brivido, la giornata dei socialisti all'ex cinema Belsito era vissuta tutta sul testa a testa tra Benvenuto e Del Turco. Il segretario dei cento giorni se ne è andato con un discorso-schiaffo, una requisitoria feroce. La sede del partito? «Il più allucinante dei palazzi del potere». Il psi? «Un contenitore di debiti e una fabbrica di disoccupati». I suoi dirigenti? «Gente che considera il partito come proprietà personale». Del Turco, che ha parlato subito dopo, ha assorbito con sa¬ pienza il furore del suo predecessore, ignorando la sua requisitoria e citandolo una sola volta. Per blandirlo: «Se mi eleggerete - ha detto Del Turco - non lascerò in pace Benvenuto, fino a che non lo vedrò tornare a sorridere e a lavorare con noi». E Benvenuto in platea, ha risposto con stizza: «Io sono disposto a portare la croce per il partito, per il ladrone che si pente, non per il ladrone che non lo fa...». Eppure, neanche quel duetto è riuscito ad accendere una platea in trance. In pochi mesi il psi è radicalmente cambiato, è un partito sfibrato, che ha vissuto tante di quelle emozioni da non poterne più, da non emozionarsi più. E così sul palcoscenico dell'ex cinema Belsito è accaduto qualcosa di inimmaginabile: Giorgio Benvenuto che del psi era pur sempre il segretario uscente, ha pronunciato per 20 minuti la più terribile requisitoria mai sentita contro il psi, sen¬ za che dalla platea si alzasse una sola voce di dissenso. Un brusio infastidito ha accompagnato soltanto il passaggio più provocatorio, quasi iettatorio, quando Benvenuto ha paragonato il psi «ad un caro estinto». Ma dopo la «sparata» di Benvenuto, tutti i riflettori erano per Del Turco. E il candidato segretario, con un discorso scritto l'altra notte, ha subito tratteggiato il suo psi. Anzitutto con uno sguardo a chi gli dava i voti: i notabili craxiani in gran parte inquisiti. A loro Del Turco, con parole misurate, ha detto che è giusto «fare un passo indietro», «l'autosospensione dagli organi di partito è una risposta giusta», che si può servire il partito anche «con l'umiltà». Ma gli ha anche detto: nel psi di Del Turco «il ruolo dei gruppi parlamentari è destinato a crescere». E dunque, cari compagni inquisiti, voi potete continuare a pesare politicamente, anche se siete momen¬ taneamente «azzoppati». Con una promessa: quella di battersi per la durata della legislatura. «Sarebbe paradossale - ha detto Del Turco - chiedere alle massime autorità monetarie di fare un governo il cui unico scopo è fare la riforma elettorale». Lunga vita al governatore-premier dunque, ma anche alla legislatura. Che rotta terrà il «nuovo» psi? Del Turco ha vellicato l'orgoglio di partito («non mostriamo al Paese una forza umiliata e scon¬ fitta!») e ha coniato un nuovo slogan: «Dopo l'autonomismo di Nenni e quello di Craxi» che sono superati, è giunta l'ora di «una terza fase dell'autonomismo socialista». La de di Martinazzoli non va demonizzata, anzi la collaborazione in alcuni casi potrebbe diventare «irrinunciabile». Ma quel che conta di più è il dialogo con i partiti laici, i radicali e soprattutto con il pds, un confronto che isoli la sinistra comunista, una sinistra «che non vuole andare al governo». E sul confine pds-Rifondazione, Del Turco batterà molto: «Il nostro compito - ha detto - è quello di spingere sul pedale di questa contraddizione». Del Turco non sceglie gli alleati per il futuro, fa capire di essere favorevole ad una riforma elettorale ad un turno, anche se non lo dice esplicitamente. Alla fine per Del Turco hanno votato i craxiani, la sinistra di Signorile e all'ultimo momento è arrivato al Belsito anche Giuliano Amato, che Formica aveva aspramente criticato: «Non sento una parola di ribellione contro chi oggi non c'è e ha avuto dal partito privilegi, cariche, onori...». Non hanno votato per Del Turco quelli di «Rinascita socialista» Benvenuto, i gruppi di Spini, Formica e Manca. Il nuovo segretario è stato eletto con 281 voti, 19 gli astenuti, 36 le schede bianche. Fabio Martini

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