Ritornano i jumbo-tram

Ritornano i jumbo-tram Ritornano i jumbo-tram Sorbello riapre l'indagine sull'appalto deciso nel 79 Riemerge dal passato una delle inchieste più scottanti: quella sui jumbo tram, che coinvolse politici, funzionari dei trasporti e dirigenti industriali. Alla luce delle verità venute fuori nelle indagini di questi mesi su gare e appalti truccati, il gip Sorbello ha deciso di rivedere quel suo vecchio fascicolo processuale. Quattro anni fa l'indagine si era chiusa con un nulla di fatto. Il piano dei trasporti che prevedeva l'adozione delle vetture di metropolitana leggera, i jumbo-tram, fu decisa dalla giunta di Diego Novelli nel '79. Una commissione, presieduta dall'assessore ai trasporti Giuseppe Rolando, esaminò le offerte delle imprese concorrenti: Fiat con l'associata tedesca Aeg, Ansaldo con Breda, e aggiudicò la commessa a due imprese concorrenti. Le cento vetture (un miliardo luna al costo deH'80) sarebbero state costruite nello stabilimento della Fiat a Savigliano. Il resto della commessa, gli equipaggiamenti elettrici («inverter»), fu divisa per il 60 per cento all'Ansaldo e per il 40 per cento alla Fiat. Il dottor Sorbello era allora convinto che ci fosse stata una «combine»: se gli inverter dell'Ansaldo erano migliori di quelli della Aeg, perché non era stata affidata tutta questa parte dell'appalto all'Ansaldo? Si era voluto favorire l'industria genovese, tagliata fuori dalla costruzione dei jumbo, concendendole soltanto una parte dell'appalto, per non scontentare chi lo aveva legittimamente vinto? Fu la commissione esaminatrice dell'Atm a preparare la delibera, poi ratificata dal Consiglio comunale nell'aprile dell'80. Nella commissione votarono a favore il presidente dell'Atm Antonio Salerno, il direttore gene rale, Alberto Paschetto, l'esperto di trasporti Carlo Bolognin, i membri del consiglio d'amministrazione Bertotti, Piro, Serra e Virano; si astennero Nicastri e Garabello. Furono tutti coinvolti nell'inchiesta assieme all'ingegner Renato Piccoli della Fiat e all'ingegner Carlo Rizzi dell'Ansaldo, che firmarono la commessa da 100 miliardi. Nel giugno '83, alla sua prima uscita, il jumbo si rivelò non idoneo e finì in deposito. Nell'85, caduta la giunta socialcomunista, il pri Aldo Ravaioli modificò il contratto bloccando il numero dei maxitram a 51 e ordinando altre 54 vetture a pianale ribassato più agili e funzionali.

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