Nel mirino di «Mani pulite» c'è il depuratore Po-Sangone

38 E' il quarto dei sei appalti indicati da Cesare Romiti nel memoriale consegnato ai giudici Hel mirino di «Mani pulite» c'è il depuratore Po-Sangone Si conosce anche il quarto dei sei appalti indicati da Cesare Romiti nel memoriale consegnato martedì pomeriggio ai magistrati: è quello per la realizzazione di un lotto del depuratore Po-Sangone, a Settimo. Un'opera di 56 miliardi realizzata dalla Cogefar-Impresit e sulla quale negli anni scorsi era stata aperta un'inchiesta che si era poi conclusa con un'archiviazione. Il procuratore aggiunto Maddalena è a Roma per sentire come teste il segretario reggente del pri Giorgio Bogi. Si è anche appreso che nelle scorse settimane Gianluigi Gabetti, amministratore delegato dell'Ifì, ha incontrato i vertici della procura. La notizia è stata confermata dall'Ifi, secondo cui «il dottor Gabetti è stato sentito in relazione alla partecipazione della finanziaria nella Fiat». Po-Sangone. La breve «memoria» presentata dall'amministratore delegato della Fiat al procuratore capo Francesco Scardulla e al procuratore aggiunto Marcello Maddalena, che lo hanno sentito come teste, riapre una vicenda che era ormai chiusa e dimenticata. Oggi saranno sentiti dal pm Corsi tre dirigenti delle aziende del gruppo Fiat che si sono aggiudicate le gare d'appalto indicate da Romiti nel memoriale: fra costoro il pm ascolterà un manager della Cogefar sulla vicenda Po-Sangone. Una storia tormentata. Il primo appalto risale alla fine degli Anni Settanta, quando venne assegnato il primo lotto dei lavori alla Techint di Milano, impresa finita nel mirino dei giudici di «Mani pulite». La Techint si aggiudicò anche il secondo lotto in base ad una legge che consentiva a chi aveva iniziato l'opera di proseguirla, a parità di offerta e con lo sconto del 5 per cento. Alla metà degli Anni Ottanta si appaltò il terzo modulo del depuratore: 56 miliardi (un quarto del costo complessivo). E qui comin¬ ciarono i problemi. Il Consorzio Po-Sangone assegnò i lavori alla società milanese «Ecologia». Un'altra impresa, la Passavant del gruppo ItalImpresit, assistita dall'avvocato Cesare Giordanengo, si rivolse alla procura della Repubblica con una denuncia per irregolarità nella gestione della gara d'appalto. Vennero indiziati di concorso in interesse privato e falso i nove membri della commissione, compreso l'allora presidente del consorzio Sergio Garberoglio, e due dirigenti dell'«E- cologia». Il giudice istruttore Alberto Oggè svolse l'inchiesta per accertare se gli amministratori pubblici avessero favorito l'impresa vincitrice. Dispose una perizia che escluse ogni scorrettezza: l'indagine fu archiviata con il proscioglimento degli imputati. Era il 1988. Nel frattempo un'altra impresa esclusa - la Cogefar-Impresit aveva presentato ricorso al Tar contestando l'esito della gara d'appalto. «Il tribunale amministrativo le diede torto - ricorda Garberoglio - ma la Fiat ricorse al Consiglio di Stato e vinse. L'Ecologia aveva già iniziato i lavori e dovette interromperli. Così il terzo modulo lo costruì la Cogefar. I 56 miliardi erano un prezzo quasi all'osso. Mi meraviglio che adesso si parli di tangenti su quell'opera». Altre inchieste. Bogi era venuto a Torino a gennaio come commissario del partito subito dopo il coinvolgimento del senatore Roberto Giunta nella vicenda Iacp. Il suo incarico: scoprire quanto il pri torinese fosse stato toccato dal sistema tangenti. Dal dirigente repubblicano Maddalena vuole conoscere i risultati di quella ricognizione. E' tornato a casa agli arresti domiciliari l'avvocato romano Marco Arnioni (difeso dall'avvocato Bronzini), ritenuto un collettore di tangenti per la de. Rimane, invece, in carcere Pasquale Metallo, uno dei 5 consiglieri Aem inquisiti. Per il filone d'indagine sull'energia il pm Corsi ieri ha sentito Enrico Fiorentino, funzionario dell'Aem milanese, accusato da Di Pietro di aver raccolto tangenti per la de. Sempre ieri si sono dimessi i sette rappresentanti del Comune di Rivoli nel Cidiu, il consorzio intercomunale di igiene urbana coinvolto con l'arresto del presidente Ettore Altea nell'inchiesta tangenti. Alberto Gaino Nino Pietropinto Sull'opera da 56 miliardi era stata aperta un'inchiesta poi archiviata Il depuratore Po-Sangone a Settimo. Dell'appalto si occupa il procuratore Marcello Maddalena (qui a fianco) Gli uffici della Sagat sono stati perquisiti ieri su ordine del procuratore aggiunto Maddalena Alcuni partecipanti all'assemblea degli azionisti che ieri ha rinnovato il consiglio della Sagat

Luoghi citati: Cidiu, Comune Di Rivoli, Milano, Roma, Torino