Una trappola da un milione nel «740»

Lisi alla Consulta? Lisi alla Consulta? Una trappola da un milione nel «740» VENEZIA. Non c'è pace per il fisco, e tantomeno per i contribuenti. Si è saputo ieri ufficialmente, ma molti italiani l'avevano già appreso a proprie spese, che il famoso «vademecum» del ministero delle Finanze sulla compilazione del «modello 740» '93, il modulo più complicato degli ultimi vent'anni, contiene un gravissimo errore. Chi non se ne accorge, e segue alla lettera le istruzioni, rischia di pagare addirittura un milione di tasse in più del dovuto. Per tutti i contribuenti con redditi annui compresi tra i 16 milioni 800 mila lire e i 17 milioni c'è un trabocchetto, sotto forma di «refuso» tipografico, che fa sabre l'imposta da due milioni 952 mila lire a circa 4 milioni. Il «refuso» è nella tabella «c» che viene fornita dal ministero nel capitolo dedicato al «metodo pratico per il calcolo dell'Irpef». Come risulta infatti da una più attenta lettura l'importo da pagare per i cittaclini che hanno un reddito pari a 16 rnilioni 800 mila o a 16 milioni 900 mila lire è rispettivamente di 2 milioni 952 mila o di 2 milioni 979 mila lire (e non di 3 milioni 952 mila o di 3 milioni 979 mila lire come erroneamente indicato nella tabella). Ma non basta: a quanto pare i nuovi estimi catastali potrebbero risultare incostituzionali. La quarta sezione della Commissione tributaria di secondo grado di Venezia ha infatti inviato una dettagliata motivazione alla Consulta perché essa esamini le eccezioni d'incostituzionalità sollevate. I punti contestati sono questi: 1) il nuovo criterio di tassazione ha spostato la base impositiva da reddituale a patrimoniale, mentre la Costituzione contempla il pagamento delle tasse da parte dei cittadini sulla base della loro capacità di reddito o di rendita, non del loro patrimonio; 2) In questo modo i cittadini non sono tutti uguali, perché alcuni vengono tassati in base alla proprietà immobiliare, altri (quelli che non sono proprietari di immobili) in base al reddito, e questa è una disparità evidente. La Commissione, presieduta da Cesare Lamberti, discuteva il ricorso di un avvocato, Renato Morandi, e ha (per la prima volta, contrariamente a quanto accaduto in precedenza davanti alle Commissioni di primo grado) ammesso la propria competenza a decidere e quindi anche a esprimersi sull'eccezione di incostituzionalità che, di conseguenza, è stata inviata alla Consulta. Ora, se la Corte Costituzionale dovesse accogliere l'eccezione, salterebbe uno dei pilastri della politica finanziaria di questo e del precedente governo: l'Irpef e l'Ilor sugli immobib dovrebbero infatti ritornare ai limiti del passato, inferiori a quelli attuali; ma soprattutto sarebbero da rimborsare Ilei e l'Isi, le imposte sul patrimonio applicate proprio dalle nuove disposizioni. In questo contesto la de ha alzato la bandiera della semplificazione e della chiarezza ed ha formalizzato una proposta di legge con i capisaldi di una «Carta dei diritti del contribuente». L'hanno presentata i capigruppo nelle commissioni Finanze dei due rami del Parlamento, Wilmo Ferrari per la Camera e Ezio Leonardi per il Senato. L'obiettivo, ha spiegato Ferrari illustrando il provvedimento, è di «recuperare la fiducia dei contribuenti nei confronti dello Stato» e di «contribuire nei confronti del governo a stabilire in fretta una diversa legislazione fiscale, vincolandolo a comportamenti più coerenti». [m. 1.1

Persone citate: Cesare Lamberti, Ezio Leonardi, Lisi, Renato Morandi, Wilmo Ferrari

Luoghi citati: Venezia