Sul 27% il governo cerca strade diverse

Sul 27% il governo cerca strade diverse Sul 27% il governo cerca strade diverse Sarà cambiato il contributo sulle collaborazioni L'articolo è scritto male e rende solo 50 miliardi ROMA DALLA REDAZIONE Si va verso la modifica di una delle norme più contestate della «manovra» appena varata dal governo. Cambierà il pesante contributo previdenziale del 27% imposto sui redditi da collaborazioni «coordinate e continuative». La ragione principale è che l'articolo del decreto è scritto male, e che oltrepassava lo scopo con cui era stato pensato. Poi il gettito previsto è basso, 50 miliardi, e come ha fatto capire ieri mattina il ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio - non vale la pena di sfidare l'ondata di proteste per così poco. C'è stato, in realtà, un vero scarica barile tra i ministeri competenti e l'Inps. Ora i tecnici del ministero del Lavoro stanno studiando una nuova soluzione. Difficilmente in Parlamento la norma sarebbe passata: il governo Ciampi, benché a parole goda di ampi consensi, sconta la mancanza di una maggioranza politica. Ondate di protesta o pressioni lobbistiche possono facilmente mettere in pericolo provvedimenti. Ieri per esempio alla commissione Finanze della Camera è maturata la volontà di detassare i telefoni cellulari nuovo modello «per famiglia» e di ripristinare il regime speciale Iva per le imprese agricole con giro d'affari oltre i 360 milioni. La modifica alla norma sui contributi dovrebbe soprattutto circoscriverne l'applicazione. Non è chiaro invece se sarà abbassata l'aliquota. Lo scopo originario era di garantire la tutela pensionistica a coloro che non l'hanno - in genere giovani - perché il loro lavoro stabile, e nei fatti dipendente, figura come rapporto di collaborazione o di consulenza. Ma così come l'articolo 2 del decreto-legge è stato scritto, sarebbero coinvolti anche i già pensionati, che certo non ne hanno bisogno, e coloro che hanno un rapporto stabile di lavoro dipendente, dal quale già ricevono copertura pensionistica. Il sottosegretario alle Finanze Stefano De Luca teme che «per perseguire un giusto obiettivo antielusivo si provochino altri problemi». Più complicato per il governo sarà far fronte alle proteste per un'altra misura, quella che impone agli enti previdenziali di versare alla Tesoreria dello Stato il 15% delle loro nuove entrate. Qui il gettito stimato è assai più grande, 1150 miliardi. Se ne doveva discutere ieri sera, ma poi la riunione è saltata. Andrea Monorchio

Persone citate: Andrea Monorchio, Ciampi, Stefano De Luca

Luoghi citati: Roma