Se il Milan perde un sogno Pasquarelli ne trova un altro di Alessandra Comazzi
Se ilMilan perde un sogno Pasquarelli ne trova un altro TIVÙ'& TIVÙ' Se ilMilan perde un sogno Pasquarelli ne trova un altro ERA facile prevedere che la partita del Milan avrebbe sbaragliato gli ascolti della serata; e infatti, l'altra sera, oltre 14 milioni e mezzo di italiani si sono messi davanti al televisore. Per una sconfitta, poi, che peccato. Adesso ai tifosi del Milan non resta che sperare nello scudetto. Che cos'hanno fatto gli altri programmi, per combattere l'attacco della finale di Coppa dei Campioni? Michele Lubrano ha continuato su Raitre il suo viaggio «nell'Italia dei tranelli» (2 milioni 640 mila spettatori), Italia Uno e Retequattro si sono difese con le avventure di «Beverly Hills» e di «Renzo e Lucia», rispettivamente per due milioni 883 mila persone e per due milioni 992 mila. Routine, insomma, e certo nessuno manderebbe allo sbaraglio programmi nuovi (ma ce ne sono ancora?) o film importanti di fronte a una tale, imprendibile, inarrivabile concorrenza, a uno dei rari «eventi» che fanno ancora riunire le folle. Ma non sono gli spettacoli che, in questi giorni, fanno parlare di tv. E' la riforma della Rai, è l'attesa del passaggio al Senato, è la lotta con la Fininvest. Ieri il direttore Pasquarelli ha dichiarato che «dopo questa legge, tutti alla Rai siamo un po' più autonomi, ma dobbiamo essere anche più responsabili per servire i cittadini e la verità. Non ci sono più alibi». Belle parole: ma cosa ci sarà dietro questi buoni, generici propositi, di quelli che spesso lastricano le strade dell'inferno? Pasquarelli sostiene ancora come questa legge abbia «il grande merito di impedire che una forzata provvisorietà degeneri in una dannosa precarietà; e inoltre consente di fronteggiare la concorrenza». Davvero non vediamo l'ora di capire come una norma potrà diventare operativa e concreta. Da spettatori, abbiamo una speranza, l'abbiamo già espressa ma la ribadiamo: che la tv torni a essere un modo per fare spettacolo. Senza toglierle tutti gli altri ruoli che si è conquistata: la ribalta in cui si provano la realtà e l'esistenza; l'elettrodomestico preferito dalla famiglia italiana; la manifestazione visiva della «polis», l'insieme dei cittadini; il luogo dove svolgere attività politica, diventare famosi, farsi notare (e votare). Tra gli spettacoli televisivi, uno per eccellenza è il quiz: in questi giorni ne va in onda uno dedicato alla strada e al nuovo codice, si intitola «Patente da campioni», lo conduce alle 18,15 su Raiuno Demo Mura (quest'inverno accompagnava Giancarlo Magalli in giro per i condomini). Accidenti, quant'è brutto. Si fa presto a dire brutto, ma non basta, bisogna spiegare perché. Perché gli ospiti sono imbarazzati, perché tutti gridano e si parlano addosso fingendo di divertirsi, perché si fa dello spirito sul fiato che puzza (pardon, dovere di cronaca). Succede anche questo, in televisione. Alessandra Comazzi
Persone citate: Giancarlo Magalli, Michele Lubrano, Pasquarelli
Luoghi citati: Italia
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