Un colpo al cuore dell'arte italiana

Il ministro Ronchey: subito un decreto per riaprire le sale ai turisti Il ministro Ronchey: subito un decreto per riaprire le sale ai turisti Un colpo al cuore dell'arte italiana Via Crucis tra i detriti della Galleria degli Uffizi FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Scene di guerra in questo giorno di muri squarciati, di tetti in briciole, di finestre sfondate. Scene di guerra in questo giorno di sirene e cavalli di Frisia, di gente che, ancora, piange: il cuore antico di questa città, che è il cuore antico del mondo, è stato ferito a morte. Da quella buca scavata dal tritolo si è levata, l'altra notte, un'immensa e paurosa onda d'aria che ha squassato le facciate dei palazzi d'arte, abbattuto come un castello di sabbia la Torre del Pulci, trasformato in proiettili di mitraglia i vetri di decine e decine di finestre. E le schegge di queste «granate» si sono abbattute, violente e devastanti, sull'ala Ovest della Galleria degli Uffizi: una decina di sale con circa trecento opere al terzo piano del palazzo costruito dal Vasari. Le «stanze» del Settecento, quelle dei Rubens, quelle della Niobe, in una frazione di secondo, sono diventate inferno di detriti mentre gli allarmi abbaiavano e dalle case incominciavano a giungere i primi urli. La notte diventa giorno di fotoelettriche accese che frugano le strade devastate e il museo colpito dallo spaventoso ciclone d'aria e di vetro. E in questo scenario d'Apocalisse il sovrintendente ai Beni Artistici della Toscana, i colleghi ai Beni Ambientali e Archeologici, accompagnati dalla direttrice del museo, Annamaria Petriolo Tofani, compiono il primo sopralluogo: una «Via Crucis», dicono dopo aver percorso parte del corridoio vasariano camminando su cristalli infranti, schegge di infissi, calcinacci di soffitti crollati. Ore frenetiche mentre arriva l'alba e la notizia di questo attentato già vola attraverso una Firenze sgomenta. Con il cuore in tumulto per l'angoscia e per la rabbia, tra i detriti degli Uffizi si tenta un inventario delle opere sfregiate. Un inventario pieno di dolore: sembrano totalmente «irrecuperabili», a giudizio degli esperti, la «Natività di Cristo» di Gherardo delle Notti, le «Scene di vita» e la «Bona Ventura» del pittore caravaggesco Bartolomeo Manfredi. Ma sono una trentina i quadri che hanno subito danni più o meno gravi: tra questi, anche un Rubens e un Van Dyke. Una grande sala non toccata dall'esplosione diventa un «pronto soccorso»: e lì, proprio sotto 1'«Adorazione dei Magi» di Leonardo da Vinci e le opere del Perugino, fortunatamente intatte, i restauratori mettono mano ai primi guasti. La furia di questa gigantesca mano d'aria ha, però, colpito anche al di fuori degli Uffizi: nella chiesa di Santo Stefano al Ponte. La cappella, attualmente sconsacrata ed usata esclusivamente per ospitare concerti di musica classica, è adibita in parte a ricovero della raccolta d'arte sacra della Curia: in alcune stanze sono crollati i soffitti, in altre hanno ceduto i pavimenti, ingoiando argenti ed ostensori. La ferita più dolorosa è stata inferta alla Madonna di San Giorgio della Corte, dipinta da Giotto: l'esplosione di una vetrata l'ha raggiunta in pieno, tempestandola di tagli. Intatti, invece, quadri di Paolo Uccello, Filippo Lippi e Masolino, appesi alle pareti pochi metri più in là. Ma l'epicentro della tragedia sono gli Uffizi. E' qui, con il passare delle ore, giungono a frotte, senza che nessuno li abbia chiamati, volontari di ogni età. Si mettono accanto al personale delle sovrintendenze, agli allievi restauratori dell'Opificio delle Pietre Dure. Pare d'essere tornati al tempo della grande alluvione del '66, quando ognuno coltivava l'orgoglio di salvare un pezzo della propria città, della propria storia. Arriva il ministro per i Beni Culturali, Alberto Ronchey, che annuncia, per stamani, un decreto legge con uno stanziamento di trenta miliardi utili a fronteggiare gli interventi di recupero più urgenti. Poi, con il direttore generale del ministero, Francesco Sisinni, Ronchey fa il punto sui guasti alle opere d'arte e alle architetture degli edifici: nell'edificio vasariano è crollata l'ultima parte della scala che serve per l'uscita dei visitatori, e i primi cento metri del corridoio che collega Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti, dove si trovano i tre dipinti perduti per sem¬ pre, sono puntellati in modo da scongiurare il pericolo di nuovi crolli. Anche il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, ha espresso il suo cordoglio: «E' in noi un sentimento di sgomento - ha detto - per i danni gravissimi inferri al patrimonio artistico, archivistico, museale, architettonico, in una zona che è il cuore della cultura europea e per tanti aspetti mondiale, luogo ideale cui si rivolge il pensiero nella memoria dell'intera civiltà occidentale». Ai vigili del fuoco che, con estrema cautela, si spingono in questa galleria diventata antro di devastazione, la Sala della Niobe offre uno spettacolo allucinante: le statue in marmo, trasferite da Roma a Firenze verso la fine del Settecento per volontà del granduca Pietro Leopoldo, hanno, in gran parte, mani o braccia amputate. Così come danneggiato è il «Cavallo nell'atto di spiccare un salto». Nello sconforto di queste perdite, un momento di grande gioia: è miracolosamente salvo il prodigioso Tondo Doni di Michelangelo, uno dei rari dipinti su tavola dell'artista toscano. Ad evitargli sfregi irreparabili è stato il vetro protettivo in visarm, sistemato davanti al dipinto l'anno scorso: la deflagrazione lo ha rigato con decine di fessure, ma non è riuscita a spezzarlo. Grazie allo stesso schermo la gragnola di schegge ha lasciato intatti anche altri dipinti, custoditi in questa che è giudicata una tra le più importanti raccolte d'arte del mondo. Sbriciolata o ridotta a carta straccia, invece, l'inestimabile collezione dell'Accademia dei Georgofili che il presidente dell'istituzione, l'ex rettore dell'Università fiorentina, Scaramuzzi, ha definito piangendo: «Uno dei tesori della civiltà fiorentina e toscana dall'Illuminismo a oggi». Migliaia di documenti, testimoni dei secoli, sono stati cancellati dalla storia in una frazione di secondo, quando l'auto imbottita di tritolo e posteggiata proprio di fronte all'edificio, è esplosa: si fruga, ora, tra le macerie dove, sino alle 4,30 di ieri c'erano i corpi senza vita delle cinque vittime di questa strage. Si cercano frammenti di codici, di carteggi: «Basterebbero due gocce di pioggia per rendere tutto vano» dice un volontario mentendo a se stesso perché sa assai bene che sarà praticamente impossibile ricostruire, se non per un'infinitesima parte, questo «collage» di storia. Ma, in queste ore, sono importanti anche le illusioni. E la direttrice della Biblioteca Nazionale ha offerto esperti per questo recupero. Sì, le illusioni sono importanti in questi momenti. E anche i gesti simbolici. Così assume un valore del tutto straordinario, ad esempio, che Palazzo Vecchio, pur colpito anch'esso dall'onda d'urto, riapra oggi i suoi battenti. La strage che ha sconvolto Firenze e la sua gente ha mandato in briciole molte finestre di questo edificio simbolo piagandone l'ala che guarda su via della Ninna. Ma questo è, oggi, l'unico museo rimasto agibile in quest'angolo di citta dove abita la storia. E la gente, visitandolo, dirà il suo no alla «strategia inquietante» di cui parla il ministro Ronchey. Renato Rizzo Cronache Venerdì 28 Maggio 1993 Il ministro Ronchey: subito un decreto per riaprire le sale ai turisti IL CRATERE HA UN DIAMETRO DI CIRCA 2 METRI ED E LOCALIZZATO IN VIA DEI GEORGOFILI, DAVANTI ALL'ACCADEMIA, ALL'ANGOLO CON VIA LAMBERTESCA 2 CORRIDOIO VASARIANO (Ftacao a croui per un tratto n cento metri]

Luoghi citati: Firenze, Roma, Toscana