« Il turismo rischia il tracollo »

« « Il turismo rischia il tracollo » Gli operatori: riaprite in fretta gli Uffizi FIRENZE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stata una notte da incubo. Un incubo che le luci del mattino, anziché dissolvere, hanno presentato ai fiorentini e alle migliaia di turisti che affollano il centro storico in tutta la sua drammaticità. Via via che l'ipotesi dell'attentato ha preso consistenza, sulla città è calata una cappa di terrore, di rabbia, di dolore. Dolore per le vittime, rabbia per l'offesa subita, terrore per la consapevolezza di essere indifesi di franta ad attentati di questo tipo. «Ho sentito un boato, ho visto una fiammata, poi la bocca mi si è riempita di polvere - racconta una donna che abita in una delle case che si affacciano su via dei Georgofili -. La prima preoccupazione è stata per il mio bambino. L'ho preso in braccio e sono scappata per strada, ancora in camicia da notte». E in strada sono scesi in tanti. Svegliati di soprassalto nella notte, accecati dalle fiamme, feriti dai detriti. Sconvolti e impauriti. I racconti degli scampati alla strage descrivono un inferno di calcinacci, vetri, fiamme: «Ero a letto, mi sono sentito come sollevare e sbattere in terra. Poi i mobili mi sono crollati addosso. Sono riuscito a fuggire ma è stato terribile». Una cinquantina i feriti che sono stati trasportati negli ospedali cittadini: alcuni di loro sono gravi. «Presentavano quasi tutti ferite da taglio provocate dallo scoppio dei vetri», spiega il dottor Minerva del pronto soccorso di Santa Maria Nuova. A quello dei feriti si aggiunge il dramma dei senza casa. Sono 69 le persone che non hanno più un tetto. Alcune saranno ospitate in alberghi e pensioni cittadine, per gli stranieri si stanno mettendo a punto le procedure per un rapido rientro in patria. Già, gli stranieri. Molti di loro riporteranno nel loro Paese una testimonianza di orrore. Ieri mattina incredulità ed emozione si sono lette negli occhi di centinaia e centinaia di visitatori provenienti da ogni parte del mondo che, invece delle opere d'arte degli Uffizi, si sono trovati spettatori di uno scenario di guerra. Invece delle tradizionali guide molti di loro avevano in mano l'edizione straordinaria della «Nazione» con la foto del cratere provocato dalla bomba. Palazzi diroccati, facciate scheggiate come se fossero state colpite da raffiche di mitragliatrice, piazza Signoria trasformata in un campo base per i mezzi di soccorso. Immagini che ai più anziani hanno ricordato quando i nazisti fecero saltare tutte le case intomo al Ponte Vecchio perché gli alleati non lo potessero usare. I dispacci di agenzia che parla¬ vano di autobomba e descrivevano una Firenze trasformata improvvisamente in Beirut e, soprattutto, le riprese delle tevisioni hanno improvvisamente lanciato una luce sinistra sulla città. Ora c'è il rischio che la psicosi dell'attentato aggiunga altri danni a quelli, già ingentissimi, provocati dall'esplosione. Alle agen¬ ollati sa» zie turistiche e agli alberghi sono cominciate ad arrivare telefonate da ogni parte del mondo per avere informazioni sull'accaduto. Il turismo, fonte primaria dell'economia cittadina, potrebbe essere messo in ginocchio dall'ondata di paura più ancora che dalle notizie che gli Uffizi dovranno restare chiusi per alcuni mesi. Per questo l'associazione degli albergatori ha inviato un preoccupato telegramma alle autorità cittadine e al ministro dei Beni culturali dove si chiede «che si dimostri immediata capacità di reazione per evitare di scalfire la fiducia nelle istituzioni». Francesco Matteini La disperazione degli sfollati «Siamo rimasti senza casa» Due immagini del dopo esplosione: una famiglia lascia la casa resa inagibile e il trasloco di un'opera d'arte dall'Accademia

Persone citate: Francesco Matteini, Minerva

Luoghi citati: Beirut, Firenze, Santa Maria Nuova