Contro deficit e crisi Parigi vende i gioielli di famiglia di Enrico Benedetto

Contro deficit e crisi Parigi vende i gioielli di famiglia STATO PADRONE, SI CHIUDE Nessun limite per le cessioni agli stranieri, Bot convertibili in azioni a vantaggio dei piccoli risparmiatori Contro deficit e crisi Parigi vende i gioielli di famiglia Ai privati ventuno aziende pubbliche, il governo cerca 135 mila miliardi PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Valgono 135 mila miliardi - almeno in teoria - le 21 aziende pubbliche di cui lo Stato francese intende disfarsi, privatizzandole. Ma se l'annuncio governativo risale a ieri e la messa in opera giuridica richiederà un due mesi, per incassare i quattrini - ammesso l'en plein riesca - occorreranno diversi anni. Entro il '93, Parigi si accontenterebbe di raccogliere 11.000 miliardi, cifra analoga al «prestito Balladur» (interesse probabile, 7%), operativo dal mese prossimo. La coincidenza non stupisca: il governo vuole rendere convertibili in titoli privatizzati le sottoscrizioni che arriveranno dai risparmiatori. E' la campagna più massiccia mai intrapresa nel dopoguerra per destatalizzare le aziende nazionali. Fa eco alla vittoria conservatrice il 21 marzo, che ha ri¬ lanciato l'economia in chiave li-, beral, ma è figlia - insieme - della grave crisi odierna: il '93 dovrebbe spingere l'economia transalpina in piena recessione (- 0,2%), aggiungendo 3/400 mila unità ai senza lavoro, ben tre milioni^ Trovare capitali freschi per rilanciare occupazione e produttività era dunque impossibile senza svendere i tesori di famiglia. L'elenco impressiona. Al fianco di banche prestigiose quali il Crédit Lyonnais o la Bnp, troviamo la Renault, il gigante elettronico Bull, due colossi industriali a nome Péchiney e Rhòne-Poulenc, tre centrali assicurative (Agf, Gan e Uap), la petroliera Elf Aquitaine (dalle molteplici ramificazioni), il monopolio tabacchi Seita che esporta «Gitanes» e «Gauloises» nel mondo, perfinire con la blasonatissima Aérospatiale - malgrado la sua produzione contempli anche ricerche militari - ed Air France. Non sarà facile cedere, per esempio, la compagnia di bandiera che annaspa nei debiti. In altri casi - in particolare il ramo assicurazioni - i privati annusano il buon affare. Per rendere appetibile il menù e allargarne i possibili destinatari, Edouard Balladur ha deciso che gli investitori stranieri possano entrare in gioco liberi da. vincoli coercitivi. Nell'86, quando l'allora premier Jacques Chirac varò un primo lotto di misure privatizzatorie, i non-francesi potevano acquisire al massimo il 20%. Adesso potranno spingersi oltre. Ma Parigi intende comunque vigilare. In extremis - e ove sia questione di strategia o sicurezza nazionali - ipotizza il ricorso al veto. In ogni caso, il ministro Edmond Alphandery (Economia) ha in mano un'«azione specifica» (la «golden share»), che gh attribuisce diritti particolari; sulle imprese «sensibili». Nondimeno, in margine al Consiglio dei ministri è emersa ieri mattina una prima frattura tra governo ed Eliseo. Che arrivino capitali euroamericani (o, chissà, giapponesi) non turba oltremisura Francois Mitterrand. In compenso, il Presidente fa resistenza «sulle aziende il cui ruolo di pubblico servizio è conforme agli interessi nazionali». La critica riguarda insomma non il principio di vendere ma la sua estensione acritica. Sette anni fa, l'Eliseo e Chirac entrarono in collisione su temi analoghi. Il governo temperò gli slanci liberal, venne sospeso il calendario trop-, po incalzante e si raggiunse un onorevole compromesso. Il crack borsistico dell'87, infine, doveva rendere ancor più timida la corsa al privato. Poi iniziò la fase del precario, innaturale equilibrio. Al ps che ritrovava il potere nelle successive Politiche, Mitterrand impose lo status quo, teorizzandolo. Ma Edith Cresson prima e Pierre Bérégovoy in seguito, ruppero la tregua sia pure fra mille cautele: le casse pubbliche in rosso esigevano di sacrificare qualche pezzo nobile. Ormai le cose andranno in marnerà diversa. La schiacciante maggioranza rpr-udf non lascia margine per i sabotaggi. Mitterrand contesta, ps-pcf-Verdi anche, tuttavia opporsi alla manovra governativa sembra impossibile. La prossima tappa è nominare la commissione alla quale spetterà valutare le offerte. Nessuno prevede ressa: Parigi sarebbe già paga di vendere una o due imprese per dicembre. Enrico Benedetto Dal dopoguerra l'altalena pubblico-privati della «Règie» Il primo ministro francese Edouard Balladur

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