Scoppia la pace in FAMIGLIA di Marco Neirotti

Genitori violenti, figli ribelli, malati immaginari, nevrosi. Uno psichiatra: in casa c'è il male ma anche il rimedio Genitori violenti, figli ribelli, malati immaginari, nevrosi. Uno psichiatra: in casa c'è il male ma anche il rimedio Scoppia la pace in FAMIGLIA IO figlio è ribelle, incontrollabile: è un criminale». «Mio marito è un violentò, picchia i bambini per ogni sciocchezza». «Mia moglie è menefreghista, assente». «Papà beve, urla e alza le mani». La famiglia è malata, ma sembra un malato con la diagnosi in tasca: c'è sempre un colpevole ben individuato. Invece non è così. I comportamenti del «colpevole» non sono altro che il sintomo della malattia, la quale se ne sta nascosta nei rapporti sotterranei di tutto il gruppo. Non ci sono cattivi né buoni, soggetti attivi né soggetti passivi, c'è una ragnatela sotterranea di relazioni sbagliate, che agiscono come un demone invisibile. Salvador Minuchin - psichiatra, nato in Argentina, vissuto in Israele e negli Stati Uniti - dedica al viaggio in questi cunicoli un libro scritto con Michael P. Nichols, che Rizzoli manda in libreria in questi giorni. Il volume si intitola La famiglia che guarisce. Raccoglie sedute di gruppo durante le quali il sintomo (la ragazzina con una paresi isterica, i figli terribili) è uno spiraglio per esplorare le segrete della famiglia. E Minuchin racconta con lo stile di un romanziere il verminaio profondo e complesso che si muove sotto comportamenti in apparenza facili da etichettare. Che il quadro sia disastroso lo dimostra con le cifre:«Ip..Canadà e negli Stati Uniti il numero.delle vittime della violenza domestica, supera quello delle vittime degli incidenti automobilistici, degli stupri e della piccola criminalità messi insieme. Durante la guerra del Vietnam, quando 39.000 soldati americani caddero in battaglia, negli Stati Uniti ci furono 17.500 morti tra donne e bambini a causa della violenza domestica». Eppure è ottimista: la famiglia può essere guarita e può guarire i suoi componenti. Ecco, allora, «l'uomo che picchiava sua moglie». Lui dedito al lavoro, lei dedita a lui. Allo specialista i due parlano di generici «problemi coniugali». Via via emerge che quei problemi sono scariche di botte. «Le capita mai di sognare di ucciderlo?», chiede il medico alla donna. Lei nega, ma poi ammette: «Qualche volta faccio dei sogni dove lui è rimasto ucciso, per un incidente d'auto o per un attacco di cuore. Ma non è mai qualcosa che ho fatto io». Pian piano spuntano altre verità: dopo la nascita del figlio, anziché recitare il ruolo di madre e moglie, anche lei si è messa in carriera, battendo il marito, guadagnando più di lui. Il campionario è vasto: la crisi da pensione, col ribaltamento dei ruoli, l'uomo forte che diventa anello debole; le coppie divorziate e che in nuove unioni affrontano l'incontro con «i figli dell'altro»; la vedova con i deliri di per- secuzione dovuti più a insicurezza che a paranoia. Dalla finestra dello studio, il lettore spia la storia di Jill, ragazzina affetta da una paralisi isterica: bloccati gamba e braccio sinistro, ma non ci sono cause organiche. La terapia parte da lontano, dal matrimonio fra i genitori, coinvolge i fratelli, in un'estenuante caccia alle intricate relazioni: le ingerenze della nonna materna nel rapporto fra i genitori di Jill, il ruolo vago del padre, l'eccessivo assistenzialismo materno (una stampella vivente), i conflitti legati ai trasferimenti da uno Stato all'altro per ragioni di lavoro, le interpretazioni ferree che ciascuno dà .ai comportamenti dell'altro. La stampella che sostituisce i genitori diventa una conquista, verso il lieto fine, con Jill che riprende a camminare da sola. Ma Minuchin non incensa i risultati, riporta esiti inattesi. Ecco i due fratelli terribili, che si di¬ lettano a lanciare coltelli sul soffitto, sui mobili, sulle porte. Il racconto delle sedute di terapia è una telecamera che si sposta da loro ai genitori, dai loro giochi silenziosi alla madre che non smette per un attimo di controllarli. Chi è il carceriere e chi il carcerato? Che ruolo svolgono quei genitori ossessionati e ossessivi? Nella coppia incomincia una fitta discussione sull'educazione dei figli: così profonda che alla fine i due si lasciano. Lei va a vivere con un altro e non vedrà mai più i due ex mostri. Ancora genitori-figli, con un padre che stabilisce l'ordine con schiaffi improvvisi e violenti. Come in una commedia di Pirandello, i due adulti e i tre figli si raccontano, si svelano. E la soluzione è un'inversione delle apparenze: è lui il vero escluso dal nucleo familiare. Secondo Minuchin la famiglia dev'essere curata insieme perché non riconosce le singole realtà e le relazioni fra esse: «Non credo che i genitori siano cattivi e i figli indifesi, che i mariti siano razionali e le mogli emotive, o che le madri siano sensibili e i padri no». Soltanto che loro non lo sanno. Marco Neirotti

Persone citate: Canadà, Michael P. Nichols, Minuchin, Pirandello, Salvador Minuchin

Luoghi citati: Argentina, Israele, Stati Uniti, Vietnam