NON CI SONO PIÙ ALIBI di Enrico Manca
Appalti per migliaia di miliardi al centro delle indagini NON CI SONO PIÙ' ALIBI l'epopea del «pugno di ferro» sulla Rai: Enrico Manca infatti, senza rimpianti, aveva lasciato la presidenza della Rai per tornare ai suoi giochi di sempre nel psi. E' impietoso, ma bisogna pur dirlo: Pasquarelli, ormai, non lo stava più a sentire nessuno. E se alzava la voce, rischiava perfino i rimbrotti di Santoro, con la buona creanza che lo contraddistingue. Ma proprio questa parabola non la sola, certo la più emblematica della fine di un lottizzato in epoca di «delottizzazione» - deve far riflettere sul futuro della Rai dopo l'approvazione della riforma. La legge varata ieri, che deve ancora avere il vaglio del Senato, non è di sicuro una rivoluzione, ma introduce una serie di novità. Prende atto che il controllo del Parlamento sulla televisione è stato aggirato dai partiti e lo rimette nelle mani dei presidenti delle Camere. Saranno loro, Spadolini e Napolitano, a-scegliere i componenti del consiglio d'amministrazione, ridotti da sedici a cinque per impedire che ogni partito prenotasse un posto, e rafforzati nei poteri di fronte al prossimo direttore generale. Sulla carta, insomma, lo strumento per voltar pagina finalmente esiste. Ma basterà una legge a rompere incrostazioni decennali? E soprattutto: si può credere davvero che gli ex lottizzatori convertiti a forza alla logica della riforma, approvando la legge ab- biano scelto anche di far voto di castità? Dubbi del genere sono leciti - e forse obbligati - se si presta orecchio a tutto quanto è uscito ieri dagli studi di Montecitorio. Un coro largo, fin troppo largo, di dichiarazioni a favore della nuova legge, anche da parte di settori dell'opposizione. Un altro coro, più sommesso, di voci di parlamentari che dicono che fatta la nuova legge si farà la nuova lottizzazione. Le strane visite di direttori lottizzati di telegiornali nei corridoi di Montecitorio, come a caccia di nuovi riferimenti. E le «rose» di nomi - sì, proprio le «rose», come quelle del toto-ministri! - che cominciano a circolare per la scelta dei candidati «indipendenti» da proporre nel nuovo consiglio d'amministrazione. E poi l'assurda discussione sul trasferimento di una rete Rai a Milano: come se non si parlasse di questo ma dell'inizio di una nuova forma di lottizzazione geografica a favore della Lega di BossiInfine, da non trascurare, l'enigmatica astensione - né «prò» né «contro», in dissenso dalle indicazioni ufficiali del suo gruppo - amomento del voto del socialista Pillitteri, uno dei veri padrondella Rai di un tempo. Ce ne abbastanza per prevedere che il rinnovamento appena cominciato della Rai non avrà vita facile. Oppure che è venuto imomento di dimostrare che non tutta la Rai è politica, partiti e correntismo. Visto che da anni ce lo ripetono, e noi non abbiamo ragione di dubitarne. Marcello Sorgi
Persone citate: Marcello Sorgi, Napolitano, Pasquarelli, Pillitteri, Santoro, Spadolini
Luoghi citati: Milano
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