Napoleone l'ultimo leninista
L'editore rosso, fondatore dei comitati in difesa del leader bolscevico L'editore rosso, fondatore dei comitati in difesa del leader bolscevico Napoleone, l'ultimo leninista Nasce un giornale: «Siamo la speranza del mondo» FUTURO E RIVOLUZIONE LENIN è morto, e allora viva Lenin perché è «più vivo dei vivi». Firmato Roberto Napoleone, editore rosso e fondatore del «Comitato per la difesa e la protezione di Lenin». Ecco allora, a quattro anni dalla caduta del muro di Berlino e dal dissolvimento dell'ex impero sovietico, un giornale, il «Comitato Lenin» scritto in tre lingue - italiano, inglese e naturalmente in cirillico - per diffondere alle soglie del Duemila il verbo di Vladimir Ilic: «Noi leninisti siamo ancora la speranza di un mondo più giusto. La speranza di uomini Uberi per un pianeta libero». Nostalgici di fine secolo? Napoleone è convinto di no perché «da tutti i continenti, ripeto da tutti i continenti, sono arrivati adesioni e messaggi, libri e denaro, documenti e notizie di nascita di comitati nazionali. In tanti hanno detto no, non è vero, il leninismo non è morto». E il Muro di Berlino? «Dopo questo crollo - scrive Napoleone - molti sono fuggiti, altri hanno tradito, altri ancora hanno pianto, ma molti hanno riflettutto e continuato a lavorare per ricostruire, rielaborare, rifondare una democrazia leninista». Ecco allora nascere l'idea del giornale. Ecco il primo numero, distribuito con abbonamento postale. Ecco la testata: «Comitato Lenin» scritto in quelle tre lingue. Ecco la foto de) leader bolscevico, sostituita nell'edizione inglese e russa, dalla fototessera di Roberto Napoleone, quasi un simbolico passaggio del testimone per la guida della rivoluzione. All'interno cinque pagine di bollettino con lettere, notizie, proteste da Mosca, Sofia, Varsavia, Volgograd. Denominatore comune, appunto, la difesa dei simboli, delle statue, della storia del comunismo internazionale: «Soltanto gli sciocchi - e purtroppo ce ne sono in tutto il mondo - possono credere che abbattendo i monumenti si possano abbattere le idee della guida della più grande e fantastica rivoluzione nella storia dell'umanità». Ma chi è Roberto Napoleone, novello agit-prop? Ecco la sua storia. Editore comunista, da sempre filo-sovietico al punto che il 23 ottobre del 1982 fu radiato dal pei. Napoleone era l'editore della rivista Interstampa che riuniva l'ala kabulista del pei, quella di Ambrogio Donini e Paolo Robotti, contraria allo strappo da Mosca. E proprio i diari lasciati da Robotti, uno dei fondatori del pei e cognato di Togliatti, gli valsero la radiazione dal pei. Da allora sempre vicino a Mosca contro i traditori di Lenin: Occhetto in Italia, Gorbaciov e Eltsin in Urss. E oggi, il bollettino per la «protezione di Lenin» e del comunismo. Certo Napoleone riconosce che «alcuni erano comunisti per convenienza politica, altri per convenienza economica, altri ancora per stupidità, ma molti lo erano e lo sono per fede e con la speranza di poter costruire un mondo migliore». Ma senza incertezze spiega «con forza e senza presunzione» che il leninismo vive anche alle soglie del Duemila perché «noi e soltanto noi leninisti siamo di nuovo la speranza di un mondo più leale e libero». Maurizio Tropea no Roberto Napoleone fondatore dei comitati per la difesa di Lenin ed editore del giornale che diffonde le parole del leader bolscevico
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