«la Malfa sapeva anzi voleva di più»

Giacalone, segretario di Mammì, accusa anche Visentini: ha chiesto favori per l'Olivetti Giacalone, segretario di Mammì, accusa anche Visentini: ha chiesto favori per l'Olivetti «la Malfa sapeva, anzi voleva di più» L'ex segretario pri: solo fantasie MILANO. «Gioito La Malfa era a conoscenza dei contributi illeciti al partito: una volta mi chiese di dire al ministro Mammì se poteva fare qualche sforzo in più». Parola di Davide Giacalone, ex segretario di Mammì. «Affermazioni fantasiose - ribatte La Malfa -: il signor Giacalone cerca di inventare una messa in scena volta a rendere credibile il coinvolgimento del partito repubblicano e mio nei suoi maneggi con l'amministrazione pubblica». Smentita a parte, quanto emerge dai verbali di Giacalone rischia davvero di travolgere nuovamente il pri. Anche perché, stavolta, emerge il nome di uno dei «padri nobili» del partito: Bruno Visentini. Occorre premettere che nessuno lo accusa per tangenti, ma l'ex segretario di Mammì adombra sue pressioni a favore dell'Olivetti, di cui era presidente. Giacalone viene arrestato il 18 maggio con l'accusa di concorso in corruzione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Il grande pubblico conosce così il nome di questo giovane che, all'ombra di Mammì, aveva redatto il testo di una delle leggi più controverse: quella sull'emittenza radiotelevisiva. Un esperto del settore, indubitabilmente: tanto esperto che la Fininvest, una volta lasciato il ministero, lo paga a peso d'oro. Per «consulenze varie», tutte inerenti la legge da lui redatta, gli versa infatti 460 milioni in un anno. Così racconta ai magistrati lo stesso Giacalone. Che aggiunge anche di aver ricevuto 70 milioni, sempre per consulenze, dal gruppo Marcucci (proprietario di «Videomusic») e di avere quote azionarie di una certa società Iros dove la maggioranza appartiene a Oscar Mammì e ai suoi familiari. Un rapporto consolidato, quello con l'ex ministro: lo chiama con sé quando assume il dicastero delle Poste e gli affida anche «l'ingrato compito» (così lo definisce Giacalone) di raccogliere i «contributi» per il partito. Racconta: «Qualche mese dopo l'ingresso al ministero fui chiamato da Mammì; mi disse che Giuseppe Parrella (direttore dell'Asst, ndr) aveva chiesto al suo capo di gabinetto, Aliprandi, come poteva rendersi utile, dal momento che era consolidata abitudine delle aziende fornitrici contribuire alle spese del ministro». Aliprandi non ne vuole sapere e tocca così a Giacalone ricevere quello che Parrella chiama «un piccolo e sentito omaggio»: «Una busta - spiega - che portai alla segreteria nazionale del pri». A quella prima volta ne seguirono molte altre, racconta Giacalone, e a riceverle c'era anche Giorgio Medri, ex capo della segreteria di La Malfa (adesso è a San Vittore). E Visentini? In questo giro non c'entra, ma Giacalone racconta che l'Olivetti aveva presentato un'offerta di telescriventi per le Poste. «Io manifestai delle perplessità - dice - e la cosa si fermò. Poi però fui richiamato dal ministro: mi disse che Visentini gli aveva fatto presente che Carlo De Benedetti si domandava perché l'ordinativo era stato bloccato». Le telescriventi ven¬ nero acquistate «ma - sostiene Giacalone - non credo siano state pagate tangenti». Anche se il pri è di nuovo nella bufera, si possono consolare due dei suoi esponenti, Gerolamo Pellicano e Antonio Del Pennino: per loro e per i liberali Altissimo e Sterpa la giunta della Camera non ha concesso l'autorizzazione a procedere, criticando aspramente l'operato del pm De Pasquale, che conduce l'inchiesta sui «fondi neri» dell'Assolombarda. Nessuno in procura ha voluto fare commenti, né De Pasquale, che si limita a difendere la correttezza della sua interpretazione giuridica, né il suo capo Borrelli. Un po' di silenzio, mentre si spengono le polemiche sulla durata dell'inchiesta. Che ovviamente prosegue. Ieri due nuovi arresti: si sono costituiti i cugini costruttori Vincenzo e Mario Lodigiani. Vincenzo era ricercato anche da Palermo, ma all'Ucciardone ha preferito San Vittore. Susanna Marzolla Il primo ad attaccarlo nell'86 ni U^nifest^troppi ruoti** tra la politica e la finanza Ma il professore ribatteva «La vita è un bel dono, non va sprecata rubando» L'ex ministro delle Poste e Telecomunicazioni, il repubblicano Oscar Mamml (sopra) che il suo ex segretario Davide Giacalone chiama in causa insieme con Giorgio La Malfa (in alto) Da sinistra l'ex ministro Bruno Visentini; una telescrivente; De Benedetti e Luigi Pintor

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