«Così ho investito l'oro di Dongo»

li Marsiglia spegne il sogno del Milan «Con il tesoro di Mussolini acquistai per il partito una villa e un palazzo» «Così ho investilo Foro di Dongo» L'ex cassiere delpei confessa dopo quasi 50 anni MILANO. • L'oro di Dongo finì nelle casse del pei. I sacchi di monete e l'oro, con cui Mussolini e i tedeschi cercavano di fuggire dall'Italia liberata, furono consegnati dal capo di una formazione dei gap ad Alfredo Bonelli, tesoriere del «pei clandestino» nell'Italia occupata. «Nel maggio del '45 - racconta Bonetti - Pietro Secchia mi disse: vai su che c'è del lavoro per te. Salii e vidi il Petacchi. Mi fece una gran festa e mi consegnò dei sacchetti di iuta. Verificai dopo il contenuto: 30 milioni in biglietti da mille e 36 chili di oggetti d'oro». L'oro venne fuso: «Avevamo un'officina in cui vennero recuperati i rottami preziosi. Erano di una lega poverissima, il 400 per mille». Mentre il denaro venne investito: «Acquistammo una villetta e quell'edificio milanese che doveva ospitare il cinema Arlecchino». Pier Luigi Vercesi A PAGINA 11

Persone citate: Alfredo Bonelli, Bonetti, Mussolini, Pier Luigi Vercesi, Pietro Secchia

Luoghi citati: Dongo, Italia, Milano