Politecnico Zich rieletto rettore

Era il candidato unico, confermato per la terza volta con l'80 per cento dei voti Era il candidato unico, confermato per la terza volta con l'80 per cento dei voti Politecnico, Zich rieletto rettore Negli atenei c'è dibattito:perché manca il ricambio? Con più dell'80% delle preferenze Rodolfo Zich è stato rieletto rettore del Politecnico. Ha ricevuto 389 voti («e rotti», visto che quelli dei non docenti hanno valore frazionale), su 1156 votanti (il 73,2%). Le schede bianche sono state 93. Si è superato abbondantemente il quorum dei docenti di prima e seconda fascia, che si sono presentati alle urne (elettroniche) in 380, con una percentuale del 78%. Anche le elezioni «computerizzate» hanno passato l'esame. Il collaudo è andato bene, l'unico ritardo nello spoglio si è dovuto al floppy disk dei risultati che doveva arrivare da Architettura ed è rimasto imbottigliato nel traffico cittadino. Il calcolo dei voti è stato velocissimo: anzi, l'equipe che ha organizzato la computerizzazione delle elezioni, ne ha volontariamente ritardato i tempi, per non far mancare la suspense al momento del quorum sulle schede bianche. Zich, al suo terzo mandato, è soddisfatto. «Lo considero un riconoscimento per un team di collaboratori. Il rettorato non è cosa di una persona sola: la complessità dei problemi richiede la solidarietà di molti. Partiremo da ciò che si è fatto fin qui: questo risultato è una conferma». Un solo candidato al Politecnico, un unico candidato all'Università, nelle recenti elezioni: due riconferme, per la terza volta Zich, per la quarta Mario Umberto Dianzani. Mentre l'Italia cerca cambiamenti ai vertici e ricambio, la Torino della cultura universitaria risponde così. C'è da preoccuparsi? «Non direi - dice Riccardo Roscelli, preside di Architettura La riconferma di Zich dipende dalla fase di decollo che sta passando l'ateneo: lui l'ha innescata, è giusto che sia lui a continuarla. E poi la gestione del Politecnico è collegiale». Sostanzialmente d'accordo Pietro Appendine «Nonostante il candidato Unico - dice il preside di Ingegneria - il confronto è vivo, la dialettica è sviluppatissima e ha molti modi di esprimersi all'interno dei nostri organi. Sì, forse tra i docenti c'è anche un po' di delega: ma qualunquismo no». Meno ottimista, sul versante dell'Università, Gian Savino Pene Vidari, preside di Giurisprudenza, una delle facoltà che hanno dato nel tempo rettori all'ateneo. «L'elite va a rotoli senza un ricambio: ciò che accade da noi è un po' lo specchio di quello che avviene in Italia. La carica di rettore richiede un tale impegno di carattere amministrativo che è già difficile trovare una persona che lo voglia fare. Il problema non è solo torinese. Nessuno ha voglia di abbandonare la ricerca per immergersi nelle pratiche». Pessimista anche Chiara Sara ceno, direttore del dipartimento di Scienze Sociali alla facoltà di Scienze Politiche, il cui nome era tempo fa girato nei corridoi come possibile antagonista di Dianzani: «Quello di rettore è un lavoro, l'Università è una grande azienda. I professori, nel bene e nel male, sono tra le persone più anarchiche che esistano. Tutti vogliono grandi cose ma nello stesso tempo rifiutano di collaborare nel nome di una libertà che il più delle volte è privilegio Un solo candidato a rettore!. E dura persino trovare presidi». Il prò rettore Alberto Conte getta acqua sul fuoco: «Eviden .temente pur con le sue magagne il sistema universitario ha rispo sto a determinate esigenze, cosa che invece la classe politica non ha saputo fare. Nel risultato gio ca di riflesso la ricerca di stabi lità. Tutto si muove: l'Università si pone come un punto fermo cui fare riferimento». Cristina Caccia I rettore Rodolfo Zich

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