Un safari senza il leopardo

Una capretta legata a un palo come esca a Rivara in Canavese cresce la paura del felino che azzanna capre e cinghiali Un safari senza il leopardo Dodici tiratori scelti sono rimasti appostati ieri fino a sera collegati via radio con due pattuglie: ma la belva non s'è vista Immobili sotto il sole, sottovento, in assoluto silenzio, mitraghette e carabine pronte a sparare guidate da telemetri laser: fino a sera, 12 agenti del corpo forestale e dell'assessorato alla Caccia della Provincia hanno atteso ieri il leopardo che da un mese azzanna capre e maiali a Rivara, nei Canavese. L'appostamento non ha dato esito: e mentre in paese cresce la paura del grosso felino,, gli agenti promettono di tornare ogni giorno, almeno per un mese, per tentare la cattura. La belva ha lasciato tracce nel raggio di 40 chilometri quadrati, nei boschi di Rivara, Prascorsano, Pratiglione, Pertusio, Valperga e Barbania: orme grandi come il palmo di una mano, con i segni dei cinque polpastrelli e di quello centrale: Dice Piergiorgio Longo, dirigente dell'assessorato alla Caccia: «I cani lasciano orme con quattro polpastrelli. Non c'è dubbio: è un felino». Ha azzannato capre, asini e maiali nella cascina di Battista Beruatto, 62 anni, frazione Catlanetti di Rivara, ma molti giurano di aver visto nei boschi carcasse di cinghiali e caprioli: segni degli unghioni sui fianchi, morsi alla gola e ventre divorato. Gli uomini della Forestale di Lanzo e Pont e gli agenti venatori della Provincia si sono divisi ieri in tre «postazioni»: due fienili e un rimorchio per l'erba, come protezione. «Speriamo sia un puma - dice Cesare Boria, comandante della Forestale di Lanzo - le tracce sono simili a quelle del leopardo ma è meno pericoloso per l'uomo. Se ferito, il puma tende a fuggire, mentre il leopardo reagisce aggredendo chi gli ha sparato; fa salti di 4 metri, in pochi istanti raggiunge la velocità di 80 chilometri l'ora». Dalle tre «postazioni» gli agenti sorvegliano una capretta legata a un palo: è l'esca. A cinquanta metri, un agente è pronto a sparare una cartuccia di sonnifero: «Se l'animale viene centrato sulle cosce - dice Dario Spincich, agente della Provincia - si addormenta in pochi istanti. Se il sonnifero colpisce altri punti ha effetto più lento; se parte del liquido non entra in corpo per uno scarto dell'animale si rischia di averlo soltanto innervosito». A 150-200 metri, due agenti armati sorvegliano ogni capretta: «Abbiamo dei telemetri laser - spiega Boria - che servono a misurare l'esatta distanza del felino e a tarare i fucili». In caso di aggressione contro gli agenti, si cercherà di uccidere l'animale con carabine calibro 30.06, mitragliette calibro 12 e fucili 8x68: a Rivara sono arrivati i migliori tiratori «in grado di colpire cinque volte di fila, senza sbagliare, una banconota da mille lire a 200 metri di distanza dice Spincich -. Ma un leopardo è un'altra cosa: nessuno di noi si è mai trovato di fronte un simile animale». Due pattuglie collegate via radio alle tre postazioni perlustrano la zona: «Tra gli esperti consultati - dice Cesare Boria - qualcuno propende per il leopardo, altri per il puma. Certo si tratta di un animale temuto anche dai bufali indiani». Quelli del recinto di Beruatto, che ne alleva una decina, se sentono la presenza deU'animale si chiudono in cerchio, «girando intorno ai piccoli per difenderli». In paese non si parla d'altro: i bambini della scuola elementare «sono eccitati - dice l'insegnante Natalia Papurello -, incuriositi, vorrebbero andare nei boschi a vedere l'animale. Abbiamo spiegato loro che in questo periodo conviene rimanere in paese». Chi minimizza parla di una lince, chi esagera di un leone. Un camionista di Camagna giura di aver visto «un gatto gigantesco attraversare la strada per Pertusio». Enrico Colombo, presidente della Comunità montana, e il sindaco di Rivara Roberto Andriollo: «Ci hanno spiegato che non si avvicinerà alle case fino all'inverno, quando scarseggerà la selvaggina nei boschi. Speriamo che prima di allora finisca in gabbia». A sera, gli agenti sono tornati in paese scuotendo il capo all'indirizzo di quanti, sulla piazza, chiedevano dell'avvenuta cattura. «Torneremo. Prima o poi lo prenderemo. Non si può lasciare "un animale simile libero nei boschi». Giovanna Favro Una capretta legata a un palo come esca VIA PRASC0RSAN0 RIMORCHIO CON FIENO POSTAZIONE 2 2 UOMINI Nella cascina dodici agenti . appostati dietro i fienili con mitragliene e carabine