Mondadori addio con profitti-boom di Zeni

L'ultima assemblea della società quotata L'ultima assemblea della società quotata Mondadori, addio con profitti-boom MILANO. Eccola, la piccola saletta delle assemblee seminterrata a due metri dal laghetto di Segrate. La storia più recente della Mondadori, quella dei blitz e dei controblitz nella guerra tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, è stata vissuta anche qui, in questi cento metri scarsi, palcoscenico di memorabili disfide tra gli uomini (e i legali) dell'Ingegnere e di Sua Emittenza, l'un contro l'altro armati. Non è più tempo di disfide nell'auletta bunker di Segrate: sulla Mondadori di Berlusconi è scesa la pace. Ma è tempo di addii. Già, perché ieri nell'auletta a due passi dai cigni si è celebrata l'ultima assemblea di bilancio con tanto di azionisti presenti della Mondadori, una delle maggiori, forse la più nota tra le case editrici italiane. Entro l'anno, forse subito dopo l'estate, più facilmente entro Natale, la grande Mondadori finirà al 100% nella Sbe, nella Silvio Berlusconi Editore, la nuova holding editoriale che Sua Emittenza ha deciso di quotare al posto della società di Segrate. Non c'è il consigliere Berlusconi, all'«ultima» della Mondadori. E neppure Massimo Moratti o Cristina Mondadori, l'unica delle figlie di Alberto rimasta in consiglio. C'è, è ovvio, il figlio Leonardo che della società è presidente. C'è il cugino Luca Formenton, vicepresidente, azionista con il 3,6% ancora indeciso su che fare («Devo prendere ancora una decisione») del suo pacchetto di Mondadori: se partecipare o no all'offerta pubblica di scambio lanciata dalla Sbe per far suo tutto il capitale. Poi c'è lui, Franco Tato, l'amministratore delegato, l'uomo dei numeri: sarà il prossimo ammini¬ stratore della Sbe? «Non commento certo le voci», replica sorridendo Tato che, per quanto riguarda il suo futuro, dice poco anche a proposito del risanamento della Sottrici di cui dovrebbe occuparsi sul fronte industriale: «Tocca alle banche dare una risposta al piano di salvataggio presentato, se sarà positiva vedremo». Sfuggente sul proprio futuro e su quello di Sbe-Mondadori: «La Sbe verrà quotata nel corso dell'anno e le modalità dell'operazione non prevedono l'incorporazione di Mondadori in Sbe». Ottimista sul presente della «sua» Mondadori che, dice, va come un treno. Nei primi quattro mesi del '93 i ricavi (566 miliardi su un totale, nel '92, di 1600) sono cresciuti dell'11,9% rispetto all'anno prima e il risultato economico del 73%. Non solo: il fatturato pubblicitario è aumentato del 5,5% da gennaio ad aprile ma a fine giugno, aggiunge Tato, «se non ci saranno problemi, registreremo una crescita dell'8,3%, in linea con le previsioni». La corazzata Mondadori, con i suoi libri, i settimanali Panorama, Epoca, Grazia, Donna Moderna, sostenuta dagli spot sulle tv Fininvest («Abbiamo investito 37 miliardi nel '92», rivela Tato) funziona. Funziona proprio tutto?, chie-. de un azionista. Pronta la risposta di Tato, una bordata polemica: «Ogni tanto sbagliamo - dice - ma lei è abituato all'Olivetti a sentir dire che è tutta colpa del mercato, noi diciamo invece che è sempre colpa nostra». Finisce così, con un brivido da vecchie guerre, l'ultima assemblea Mondadori: l'anno venturo si recita in casa Sbe. Armando Zeni

Persone citate: Berlusconi, Carlo De Benedetti, Cristina Mondadori, Franco Tato, Luca Formenton, Massimo Moratti, Silvio Berlusconi, Sottrici

Luoghi citati: Milano, Segrate