Con Pulcini nel mondo di Janacek di Giorgio Pestelli

Nei talk-show televisivi trionfano le storie vere di «sesso stravagante» Serata «De Sono» Con Pulcini nel mondo di Janacek TORINO. Le manifestazioni della De Sono hanno sempre un tono rigoroso e concluso sull'argomento messo in campo; è ancora vivo il ricordo del «Coro Schoenberg» che l'anno passato ci aveva aperto gli occhi sulle praterie della coralità romantica, ed ecco quest'anno un vivido ritratto di Leos Janacek: regista della scelta Franco Pulcini, nostro massimo specialista in materia e autore di una monografia appena uscita dall'editore Passigli con il concorso della De Sono («Leos Janacek: vita, opere, scritti»), presentata al Salone del Libro da Quirino Principe poche ore prima del concerto al Conservatorio. L'Italia è ancora indebito verso Janacek, di cui solo « Jenufa» e la «Sinfonietta» sono entrate in repertorio, e la serata torinese ha ripreso lavori che per la singolarità dell'organico, a parte il II Quartetto per archi, si ascoltano molto di rado. Janacek è uno Dvorak prosciugato da cui sono cadute tutte le penne romantiche; come ci spiega Pulcini, «Gioventù» deriva dagli accenti della-lingua parlata, e in effetti le sue frasi saettanti, con animo e curiosità sempre verde, trasfigurano in tralci sonori la verbosa animazione del borgo, con strofe e antistrofi: ritmi che corrono via come cavalli frustati, per arrestarsi in oasi istantanee di tenerezza, come segreti raccontati vicino al focolare. Fuori da ogni pista il percorso del «Concertino», da leggere in trasparenza sulla «Volpe astuta», con il pianoforte in primo piano (eccellente solista e direttore Gianluca Angelillo), pronto a lanciarsi in coraggiosi duetti con occasionali solisti; pagina d'intensa poesia il II Quartetto, «Lettere intime», tutta pervasa di un passo, di una movenza di danza che rigermoglia continuamente, come un ricordo, in una variazione continua. Il «Quartetto d'archi di Torino», destinatario di una borsa di studio triennale della De Sono, ne ha dato una esecuzione da grande quartetto, disegnata dall'interno del mondo janacekiano; e complimenti ai fiati, Michele Mo, Andrea e Diego Chenna, Sergio Del Mastro, Maurizio Longoni, Ettore Bongiovanni. Giorgio Pestelli

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