L'Onu fa ammainare il tricolore
l/0nu ffq ammainare il tricolore Nuovo caso dopo quello delle penne: autorizzato solo il vessillo azzurro l/0nu ffq ammainare il tricolore Niente bandiera per gli alpini in Mozambico MAPUTO DAL NOSTRO INVIATO Dopo la penna nera «fuorilegge» sul casco blu, è il tricolore a mettere nei guai gli alpini del contingente Albatros in Mozambico. L'alza ed ammaina bandiera che apriva e chiudeva la giornata negli accampamenti di Dondo e Chimoio, lungo il corridoio di Beira, è stato vietato dall'Onu. Motivo: gli alpini sono venuti in questa regione come reparti alle dipendenze delle Nazioni Unite, quindi l'unico vessillo autorizzato è la bandiera azzurra Onu. Insomma, l'eccesso di italianità dimostrata dalla Taurinense in questi due mesi di permanenza in Mozambico non è piaciuto agli osservatori militari Onu: «Se si comportassero allo stesso modo le truppe dell'Uruguay, del Brasile o del Bangladesh sarebbe il caos dal punto di vista organizzativo: rispettiamo le tradizioni di ciascun esercito, dobbiamo però far prevalere il carattere sovranazionale della missione di pace». Nel mirino dell'Onu anche l'eccessivo numero di ufficiali superiori impegnati nella missione. Il comando della Brigata alpina è stato trasferito in blocco da Torino a Dondo, in una palazzina un tempo occupata da osservatori russi e cubani inviati dei rispettivi governi per sostenere la rivoluzione del presidente Chissano. Osservano al comando Onumoz di Maputo: «E' stata costituita una regione militare al comando del generale Luigi Fontana in cui gli alpini italiani sono inseriti assieme ad altri reparti: maxistrutture di comando autonomo dei singoli contingenti non hanno senso». E accentuano soprattutto i costi di una operazione sempre più onerosa, sia per l'Onu sia per il governo italiano, chiamato a rinnovare entro la fine di giugno il decreto legge per proseguire la missione. Come dire che almeno una dozzina di maggiori e tenenti colonnelli, compresi i cappellani mihtari (guadagnano dai 6 agli R milioni al mese in Mozambico) sono del tutto superflui. «Paradossalmente gli italiani non hanno ancora designato i loro rappresentanti nella regione militare - dicono ancora al comando Onumoz - dopo aver polemizzato con l'Onu in passato chiedendo un giusto peso nel vertice militare dell'organizzazione». Oggi intanto arriverà in Mozambico il capo di stato maggiore della Difesa, generale Canino; con il generale Manfredi, comandante del IV Corpo d'Armata alpino, visiterà i reparti della Taurinense che per l'occasione torneranno ad indossare la divisa «modello Africa». «Sembra che ce l'abbiano data solo per le sfilate e i viaggi di trasferimento - dicono i soldati -, normalmente indossiamo le tute mimetiche utilizzate in Italia; con la temperatura di questa regione sono un vero supplizio». Sotto accusa intanto le misure di sicurezza disposte dal comando del contingente rispetto alla libera uscita: «Più che missione Albatros sta diventando una missione Alcatraz, visto che viviamo continuamente rinchiusi nei nostri accampamenti», concludono gli alpini. Inoltre, per tornare in Italia in licenza, preferiscono pagare di tasca propria il viaggio da e per il Mozambico che un'agenzia di Maputo offre per meno di un milione di lire. Sono soprattutto i sottufficiali ad aver ricorso a trasferte personalizzate, al termine di 50-60 giorni di servizio, ma non mancano neppure i militari di leva: «Il volo programmato dall'esercito per fine mese è stracolmo, una dozzina di persone ha dovuto rinunciare al ritorno in Italia: meglio ricorrere agli aerei di linea civili». Guido Novarìa Criticato anche l'alto numero di ufficiali nella missione La penna nera non può trovare posto sul casco blu delle forze di pace dell'Onu. Per gli alpini è un simbolo cui non vogliono rinunciare
Persone citate: Chissano, Dondo, Luigi Fontana
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