Messico-Los Angeles la nuova via della coca

Era all'aeroporto per ricevere un inviato del Papa quando si è scatenata una sparatoria con mitra e bombe Messico-Los Angeles la nuova via della coca UNO SQUARCIO SUL CONFINE PNEW YORK ROBABILMENTE non si aspettavano che la cosa esplodesse così presto e in modo clamoroso come l'assassinio di un cardinale, ma gli agenti del servizio anti-droga americano avevano già messo a fuoco il fatto che il Messico si sta rapidamente trasformando nell'avamposto dei trafficanti colombiani. Il cercato principale del loro prodotto, come si sa, sono gli Stati Uniti, e loro hanno visto nel recente trattato Nafta, che sta per North American Free Trade Agreement, una possibilità ulteriore di trasformare in denaro «legittimo» quello che guadagnano dalla vendita, della cocaina. Il trattato prevede una graduale apertura delle frontiere fra Stati Uniti e Messico a Sud e fra Stati Uniti e Canada a Nord, fino al punto in cui le merci prodotte in uno qualsiasi dei tre Paesi potranno tranquillamente essere vendute negli altri due, senza controlli. Gli oppositori americani al trattato hanno a suo tempo sostenuto che questo avrebbe invogliato gli imprenditori statunitensi a impiantare le loro fabbriche a Sud del Rio Grande, in mado da avere un costo della mano d'opera messicano (cioè molto più basso) e un prezzo di vendita americano. Ma ora il problema che si pone è diverso: in pratica, quel trattato meccanismo è spiegato per benino. Non si conoscono tutti i dettagli che esso descrive, ma l'altro giorno il «New York Times» è uscito con un ampio articolo che attingeva molto da quel rapporto e arricchito con dichiarazioni di un non meglio identificato «responsabile» che confermava tutto. Già da almeno sedici mesi, diceva quel «responsabile», da parte americana è stata notata una corsa all'acquisizione di fabbriche e di centri di assemblaggio attraverso cui i trafficanti si stanno preparando a «massimizzare le loro attività legittime sotto gli auspici del nuovo trattato». Lo scopo di quegli impianti è duplice: da un lato serve ad avviare appunto le attività legittime, in modo da far fruttare i proventi dello spaccio di cocaina: dall'altro servirà a facilitare lo spaccio medesimo, visto che quando il trattato avrà cominciato a produrre i propri frutti il flusso di merci sarà massiccio, i controlli scarsi. Già adesso, prima ancora che il trattato diventi effettivo (è stato firmato da George Bush poco prima di lasciare la Casa Bianca, ma Bill Clinton ha detto che vuole «vederci un po' più chiaro» prima di sottoporlo alla ratifica del Congresso), è operante una specie di sua «anticipazione». Ci sono cioè una serie di fabbriche in territorio messicano che, in base a un accordo del 1965, stanno già esportando prodotti in Usa senza particolari controlli. Gli agenti dell'antidroga da ambedue le parti della frontiera sono convinti che su questa attività i trafficanti hanno già messo le mani. Franco Pantarelli Il Presidente messicano Salinas accanto alla bara del cardinale ucciso [foto reuter] rischia di consentire ai trafficanti di droga di investire i loro guadagni in territorio messicano, inondando il mercato statunitense di nuovi prodotti, dopo averlo inondato di cocaina. Esiste un rapporto, redatto da un agente segreto «di stanza» nell'ambasciata americana a Città del Messico, in cui questo

Persone citate: Bill Clinton, Franco Pantarelli, George Bush, Salinas

Luoghi citati: Canada, Città Del Messico, Los Angeles, Messico, Stati Uniti, Usa