Maradona diceva: è un freddo di Gian Paolo Ormezzano
Maradona diceva: è un freddo Maradona diceva: è un freddo L'ingegnere di coppe e scudetti che non sopporta la pubblicità Sessantadue anni, una vita piena di lavoro e non solo cinque figli da tre donne, due da lui sposate e una no, tutte di nome Patrizia -, tanti soldi, automobili e gran barca e casa a Capri, l'ingegner Corrado Ferlaino è il presidente più longevo nella carica della serie A: il 18 gennaio 1969 ha preso la guida del Napoli, lasciandola soltanto per periodi brevi, di pochi mesi, nel 1971 a Sacchi, nel 1982 a Brancaccio, comunque uomini del suo giro, così che si può dire che la leadership del club è rimasta sempre nelle sue mani. Suo il Napoli di Maradona, di due scudetti, di una Coppa Uefa, di una Supercoppa, di una Coppa Italia. Il Ferlaino presidente del Napoli è sempre stato schivo, lontano dai trionfalismi, lontano dalla piena offerta di sé a giocatori e tifosi: e Maradona e Careca lo hanno spesso accusato di freddezza. Personalmente, ricordiamo il suo eccezionale negarsi alla commozione-emozione il giorno dopo il primo scudetto non solo della sua gestione, ma di tutta la storia del Napoli. Questo nonostante un suo passato di sportivo praticante vissuto abbastanza intensamente in primissima persona, come pilota di auto da rally. Il Ferlaino costruttore (e non solo: finanziere, editore...) è stato sempre riservato, appartato, e non c'è stato mai stato ingrandimento da osmosi fra i due personaggi, quello dello stadio e quello dei cantieri. Nel mondo del calcio, in quello che sembrava essere un caos storico e fisiologico insieme del Napoli, Ferlaino ha portato, più che regole severe, i suoi comandamenti ispirati ad atteggiamenti mimetici che qualcuno ha preso per timidezza: poca pubblicità, nessuna pompa, nessun rito ufficiale di superstizione o fesserie simili (inimmaginabile il Ferlaino che, alla Lauro, ai giocatori all'ingresso in campo impone scaramanticamente la mano sulla chiappa), separazione netta fra il presidente e il tifoso, rigore imprenditoriale sempre proclamato ed applicato almeno sin dove possibile o dove conveniente: non con Maradona, non per fermare le intemperanze di Maradona. E calma assoluta: anche quando giornalisti francesi, in una conferenza-stampa, lo accusarono di avere fatto fronte all'oneroso contratto dello stesso Maradona con l'appoggio della camorra. La bomba che scoppiò nell'androne di casa sua in effetti non ha mai avuto una connotazione precisa: se camorristica, se calcistica, se chissaccosa. Ferlaino è sempre parso un po' schiacciato dai misteri, e piccolo a curvo per pesi che solo lui sapeva. Voce falsettosa, da personaggio di cartoni animati, un'eleganza severa che faceva di ogni vestito una specie ddi armatura, di indumento a riparo dai proiettili della popolarità crassa, Ferlaino dava poche interviste, anche a «Il Mattino» di cui era azionista, e non entrava se non rarissimamente in polemica con i tifosi. Uno ad un certo punto affittò un aereo, per dirgli a colpi di striscioni cosa pensava. Alcuni lo hanno contestato classicamente, con cartelli, specialmente domenica scorsa, per protestare contro la resa di Pescara (0 a 3) e soprattutto contro le dichiarazioni di resa apriopristica del Napoli Calcio di fronte alle forze economiche del Nord, specialmente alle sinergie berlusconiane. Chissà se lui ha lasciato dire, lasciato fare per regola antica, o se non ha reagito perché pensava a a ben altri fulmini in arrivo. Gian Paolo Ormezzano
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