I miei amici editori
Così li ricorda Einaudi Così li ricorda Einaudi I miei amici editori P RIMA di fondare nel novembre 1933 la casa editrice che porta il mio nome, mi sembrò naturale andare a trovare Benedetto Croce, il maestro non solo della «religione della libertà», ma anche il maestro di una straordinaria esperienza editoriale, il consigliere di Giovanni Laterza. Quel che mi ha incantato in Croce è stata la capacità di tradurre un pensiero in una solida iniziativa editoriale, la volontà di tener fede a un programma senza far troppo conto dei favori del pubblico. Tollerava che Laterza pubblicasse la Biblioteca esoterica, una collana di facile smercio, il che gli consentiva di proporre anche libri di non immediato ritorno. • A un altro editore, Valentino Bompiani, vorrei accennare. All'inizio della mia attività era l'editore antagonista non da imitare ma da superare, pur distinguendosi. Bompiani iniziò la sua attività nel 1929, in pieno fascismo, dopo un periodo di lavoro presso la Mondadori. Ho sempre avuto una sottile invidia per Bompiani: lui in buoni rapporti cogli intellettualie scrittori che allora contavano: Alvaro, Bontempelli, Brancati, Moravia, Piovene, Pratolini e Vittorini. Pubblicava autori stranieri, americani soprattutto, che andavano per la maggiore. Fu una dura battaglia la mia per conquistare un posto nella letteratura italiana, con Pavese, Calvino, Gadda, Sciascia, Vittorini, la Morante, Primo Levi, Carlo Levi, Natalia Ginzburg, Lalla Romano ecc. Di un altro grande editore, affermatosi tra le due guerre, è obbligo parlare: Arnoldo Mondadori. Da Ostiglia giunto a Milano passando per Verona, negli Anni 20 sviluppa la sua avventura, conquista gli autori legati alla Treves, acquista il Secolo, inizia la collana di biografie Le Scie, inventa l'opera omnia di D'Annunzio, la Medusa, i Gialli. Spregiudicatamente, servendosi di Virginio Brocchi, mise alle corde la Treves, da cui emigrarono verso la Mondadori parecchi scrittori, tra cui Pirandello. Scrittori fascisti collaborarono con Arnoldo, tra cui Antonio Beltramelli, autore della prima biografia di Mussolini, pubblicata nel '23 col titolo L!Uomo nuovo. Fascista Arnoldo Mondadori? Ritengo che Mondadori si servì del fascismo per consolidare la sua ascesa: dopo l'acquisizione di D'Annunzio, con un investimento di notevoli dimensioni, per gran parte a carico dello Stato, Arnoldo pubblica il libro evento del 1926, Dia, la biografia di Margherita Sarfatti, nonché i libri in cui De Pinedo e Nobile raccontavano la trasvolata atlantica e l'impresa del Polo Nord. Col passare degli anni, dopo la campagna razziale di bonifica ' della cultura, coll'entrata in guerra dell'Italia, si può affermare che della cultura fascista era rimasto solo lo scheletro metallico. I successi "di Mondadori cambiano connotati: non sarà più L'Uomo nuovo di Beltramelli, ma Via col vento della Mitchell, e intorno allo Specchio mondadoriano si coagula un diverso e ricco ambiente letterario. Nuovi riferimenti culturali si intreccianoin modi ormai riconoscibili, con connotati in alcuni casi esplicitamente antifascisti, invano perseguiti dal regime nel tentativo di una ormai impossibile concordia nazionale. La guerra sta per finire, finisce. Al Sud occupato dagli alleati sorgono numerosi piccoli editori, dilaga al Nord liberato una cultura Giulio Einaudi di sinistra, su un terreno sconvolto dal crollo del fascismo. Si consolida l'egemonia culturale della Einaudi, da intendersi come formazione politecnica: ricerca critica, mediata e attenta sprovincializzazione della nostra cultura. E torna in campo Mondadori, che riunifica nella letteratura, nel romanzo, i bisogni di immaginario del pubblico più vasto, mentre Einaudi ricompone nel mercato la funzione conoscitiva di ricerca. Sono gli anni del Politecnico di Vittorini, e poi quelli dei suoi «Gettoni», del Cristo si e fermato a Eboli di Levi, di Pavese, e di Calvino, della Morante, della Ginzburg. Si esce dalla letteratura consolatoria, dal bello, dal raffinato che aveva caratterizzato la letteratura del ventennio, si coniugano classici e contemporanei, ricerca storica e ricerca scientifica. I Quaderni dal carcere di Gramsci aprono nuovi orizzonti di conoscenza. E mentre Mondadori prosegue con Bompiani il suo modello, Rizzoli, l'altro grande editore popolare, lancia la Bur, la più qualificata biblioteca economica, che verrà seguita da Mondadori cogli Oscar, curati da Alberto Mondadori, che nel 1958 fonderà il «Saggiatore». Intanto è nata la Feltrinelli, nel 1955, casa giovane ricca di .sollecitazioni letterarie, che già nei suoi primi anni di attività meritò successi clamorosi, prima collo Zivago, poi l'anno successivo col Gattopardo. Un ultimo sguardo va dato all'Adelphi, casa editrice sorta nel 1962, di cui già si è festeggiato il trentennale. Casa che ha contrapposto Nietzsche ad altri modelli, recuperando altresì autori dimenticati della cultura mitteleuropea. Una veste raffinata, un'abile battage pubblicitario, abile nella sua discrezione, ne hanno fatto la fortuna sul mercato. La nostra carrellata si conclude, o meglio si concluderebbe se ad ogni sigla editoriale citata nel nostro discorso corrispondesse, oggi, una precisa identità. Ma la situazione politica in evoluzione, i mutamenti di struttura che in questi ultimi tempi hanno segnato l'editoria, hanno fatto sì che questa sia sempre meno attenta, nel suo complesso, alla ricerca culturale, e sempre più attenta, per contro, al mercato. Ai valori culturali, cui ogni editore dovrebbe aspirare, si è sostituita una febbre di mercato, un'attenzione sempre più viva alla lista dei bestseller pubblicata dai quotidiani. Oggi non a tutti è evidente che la democrazia deve essere riconquistata e difesa in ogni momento, che le teorie della politica, sia pur rivisitate, rinfrescate, riformate, non possono essere separate dai comportamenti. Sono pochi, oggi, gli editori convinti che i libri debbono servire soprattutto alla conoscenza del mondo, che i libri debbano offrire al lettore delle prospettive, e questo anche se oggi è difficile pensare al domani. Come in un gioco di domino, caduto un pezzo, tutti gli altri cadono, e noi abbiamo l'illusione di comprendere gli sconvolgimenti che ogni giorno, in Italia e nel mondo, si susseguono a velocità mai prima viste? La nostra è una illusione? Che fare? Con chi possiamo guardare avanri? Oggi non è più consentito a una editoria di cultura limitarsi a pubblicare ciò che e diverso dal conformismo corrente. Occorre un salto di qualità, un ritorno a una immaginaria fioritura, nella quale tutti dobbiamo potere sperare. Giulio Einaudi Giulio Einaudi
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