Mussolini un bluff nelle casse di Giuliano Marchesini

Risolto il «giallo» del lago di Garda. La nipote Alessandra: «Delusa? Noi ci aspettavamo questo risultato» Risolto il «giallo» del lago di Garda. La nipote Alessandra: «Delusa? Noi ci aspettavamo questo risultato» Mussolini, un bluff nelle casse Contenevano soltanto polvere da sparo GABGNANO (Brescia) DAL NOSTRO INVIATO Polvere da sparo per artiglieria di piccolo calibro: ecco che cosa restituiscono le quattro casse recuperate dai sommozzatori sul fondale del lago di Garda, a poche decine di metri dalla riva. Si scioglie così su una spiaggetta recintata con i cordoni dai carabinieri, sotto il sole di un caldo pomeriggio, il mistero dei cosiddetti «forzieri del duce». Niente carte di Mussolini, non un pezzo di quello che dovrebbe essere il tesoro messo insieme dal dittatore nella Repubblica di Salò agonizzante. Eccole lì, le casse, scoperchiate e posate sui sassi a qualche metro dalle onde del lago. Ruggine e incrostazioni, uno strato di piccoli molluschi sui fianchi. Soltanto carcasse di guerra. E una folla di cronisti, di operatori televisivi, di paesani e turisti, a guardare quel che c'è dentro: quei filamenti d'esplosivo che hanno preso il colore del ferro. Ralistite, precisa Romano Schiavi, generale a riposo, ex comandante del nucleo antisabotaggio dell'Esercito, esperto nel recupero di materiale di questo genere. Residuati bellici che risalgono al 1943, gettati nel lago nel '45, probabilmente dai tedeschi. A guardar dentro queste casse è venuta anche Alessandra Mussolini, la nipote del duce, corsa qui inseguendo l'onda delle supposizioni, delle fantasticherie su quel che i sub avevano portato in superficie dopo una giornata di faticose ricerche. Spalanca gli occhi, la Mussolini, davanti a quei rugginosi rottami. Poi allarga le braccia. Delusa? «Heh, non direi proprio. Noi ci aspettavamo questo risultato. Ma ho voluto essere presente, dato che si parlava di carteggi, di elenchi della Repubblica Sociale. Avevo anche pensato di assumere un perito, per conto della famiglia Mussolini». Dà un'altra occhiata alle casse svuotate di mistero, la nipote del duce. E dice: «Tutto sommato, questi ritrovamenti sono importanti, perché rivelano che c'ò voglia di fare chiarezza. Può anche darsi che, un giorno o l'altro, si trovino anche quelle casse che secondo certi racconti il nonno ha fatto gettare nel lago nel '45. Qui si parla di storia, si parla di mio nonno». Alessandra Mussolini l'ha ap¬ preso dal telegiornale, che ieri si sarebbe posto mano ai coperchi delle quattro casse. «Mio zio Vittorio non poteva venire. Ma qui doveva esserci un membro della famiglia, anche perché si è detto troppo contro la nostra famiglia. Così, eccomi qua». Ma che ne sa, lei, di presunti documenti del duce finiti nel lago? «A dire il vero, io non ne so niente. La nonna Rachele mi raccontava anche delle suore, che avrebbero custodito certe carte. Ma ne parlava al condizionale. Adesso bisognerebbe riuscire a far luce, per la storia». E di quel tesoro della Repubblica di Salò che è diventato un altro dei misteri del Garda, sa qualcosa la Mussolini? «Ma quale tesoro? In tutta la guerra, mia nonna s'è portata a casa una borraccia di olio. Pensate un po'. Invece, non basterebbe il lago per nascondere tutti i tesori dei politici italiani». Gettata lì la battuta, Alessan¬ dra Mussolini torna a pensare alle vecchie casse che potrebbero essere adagiate sul fondale del Garda. Per vedere queste quattro carcasse sulla spiaggia, s'è persino rivolta al ministro della Giustizia Conso, pregandolo di sospendere l'apertura fino a quando lei non fosse arrivata. «E devo dire che lui è stato gentile. Come sono stati gentili tutti, qui. Ma quel che mi preme è evitare facili e inutili strumentalizzazioni». Un briciolo di speranza, comunque, la Mussolini l'aveva. «Potevano anche venir fuori i carteggi tra mio nonno e Churchill: carte che potrebbero cambiare la storia. Io di queste faccende non so niente, ma so che mio padre dice che ci sono cose che non sono mai state rivelate». Se ne va portandosi via un altro mistero, la Mussolini, al termine di una giornata in cui a Gargnano, sulla sponda del lago, c'è stato un gran trambusto. L'arrivo del procuratore capo della Repubblica presso la pretura di Brescia, Eugenio Villante, con il generale Schiavi. «Secondo me - ripeteva il magistrato - le notizie circolate in questi giorni sono prive di fondamento. Noi, comunque, conduciamo un'indagine conoscitiva: potrebbe anche trattarsi di oggetti di interesse storico e artistico, che sarebbero tutelati da una legge del '39». Lo stesso discorso faceva, per puro scrupolo, l'avvocato dello Stato, Raimondo Biglione. Davanti alla caserma dei carabinieri e lungo la strada a ridosso della spiaggia, una folla di abitanti di Gargnano, gente venuta dai centri vicini a vedere «le casse del duce». Qualche anziano cui ritornano ancora alla mente i «tempi della Repubblica di Salò». Nostalgia e delusione. «Ma come, in quelle casse non c'è nemmeno "na carta di Mussolini? E dove sono andate a finire, allora, quelle carte?». Secondo un «testimone» che spunta all'improvviso, potrebbero essere in certe casse in fondo al lago di fronte a una chiesa. La leggenda non si arrende. Giuliano Marchesini I residuati bellici del '43 furono probabilmente abbandonati dai tedeschi La nipote del Duce, l'onorevole Alessandra Mussolini, accanto alle casse recuperate sul fondo del lago di Garda e contenenti soltanto polvere da sparo per artiglieria A destra Benito Mussolini: le quattro casse sono state aperte ieri pomeriggio

Luoghi citati: Brescia, Gargnano, Salò