Le due Edere vanno allo scontro finale di Massimo Gramellini

te due Edere vanno allo scontro finale Lettera di dimissioni da deputato di Mammì. La Malfa: «Tangenti, non c'entriamo» te due Edere vanno allo scontro finale /fedeli dell'ex segretario all'attacco dei filogovernativi ROMA. «Noi non abbiamo mai preso tangenti nel milleottocen... Sì, milleottocento, figuriamoci. Rifacciamo, per favore». E rifacciamo, con tante scuse a Giuseppe Mazzini. In piedi, contro la parete di quella che fu la sua stanza di segretario del partito, Giorgio La Malfa sta rilasciando una dichiarazione al Tgl sul tema del momento: Giacalone, il pri, le mazzette telefoniche. Ha un bel vestito grigio e i capelli un po' più lunghi del lecito. Ognitanto si gratta un ginocchio. «Allora, ripeto: quei contributi che nel 1937... Oddio, no. Senta, rifacciamo. All'inizio dell'87 io non ero neanche segretario. Altrimenti, poi, chi lo sente Spadolini...?». Una risata liberatoria che copre i borbottii disperati del cameraman. Uno sguardo un po' perso, ma fiero, oltre le telecamere: «Che cosa mi consigli, Oscar?». Oscar, naturalmente, non è il poco amato Mammì, ex capo di quel Giacalone che pare la fonte di tutti i nuo¬ vi guai di La Malfa. Oscar è il giovane Giannino. Il consigliere, appunto. Premuroso, attento, sinceramente affezionato al suo segretario. Un segretario troppo buono. Troppo signore, a volte. Tanto da non ricordarsi di dire al microfono che Giacalone era una collaboratore del ministro Mammì. Così tocca al consigliere ricordarglielo: «Ecco, io lo direi: il collaboratore del ministro». E La Malfa lo dice. Trovando finalmente, al terzo tentativo, le date giuste: «Nel 1988-89 il capo della segreteria Giorgio Medri ricevette dal collaboratore del ministro circa 400 milioni in due rate, che gli furono presentati da Giacalone, e lo confermò Mammì, come legittimi e volontari contributi di imprenditori amici. A livello nazionale, il pri non ha mai preso tangenti sulle commesse pubbliche. Se fossimo stati coinvolti nel sistema, saremmo rimasti al governo, no?». Il Tgl, pago, si allontana. Resta La Malfa, con l'unica mazzetta accertabile, quella dei giornali, posata sulla scrivania insieme al passaporto. E' nervoso, ci mancherebbe. Ma non disperato. «Nessuno per strada mi ha ancora dato del ladro. Sono pronto a tutto, comunque. Perché so di non aver fatto nulla di male». Ha passato la domenica in casa, in compagnia di quel nuovo avviso di garanzia che sembra quasi un insulto per «l'uomo del rigore». Ricorda: «Il mio primo pensiero è andato a quel pensionato di Firenze che venerdì sera ha versato centomila lire al partito, un decimo della sua magra pensione. E adesso legge di questi miliardi. Cosa può pensare? Cosa possono pensare i militanti della Romagna?» E cosa penserà Mammì, che si è dimesso da deputato? «Dimissioni irrevocabili», ha scritto nella lettera al presidente Napolitano. Forse è un invito, onorevole La Malfa, a fare lo stesso... «Di- mettermi da deputato? Mi sono già dimesso da segretario. Credo che basti. Due mesi fa ho ricevuto un avviso di garanzia per un contributo elettorale di cui non ero a conoscenza». Cinquanta milioni: bazzecole rispetto ai miliardi di adesso. «Da quel giorno ho scelto il silenzio. Se lo rompo ora è perché stavolta hanno messo dimezzo il buon nome del partito e, se consentite, anche il mio». E' la fine di una carriera, di una dinastia o di un partito? «Il futuro immediato del pri è nelle mani di chi lo gestirà. Io sono fuori. Aspetto con serenità che mi venga restituito l'onore. Poi, spe¬ ro di tornare». Ma non è anche il fallimento della sua politica anti-governativa? «No, anzi. Io ho sempre saputo che sarebbe finita così, che questo sistema non avrebbe tenuto. Erano altri nel partito, anche personaggi eminenti, a credere che l'alleanza dc-psi potesse durare in eterno...». Ed è con loro che gli uomini di La Malfa si apprestano a giocare, domani in direzione, la partita decisiva. Fuori della porta del segretario, passa veloce Adolfo Battaglia, in abito e umore primaverili. Onorevole, allora siamo alla fine del pri? Battaglia si ferma, stupito. «Fine? Che dice? Ma no, ma no...». E spalanca la bocca in uno strano sorriso. Massimo Gramellini 0& L'ex segretario del pri Giorgio La Malfa

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