Riforme «querelle» tra Napolitano e Bobbio di Beppe Minello

Il presidente dei deputati in visita a Torino difende il Parlamento, ma il filosofo ribatte: tutto vi s'incaglia Il presidente dei deputati in visita a Torino difende il Parlamento, ma il filosofo ribatte: tutto vi s'incaglia Riforme, «querelle» tra Napolitano e Bobbio «La Camera deve farle», «Non ci riuscirà» TORINO. Napolitano aveva scelto l'Aula Magna dell'Università subalpina per tracciare una sorta di bilancio del suo primo anno alla guida della Camera. Aveva respinto con forza la tesi di chi giudica il Parlamento «delegittimato» per varare riforme, quella elettorale innanzitutto, ma il suo cauto ottimismo non ha trovato concorde Norberto Bobbio. «Il Parlamento deve fare le riforme - gli ha replicato il filosofo - ma può farle, dopo tutto ciò che si è svolto e si sta svolgendo sotto i nostri occhi da mesi? Il dovere non implica il potere». Poi, a cerimonia terminata e nel congedarsi, ad alta voce si è nuovamente rivolto al presidente della Camera: «La riforma dovete farla anche se non potete». Bobbio, nel suo intervento, è andato oltre entrando anche nel dibattito sul tipo di riforma elettorale da adottare. «Molti fanno proposte che più giovano alla propria parte, mentre l'interrogativo al quale bisogna rispondere è: quale sistema è migliore per assicurare l'alternativa? Volete la mia risposta? Non è il sistema uninominale a turno unico». Allora si schiera con Occhetto, quasi isolato sulla necessità di adottare un sistema maggioritario a due turni? «Mi limito a sollevare il dubbio», ha risposto Bobbio allontanandosi dall'Aula Magna circondato da docenti e studiosi. «Ma certo, il turno unico non garantisce il bipolarismo», ha quasi urlato il professor Gustavo Zagrebelsky nella ressa creatasi attorno al filosofo sullo scalone del Rettorato. «Ecco», ha assentito Bobbio che, poco dopo, ha aggiunto: «Napolitano la pensa come me, solo che per il ruolo che riveste non può sbilanciarsi». «Vero, non posso sbilanciarmi», aveva già confermato il presidente della Camera nel replicare al filosofo. «Alla domanda se il Parlamento "può" non do risposta, lascio il punto interrogativo. Ritengo comunque che abbia costituzionalmente i titoli per fare la riforma elettorale e almeno alcune modifiche di carattere costituzionale e mi auguro che possa. Io ho il dovere di mettercela tutta perché riesca». Di fronte al pessimismo di Hobbio («I risultati della Commissione Bozzi sono diventati caria da macero - aveva detto il filoss.'lo - e ora ci si è incagliati sul dilèmma "turno unico o doppio turno'"») Napolitano si è detto convinto che si «arriverà a un conclusione della riforma prima del 6 agosto». Il presidente della Camera vede pure lui «il rischio che ciascuno si faccia muovere da calcoli di parte illusori perché non si sa quali forze nasceranno, come si aggregheranno e cosa faranno gli elettori. Sono calcoli artificiosi ed è assurdo che ispirino la riforma elettorale». Il pubblico scambio di opinioni con Bobbio non ha comunque intaccato la sostanza di ciò che Napolitano ha voluto dire a Torino. Già al mattino, durante la visita alla Fondazione Einaudi, alla Fondazione Rosselli e alla Fondazione Agnelli, dove si è intrattenuto con il presidente della Fiat, aveva lanciato un appello «al senso di responsabilità di tutti gli eletti in Parlamento» per arrivare alla riforma elettorale. Ma non solo «perché concentrare gli sforzi su di essa significherebbe attribuirle un'illusoria virtù salvifica». «Anche se l'adozione di un sistema uninominale maggioritario portasse al più ampio rimescolamento e ricambio politico - ha spiegato - si sa¬ rebbe realizzata solo una delle condizioni per il superamento delle disfunzioni e dei guasti di cui ha sofferto la vita pubblica in Italia». Per questo le Camere si devono porre altri obbiettivi, come «far seguire alla legge elettorale alcune modifiche del dettato costituzionale e del quadro normativo ordinario». Ma fino ad ottobre, mese auspicato da molti per andare a nuove elezioni, c'è il tempo per fare tutto ciò? «Io non parlo di date, garantisco solo che si farà la riforma». All'Università Napolitano ha sottolineato la necessità di una «rapida definizione dei processi» e ha ricordato che nel primo anno dell'undicesima legislatura «sono giunte 366 domande di autorizzazione a procedere per 204 deputati (ne arrivarono 256 nei cinque anni precedenti): un anno convulso, ma le Camere, per quanto scosse nella loro autorità e rappresentatività, hanno mostrato di essere permeabili alle sollecitazioni degli elettori e del Paese». Beppe Minello Incertezza anche sulle scadenze Norberto Bobbio con Giorgio Napolitano ieri a Torino A destra, Carlo Azeglio Ciampi

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