Fibrinogeno il nemico ignorato

Nella Guiana Nella Guiana francese vive un aracnide che nei suoi folti peli ha il tatto l'olfatto il gusto e un mezzo per difendersi Fibrinogeno, il nemico ignorato E' mollo più pericoloso del colesterolo DA una recente indagine condotta in Italia risulta che ben il 97 per cento degli intervistati sa che cosa sia il colesterolo. Quanti dello stesso campione avrebbero saputo dire cos'è il fibrinogeno? Eppure tra i fattori causali dell'arteriosclerosi è l'elemento più importante dell'altra metà del cielo, di quella metà che non riconosce preminente un'alterazione del metabolismo lipidico, bensì una disfunzione del sistema della coagulazione. Cioè di quel sistema deputato a mettere un «tappo» (coagulo o trombo) là dove si crea una lesione della parete yasale, in modo da evitare possibili emorragie; tappo che viene rimosso per fibrinolisi dall'enzima plasmina, una volta che il danno sia stato riparato. In questo sistema «emostatico» il fibrinogeno (proteina prodotta dal fegato) è un protagonista assoluto, svolgendo un ruolo cruciale sia nella sequenza che porta all'aggregazione piastrinica, sia in quella che porta alla formazione del coagulo stabilizzato. I vari fattori della coagulazione non entrano in campo fino a quando l'endotelio, il rivestimento interno dei vasi, è intatto. Ma non appena si verifica un danno a carico di questa struttura, ecco innescarsi una complicatissima reazione a catena che solo in minima parte può essere così sintetizzata: le piastrine «attivate» ricoprono il collageno sotto-entoteliale scoperto e vi aderiscono, in ciò favorite da glicoproteine «adesive» (fattore di von Willebrand, fibronectina) prodotte dalle cellule dell'endotelio. Le stesse piastrine vengono quindi fra loro «aggregate» dal fibrinogeno (che svolge funzione di ponte fra cellula e cellula, ancorandosi a specifici recettori posti sulla loro superficie), formando il trombo piastrinico, ancora reversibile; il trombo viene infine «stabilizzato» da un reticolo proteico costituito da fibrina, la quale che deriva dal fibrinogeno per azione della trombina. II danno all'endotelio il più delle volte è provocato da una fissurazione di una sottostante placca arteriosclerotica, ma può anche dipendere da flussi arteriosi turbolenti (specie sulla biforcazione dei vasi) in corso di ipertensione arteriosa o per liberazione di catecolamine (stress) o da reazioni immuno- A volte, tuttavia, il processo descritto si verifica in modo sbagliato, al posto sbagliato. Può capitare che il processo «riparativo» vada oltre la necessità (specie se gli stimoli lesivi sono ripetuti), con la formazione di un trombo esuberante; oppure che il sistema fibrinolitico deputato alla rimozione del trombo sia poco efficace (per esempio per un eccesso in circolo della lipoproteina A, che ha azione inibente). Ecco allora il trombo diventare occludente (trombosi), con conseguenze di scarsa irrorazione (ischemia) diverse a seconda del punto interessato (infarto del miocardio, ictus cerebrale, arteriopatie periferiche). Altra eventualità è che questo trombo si sfaldi, mandando in circolo frammenti che vanno ad occludere vasi lontani (embolia). Un alto tasso di fibrinogeno circolante (oltre i 300 milligrammi per decilitro) ha la sua responsabilità riconosciuta nell'indurre deviazioni del sistema emostatico, indipendentemente dalla presenza o meno di altri fattori di rischio. Ciò è ampiamente dimostrato da numerosi studi prospettici, che hanno «monitorato» per lunghi periodi di tempo gruppi di persone considerate inizialmente sane per valutare quale dei numerosi fattori di rischio fosse maggiormente «predittivo» di futuri episodi ischemici cardio-circolatori. Ebbene, al primo posto al di sopra della stessa ipercolesterolemia, è risultato essere l'alto livello di fibrinogeno nel sangue. Così lo studio Arie (Atherosclerosis Risk in Communities), che ha seguito dal 1986 al 1989 negli Stati Uniti (Houston) 16.000 soggetti tra i 45 e i 64 anni; lo studio Nphs (Northwick Park Heart Study), che ha seguito 1511 londinesi per circa 10 anni; il Goteborg Study, che ha valutato 792 svedesi per 13 anni. Diverse sono le situazioni che possono indurre l'innalzamento del livello di fibrinogeno: il fumo, l'obesità, il diabete mellito, l'iper-colesterolemia, l'iper-trigliceridemia (specie se associata a bassi livelli di colesterolo-Hdl), l'uso di contrac- I grassi animali sono sotto accusa perché fanno salire il colesterolo. Ma anche una disfunzione del fibrinogeno, proteina che interviene nella coagulazione del sangue, induce l'arteriosclerosi cettivi orali, la menopausa, l'età avanzata, le variazioni marcate della temperatura. Per la prima volta nel 1991 un gruppo di ricercatori australiani (Annette Dobson e collaboratori del «Centre for Clinical Epidemyology and Biostatistic» del Royal Newcastle Hospital) ha dimostrato che anche il fumo «passivo» può alzare il tasso di fibrinogeno, attribuendo a ciò la maggiore incidenza (due volte e mezzo) di disturbi coronarici in un gruppo di 43 donne fumatrici passive rispetto a donne non esposte. Ricercatori scozzesi (Fowkes e collaboratori, della «Walfson Unit for Prevéntion of Perifereal Vascular Disease» dell'Università di Edimburgo), hanno recentemente riferito (Lancet, 330,693) di una loro ricerca su 300 arteriopatici per valutare se un'alterazione del gene deputato alla sintesi del fibrinogeno fosse associata a un maggior rischio di arteriosclerosi, avanzando come ipotesi (ancora da confermare) che ciò possa accadere o per una eccessiva produzione di fibrinogeno o per una produzione della proteina con caratteristiche fisico-chimiche anormali o per il verificarsi di un «linkage desequilibrium» (squilibrio con un gene vicino implicato nel processo aterogenico). Sebbene si sia ancora molto lontani dal chiarire in modo soddisfacente i vari processi che conducono all'arteriosclerosi, il dimostrato valore predittivo del tasso del fibrinogeno dovrebbe fare di esso un marker indispensabile nella valutazione complessiva di un potenziale rischio cardio-vascolare. Antonio Tripodlna

Persone citate: Antonio Tripodlna, Dobson, Park Heart Study

Luoghi citati: Houston, Italia, Stati Uniti