Lenti nuove scrutano i cieli

OTTICA OTTICA Lenti nuove scrutano i cieli Rinasce il telescopio rifrattore cromatica. Grazie a questa soluzione fu possibile costruire grandi telescopi a lenti come quello da 83 centimetri di Meudon (Parigi) o quello da 102 di Yerkes (Wisconsin). Già nel secolo scorso però era ben noto che anche l'obiettivo acromatico non era del tutto esente dall'aberrazione cromatica, pur riducendola di circa 18 volte rispetto alla lente semplice. Con la costruzione di grandi obiettivi, indispensabili per studiare astri deboli o remoti, l'inconveniente tendeva a ripresentarsi. Lo stesso accadeva per gli obiettivi di dimensioni più modeste quando si voleva realizzarli con una minor distanza focale per ottenere strumenti più compatti. Perché l'aberrazione cromatica non desse fastidio, erano necessari strumenti tanto più lunghi quanto maggiore era il loro diametro. Una piccola apertura, cioè un diametro di 15 centimetri, richiedeva una lunghezza di oltre 2 metri e una di 50 centimetri avrebbe richiesto ben 28 metri! In pratica tut¬ ■ progressi compiuti in astroI nomia vanno quasi sempre 1 di pari passo con quelli degli strumenti d'osservazione: la stessa rivoluzione copernicana - che sembra non aver avuto bisogno di particolari attrezzature - solo dopo l'invenzione del telescopio venne pienamente confermata. I primi strumenti ottici (XVII secolo) adibiti all'osservazione del cielo avevano come obiettivo una sola lente e fornivano immagini nitide e con un accettabile grado di contrasto solo a patto di avere una lunghezza focale spropositata rispetto al diametro dell'obiettivo (ad esempio 20 metri per un diametro di 10 centimetri). Verso la fine del XVIII secolo un avvocato londinese scoprì che accostando due lenti di tipo diverso era possibile diminuire di molto questa lattescenza ed avere immagini brillanti e molto nitide. Era nato l'obiettivo acromatico, così chiamato perché elimina soprattutto l'inconveniente noto come aberrazione ti i grandi telescopi a lenti presentano una lunghezza minore, compreso quello inizio secolo, oggi smantellato, da 125 centimetri di Parigi. La lunghezza era di 60 metri, ma per rendere trascurabile l'aberrazione cromatica avrebbe dovuto essere di almeno 175 metri! Di conseguenza le immagini fornite dai grandi rifrattori mostrano un sensibile e talvolta modesto residuo di aberrazione cromatica. I tentativi per eliminare questo residuo, o «spettro secondario», iniziarono già nel secolo scorso ma i risultati furono solo in parte soddisfacenti, e soprattutto ciò si raggiungeva a discapito di altre caratteristiche positive,, in primo luogo l'ampiezza del campo di veduta. Solo recentemente questo annoso problèma ha ricevuto una soluzione praticamente definitiva e pienamente soddisfacente per diametri medio-piccoli, e questo grazie alla messa a punto di nuovi vetri. In realtà già dagli Anni 80 erano presenti sul mercato del- a. ealo lo uto to ea

Luoghi citati: Parigi, Wisconsin