Sono diventati buoni i rockettari del mondo

r Finita la rabbia, cantano fede e temperanza Sono diventati buoni i rockettari del mondo MILANO. Stadio di Wembley, 20 aprile del 1992. In un silenzio da cattedrale gotica, 70 mila persone ascoltano David Bowie - Bowie il trasgressivo, l'androgino, il pervertito - recitare la sua prece in memoria di Freddie Mercury. «Padre Nostro che sei nei Cieli, sia fatta la tua volontà, venga il tuo regno». Bowie prega in ginocchio, a mani giunte. E' la fine di un'epoca. Dell'epoca del rock ateo e dissoluto. «Saved», salvato, cantava 12 anni prima il «Born again Christian» Bob Dylan. Dylan il sovversivo invocava la benedizione divina: tre album imbarazzanti, «Slow Train Corning», «Saved» e «Shot Of Love» per celebrare un'altra conversione fondamentalista. Al cristianesimo, dapprima, per poi tornare all'ebraismo, alla religione dei padri. Altro che «Simpatia per il Diavolo». Il popolo del rock è diventato un popolo di baciapile. O, nel migliore dei casi, di boy scout: l'avete visto il nuovo videoclip dei Tazenda? Tre rockettari da manuale, borcrùatissimi e minacciosi, sembrano intenzionati ad aggredire un terrorizzato passante. Ma è una falsa impressione: in realtà, lo salvano da un incidente stradale. D'altra parte, i Tazenda mica sono boy scout tanto per dire: hanno dato il meglio nella «campagna di sensibilizzazione» contro gli incendi che devastano la loro Sardegna. «Sensibilizzazione», ecco la parola chiave. Segno - anche qui? del «nuovo che avanza». Questione di coscienza, e di marketing: sono diventati buoni, i rockettari del mondo. Dai giorni eroici del «Live Aid», ogni giusta causa trova paladini, le chitarre suonano per salvare le balene e gli indios dell'Amazzonia. Antichi eroinomani come Pete Townshend degli Who guidano compagne contro la ((polverina bianca». L'uomo dai mille eccessi, l'impresentabile Mick Jagger, oggi è nonno e saggio, e predica i benefici di diete equilibrate e vita all'aria aperta. Alcol e cocaina? Ma quando mai? Le giovani leve non sono da meno: persino tra i metallari c'è chi, come David Lee Both, preferisce i succhi di frutta al whisky, lo sport alle notti insonni e dissolute. E dalla California si diffonde l'eresia punk degli «Straight Edge»: vegetariani, animalisti, anti-droga, anti-alcol, anti-blasfemi. Scelte in parte obbligate, vista la veemente reazione dell'establishment americano deciso a censurare e ghettizzare i dischi sospettati di «istigazione a delinquere»: l'ostracismo ai testi scabrosi, o la vicenda del rapper Ice-T, licenziato dalla casa discografica Warner spaventata dai suoi messaggi troppo crudi, hanno riportato all'ovile più di un rockettaro arrabbiato. Ed è cronaca di questi giorni il «duro» Bon Jovi schierato al fianco del cardinal Biffi a vietare l'uso della sua musica per la canzone anticlericale di un gruppetto rock. Pensare che, appena l'altro ieri, il messaggio religioso nel mondo della musica giovane era affidato ai vari Gen rossi e verdi, e ai sorridenti predicatori di Viva La Gente: adesso persino un concerto jazz può trasformarsi in un sermone, se sul palco ci sono i devoti Take Six, giovanotti neri sempre pronti a spiegare al pubbli- co i benefici della Fede. E in Italia? Siamo al giulebbe delle conversioni. A parte Gianni Morandi («Mi hanno appioppato l'etichetta di "convertito", chissà perché. Non avevo mai smesso di andare in chiesa, anche se non lo sbandieravo», racconta divertito il cantante), negli ultimi anni l'inversione di tendenza è stata radicale. L'insolenza e la trasgressione erano ima scelta obbligata: invece, gli Anni '90 assicurano vantaggi - anche di mercato - a chi cammina sulla via del Signore. Il neo-misticismo di Penato Zero è la punta chiassosa di un iceberg immenso: Lucio Dalla musica i Salmi, Zucchero oscilla fra demonio e santità ma confida che entrare in una chiesa gli dà pace, Marco Masini canta «Vaffanculo» e poi corre a confessarsi da don Gelmini. E, sulla scia dei grandi, ogni gorgheggia- tore emergente si affretta a professare la sua profonda fede religiosa. Persino i ribelli irriducibili, i rapper furiosi, se non altro ribadiscono senza posa il loro no alle droghe pesanti. Alla faccia del vecchio cattivo maestro Ian Dury, quello che nel '77 invocava «Sex & Drugs & Bock'n'Boll». Boba da archeologia. Gabriele Ferraris . di Curzio Maltese Un attimo che sto sul palco della premiazione... oè, entro anch'io che ho diritto (Claudio Di Benedetto, telecronista Fininvest, prima tappa del Giro, Italia 1) Anni Novanta tempo di «conversioni» in note Anche Lucio Dalla (nella foto) ha musicato i Salmi

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