Romiti: così i politici chiedevano soldi
2. Dai verbali della deposizione deU'amministratore Fiat accuse a Craxi e De Mita Romiti; così i politici chiedevano soldi «Sul degrado morale ero d'accordo con Berlinguer» MILANO. Calma prima della tempesta a Tangentopoli. Lavorano su più fronti i giudici milanesi e in arrivo ci sono almeno quattro arresti. Quale filone? Non si sa. Nel mirino dei magistrati ci sono gli appalti per il ministero delle Poste, della Giustizia e per i telefoni di Stato. Ma in procura si lavora ancora sulle carte fornite dal presidente Olivetti, e da Cesare Romiti, amministratore delegato Fiat. Adesso spuntano le carte di Romiti, presentatosi spontaneamente ai magistrati il 21 aprile. Nove pagine di verbale, a cui seguirà un lungo memoriale, in cui 3 manager di corso Marconi ricostruisce anni e anni di «rapporti» con il sistema dei partiti. Dice Romiti ai giudici: «Io, che pure non sono di idee comuniste, ebbi modo di convenire con le argomentazioni che l'allora segretario del pei Enrico Berlinguer andava ribadendo nell'ultimo biennio della sua vita. Ricordo in particolare il suo assillo che è stato anche il mio: "Il degrado morale di questo Paese mette a repentaglio la stessa democrazia"». Ricorda Romiti «la protervia di taluni politici nei confronti di noi imprenditori». Fa scrivere a verbale: «Dopo la cessione di Teksid a Finsider (Iri) ebbi modo di incontrarmi con Bettino Craxi (all'epoca segretario del psi). Costui in modo sbrigativo e arrogante mi disse: "Lei ha venduto la Teksid... con chi si è messo d'accor- do...". Insomma mi fece capire che si aspettava un ritorno in termini economici che non aveva visto e quindi sospettava che qualcun altro lo avesse preso. Spiegai a Craxi che la trattativa l'avevo portata avanti con l'allora ministro delle Partecipazioni Statali De Michelis ma che costui non ci aveva chiesto alcunché». Non c'era solo Craxi a battere cassa, anche la de. Ricorda Romiti: «Pressappoco lo stesso discorso, qualche tempo dopo, mi venne fatto da De Mita. In particolare anche costui mi chiese conto di eventuali contributi da parte nostra al sistema dei partiti». Aggiunge il manager Fiat: «Ad entrambi, in modo energico, opposi il mio rifiuto e feci presente la contrarietà mia e dell'azienda che rappresentavo a scendere a compromessi del genere». Duro anche lo scontro con Scotti. Racconta Romiti: «Nel 1991 durante un seminario a Villa d'Este chiesi espressamente ai politici al governo di "passare la mano" perchè ormai avevano fatto il loro tempo e perchè vi era la necessità di un ricambio...Ricordo che l'allora ministro dell'Interno Scotti, ironicamente disse che forse io parlavo così perchè le macchine tedesche erano migliori, al che io risposi che probabilmente poteva essere meglio anche avere un Ministro dell'Interno tedesco». Anche l'acquisto dell'Alfa Romeo da parte della Fiat non fu esente da pressioni «del sistema politico, questa volta internazionale». Ecco le parole di Romiti davanti ai giudici: «L'allora presidente dell'Ili Romano Prodi mi riferì di essere stato contattato dall'ambasciatore americano a Roma, Rabb, che gli disse che l'America non avrebbe mai accettato che ad acquisire l'Alfa Romeo fosse stata la Fiat e non la Ford. Rabb arrivò addirittura a rivendicare i meriti di guerra e del successivo piano Marshall. Anche in questo caso mi dissi disgustato di questo modo di affrontare il pro- blema». Altro capitolo, il polo per le telecomunicazioni e cioè la fusione tra Italtel (Iri) e Telettra (Fiat), altra storia di pressioni. Denuncia Romiti: «All'epoca eravamo sotto il governo Goria e ministro delle Partecipazioni statali era Granelli. Sembrava tutto fatto e invece Goria non si decideva a sbloccare la situazione...». Ed ecco, da Romiti, il perché di quell'indecisione: «Granelli mi riferì che Craxi avrebbe addirittura detto una frase del genere: "... le cose che a me non piaccio¬ no, io le distruggo e non le faccio fare..."». Ultimo capitolo delle rivelazioni di Romiti ai giudici, prima della memoria con tutte le tangenti pagate dal gruppo Fiat, le ragioni di quella «confessione» davanti al cardinale di Milano. «A Martini intendevo esprimere il mio tormento per avere in tutti questi anni sottovalutato il problema spiega Romiti - non mi ero reso conto che esso aveva intaccato anche talune aziende Fiat». Fabio Potetti «Sull'Alfa Romeo pressioni dall'ambasciatore americano» : A sinistra Enrico Berlinguer Qui accanto Cesare Romiti
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