Piccola industria cinque in corsa

Candidati alla successione di Grati sono Fossa, Perini, Pozzoli, Tripi e Tessera Candidati alla successione di Grati sono Fossa, Perini, Pozzoli, Tripi e Tessera Piccola industria, cinque in corsa E a Abete dicono in coro: vogliamo contare di più ROMA. Cinque cavalli in corsa. Non era mai accaduto che per una carica confindustriale di buon prestigio ma di grande fatica, come la presidenza del Consiglio centrale per la piccola industria, scendessero in campo ben cinque candidati. Tutti con l'obiettivo di prendere il posto di Giorgio Grati, industriale marchigiano, che Luigi Abete ha destinato a tenere i rapporti con i gruppi locali. L'appuntamene è per mercoledì 26, vigilia dell'assemblea degli industriali privati. In corsa c'è Giorgio Fossa, 39 anni, industriale metalmeccanico, sostenuto dall'associazione industriale di Varese e di Monza, che, dicono gli esperti, pei- la successione di Grati, è in corsa da almeno un anno. Ma Fossa non piace ai milanesi, che invece sponsorizzano Michele Perini, 41 anni, laurea alla Bocconi, che già siede nella giunta della Confindustria. Perini piace anche ai «giovani», che però sono divisi. Non pochi infatti sembrano orientati a fare convergere i loro voti su un altro «cavallo» di razza, Pietro Pozzoli, industriale spezzino, detto anche «Pierino la peste», che dei «giovani» è stato presidente alla fine degli Anni Settanta, quando fu protagonista di furiose battaglie con il vertice della Confindustria, che allora era guidato da Guido Carli. Poi, buoni ultimi, ma non meno importanti, vengono il laziale Alberto Tripi, ingegnere elettronico, titolare della Ital sistemi, e il torinese Luigi Tessera, 51 anni, titolare della Tepak, buste imbottite e prodotti per imballaggio, che del Comitato nazionale piccola industria è vicepresidente. A quattro giorni dal voto i giochi restano tutti aperti. Importanti regioni come il Veneto e l'Emilia non si sono ancora schierate, il blocco del centroSud, che ha espresso gli ultimi presidente (Franco Muscarà e Grati) deve ancora decidere su chi fare convogliare i propri voti. Perché tanto ' interesse per questa carica? «Per due ragioni molto semplici», spiega Tessera: «Primo perché c'è stato un immobilismo molto forte nella precedente gestione. Secondo perché le piccole e medie imprese si trovano oggi molto più a contatto con i problemi del Paese, e quindi è più forte la voglia di rinnovamento». Ma cosa succede? La Confindustria non vi ascolta? O meglio, non vi rappresenta? «Il problema è più complesso. La Confindustria è un organismo democratico ma, a nostro giudizio, le piccole e medie imprese, che oscillano ormai tra le 95 e le 100 mila, devono contare di più. Il mondo, negli ultimi anni, è cambiato, dobbiamo cambiare anche noi». Ma come? «Snellendo la burocrazia, smettendola con la politica del baratto fra i piccoli benefici agevolati, vere elemosine, e il fardello di oneri burocratici, di incertezze, inefficienze, che questo sistema comporta. Rivendicando insomma una vera politica industriale, che ci liberi dal giogo delle banche, il cui atteggiamento nei nostri confronti, in questi momenti, è a dir poco scandaloso». Attorno ad Abete, insomma, tira aria di guerra. [c. roc.j Luigi Tessera (a fianco) e Giorgio Grati presidente Piccola industria

Luoghi citati: Emilia, Monza, Roma, Varese, Veneto