TOCCATA E FUGA SUL MARCO di Stefano Lepri

L'Europa monetaria è sempre in alto mare. Lamont: Londra può stare fuori anche due anni TOCCATA E FUGA SUL MARCO NO, non è facile far ripartire il sistema monetario europeo dopo undici mesi di sconvolgimenti. Il sì danese del 18 maggio 1993 ha chiuso la fase aperta dal no danese del 2 giugno 1992; ne sta aprendo un'altra non meno incerta, pur se meno tempestosa. Alcuni ruoli nel gioco cambiano; si intravede la novità che il marco tedesco non è più tanto forte, che perde la spinta a rivalutarsi sulle altre monete. E' una novità solo in apparenza stabilizzante. Diverranno meno nervosi i mercati valutari, ma si manifesteranno contrasti su altri terreni. Anzi, come si vede, si sono già manifestati: soprattutto sulle rispettive politiche economiche e monetarie; soprattutto sui troppi disoccupati che ci sono in Europa. Non è andata liscia la riunione dei 12 ministri del Tesoro e dei 12 governatori Cee da cui tutti si aspettavano un cordiale nulla di fatto. L'idea era che, essendo impossibile risolvere in modo soddisfacente per tutti la questione dello Sme, si tentasse di mandarlo avanti così com'è, spazzando via dal terreno i rottami lasciati dalla tempesta. Ma la questione tecnico-monetaria si sta intrecciando con altre assai importanti. Si riapre la partita sull'assetto futuro della Cee, dal momento che procedono i negoziati per l'adesione di Austria e Svezia. Tutto si muove nello scenario, con schieramenti mutevoli tra i vari Paesi. Ha priorità l'allargamento della Comunità (come continua a ritenere l'Inghilterra), o l'approfondimento dell'intesa tra i 12 (come preferiscono la Francia e altri)? Nella tabella di marcia per l'unione monetaria, sono corretti i criteri ma irrealizzabili i tempi (la nuova posizione tedesca, espressa ieri) o corretti i tempi ma irrealizzabili i criteri (la posizione belga, più o meno esplicitamente condivisa da altri)? L'interrogativo inedito è se il forse eccessivo «timore di una fuga dal marco tedesco» (titolo di ieri l'altro sul Frankfurter Allgemeine) possa convincere la Bundesbank a rallentare il processo, da tutti gli altri Paesi sospirato, di riduzione dei tassi di interesse. Ma il rischio che la Germania possa ributtare all'estero una parte della propria disoccupazione esisterebbe paradossalmente anche nel caso opposto, di un marco debole. La discussione su come andare avanti con lo Sme resta comunque calibrata sull'ipotesi che il marco sia l'ancora di tutto il sistema. Già molti temevano che, a regole invariate, restasse inteso che a decidere quali monete debbano svalutare e quali no è, come si è visto da settembre '92 in poi, la Bundesbank. Ieri addirittura i tedeschi hanno rialzato la posta, chiedendo che questo fosse sancito in modo trasparente. Non l'hanno ottenuto. Ma quanto si è davvero avvicinato l'obiettivo di Ciampi, che «le parità fra valute, concordemente definite, se necessario concordemente riviste, siano concordemente difese»? Stefano Lepri

Persone citate: Ciampi

Luoghi citati: Austria, Europa, Francia, Germania, Inghilterra, Svezia