Per chi suona la campana Per la patria televisiva di Curzio Maltese

26 Per chi suona la campana? Per la patria televisiva ER chi suona la campana? Per chi fischia la sirena? Non è ancora chiaro se chi ha messo la bomba in via Fauro volesse colpire uno showman, un giudice o un pentito. Senza contare che, dati i tempi, potrebbe trattarsi della stessa persona. Parisi, il capo della polizia, ripete da una settimana ai telegiornali «stiamo seguendo tutte le piste». Tutti i telegiornali seguono Parisi e due inviati si ritrovano a Monaco per intervistare il capo della polizia bavarese, molto somigliante a Parisi, se non che parla poco e li consiglia di tornare in Italia: «E' da voi che bisogna indagare». Per tirare il minuto e mezzo del servizio ci mostrano via satellite i titoli dei giornali popolari, lassù molto apprezzati dalle massaie per incartarci i cavoli. La tesi è che due killer mafiosi siano arrivati dalla Germania col treno delle 21, poi di corsa ai Parioli per l'attentato e via verso Termini in tempo per il rapido delle 22,40. «La mattina dopo erano già in Sicilia a prendere il sole sulla spiaggia», assicura il segugio. Un piano studiato sul Grippaudo. C'è ancora chi si fida delle Ff.Ss., ferrovie di Stato: la mafia. Si seguono le piste, tutte, e anche le semplici tracce «che ogni cittadino può segnalare agli inquirenti attraverso i numeri verdi». Frajese fa telepromozione: «E la telefonata non si paga!». Delazione a carico del destinatario. Per fortuna siamo in Italia e al Tgl la conduttrice legge i numeri sbagliati. Ne provo uno, risponde la Coop: la pista rossa? Secondo il mini- stro Mancino l'obiettivo era uno solo: Maurizio Costanzo. Lo spiega al Parlamento la mattina e la sera al «Costanzo Show». Lo scenario è la società dello spettacolo. Se Reagan era un attore e Gorbaciov debutta al festival di Cannes, se Ingrao esce dopo mezzo secolo dal pei (pds) e si iscrive al Tg3, allora perché no. Costanzo, l'anchorman degli anchormen, è il cuore dello stato elettronico, il padre della patria televisiva. Non un «semplice giornalista», tutto meno che un «semplice giornalista», com'erano Pippo Fava e Mauro Rostagno. Costanzo e Santoro sono grandi showmen, usano la tv per creare emozioni. Due anni Santoro Frajese fa, nella storica serata per Li¬ bero Grassi, come giovedì sera: nessuna notizia, nessuna inchiesta. Melodramma. Togliete dalla celebre intervista al giudice Di Maggio i sospiri, gli sguardi d'intesa, le pause, gli accordi di piano, gli occhi levati al cielo: non rimane nulla. Eppure quanta efficacia in quei teatri anti mafia. Il rogo della maglietta e l'omelia di Santoro a Palermo, gli operai del Sulcis (il proletariato televisivo) e l'albero di Falcone; l'operaia della fabbrica di Libero Grassi che riaccende le macchine e l'altra che finge di orlare un foulard; la sofferenza e le lacrime vere, ma così ben filmate, delle vedove degli agenti uccisi, i ricordi laceranti degli amici di Falcone e Borsellino che oggi sono tanti: troppi. Sullo sfondo, questo modo epico della tv di rappresentare Tanti mafia come lotta individuale di eroi contro mostri. Il coro tragico di Santoro, la commedia umana di Costanzo, sono serviti in questi anni indifferenti a scaldare i cuori e smuovere le viscere prima delle coscienze. Poi gradualmente la fisiologia inconscia scateni nata dalla tv cede al rinvenire della ragione. L'epoca degli eroi, forse, è finita. Secondo i sondaggi de «Il rosso e il nero», il 52 per cento degli italiani crede che la bomba di via Fauro sia opera degli stragisti di sempre. Il 66 per cento è convinto che gli arresti di Riina e Santapaola, «numero uno e due», siano dovuti alla perdita delle protezioni politiche. Due italiani su tre guardano ormai i tg e gli speciali sulla mafia senza farsi distrarre da commenti e sirene. Assistono agli arresti di questi «super» latitanti (della porta accanto) che aprono in mutande ai carabinieri, e si fanno un'idea anti retorica della lotta alla piovra. La stessa idea di Giovanni Falcone: «Per sconfiggere la mafia non servono eroi, basterebbe essere uno Stato». Due anni dopo le campane non suonano neppure per uno come Gianni Pasquarelli, che allora, per quella «Samarcanda», aveva chiesto la testa di Michele Santoro. Oggi, ma è un'altra storia, Pasquarelli sembra quasi voler chiedere la testa del ministro delle Poste Pagani, il «ministro Fininvest». Così cambiano le stagioni. Curzio Maltese jse^J na? ni Santoro Frajese

Luoghi citati: Cannes, Falcone, Germania, Italia, Monaco, Palermo, Sicilia