Per 13 anni non vedrà il suo bimbo di Gabriella Bosco

Per 13 anni non vedrà il suo bimbo Tel Aviv vietata alla donna francese: è ricercata per aver sottratto il piccolo al marito Per 13 anni non vedrà il suo bimbo E stato affidato alpadre, che vive in Israele PARIGI NOSTRO SERVIZIO David Uzan è un bambino di cinque anni che non potrà rivedere sua madre prima del 2006, ovvero non prima di aver raggiunto la maggiore età. Difficile convincerlo che il divieto gli è stato imposto per giustizia, eppure è così che gli hanno detto. Per tredici anni dovrebbe stare separato dalla mamma - lei a Draguignan nell'entroterra di Nizza, lui in Israele con il padre - perché un tribunale ha deciso che questa è la giusta soluzione al dramma di una famiglia in difficoltà. David come minore non può lasciare Israele, la sua mamma non può metterci piede perché immediatamente verrebbe arrestata. L'estate scorsa ha infatti tentato di riprendersi il bambino, e l'ex marito ha sporto contro di lei denuncia per rapimento. E' una delle tante, troppe, dolorosissime storie di matri¬ moni falliti che la legge risolve a totale scapito dei bambini. Con un'aggravante: l'inaccettabile verdetto viene fatto passare per ossequio alla ragion di Stato. Questa almeno, amaramente, è l'interpretazione offerta dal legale della mamma di David - l'avvocato Philippe Granier - il quale oggi afferma di provare grande dispiacere ed enorme collera: «E' inumano che l'amore di una madre venga sacrificato sull'altare della ragion di Stato». La signora Yolande Zerdoun, in questo momento distrutta dal dolore e incapace di reazione, «per tredici anni non potrà esercitare i più elementari diritti di madre», dice l'avvocato. Di David, dei suoi diritti di figlio, nessuno parla. Papà Michel e mamma Yolande si conobbero nel 1985 a Parigi. Lei era insegnante di liceo, lui ingegnere informatico. Entrambi ex francesi d'Algeria rimpatriati, di confessione israelita, stessa classe sociale, affinità di gusti e interessi, decisero in fretta per il matrimonio. L'anno successivo fu quello della partenza per Israele, dove Michel Uzan aveva l'opportunità di un incarico d'alto livello. Yolande avrebbe lavorato al consolato francese di Haifa, città in cui nel 1988 nacque David. Fu allora, con le nuove responsabilità e le scelte da prendere, che le differenze tra i coniugi vennero a galla rivelandosi in breve abissali. Lui, natura mistica, si volgeva alla religione in maniera esclusiva; lei mal sopportava l'eccessivo rigore del marito. Nel '91 venne decisa la separazione per mutuo consenso. Il tribunale di Haifa, valutando la signora Yolande inaffidabile per la sua volontà di emancipazione, diede al padre la custodia di David. All'epoca mamma e figlio potevano vedersi, in base al calendario stabilito dal tribunale. Ma la signora Yolande, tornata nel frattempo a vivere in Francia, tentò l'estate scorsa il colpo di far salire il bambino sull'aereo per Parigi. Fu subito denunciata. La procura della Repubblica di Draguignan, per conto dello Stato ebraico, reclamò da parte della donna la restituzione di David. La difesa dell'avvocato Granier era imperniata su un argomento che avrebbe dovuto pesare: Israele è uno Stato in guerra, come non tener conto dei gravi rischi fisici oltre che psichici cui il bambino verrà esposto applicando la decisione della giustizia? Per il tribunale l'attuale situazione dello Stato ebraico non giustifica «la ritenzione di un bambino». Il giudizio è stato confermato in corte d'appello e nei giorni scorsi, nell'ufficio del primo sostituto della procura di Aixen-Provence, David è stato «consegnato». Un trauma che mai più dimenticherà. Gabriella Bosco

Persone citate: David Uzan, Di David, Granier, Michel Uzan, Philippe Granier, Yolande Zerdoun