Riforma è scontro tra dc e pds di Alberto Rapisarda

Turno elettorale unico o doppio? Martinazzoli e il psi contrastati da Occhetto e pli Turno elettorale unico o doppio? Martinazzoli e il psi contrastati da Occhetto e pli Riforma, è scontro tra de e pds Achille: caro Mino, tu vuoi coprire tutta la vecchia de Piazza del Gesù ribatte: ci rivedremo in Parlamento ROMA. «Finora si è solo chiacchierato e sono trascorse due settimane senza concludere nulla» nota impaziente Mario Segni, a proposito della riforma elettorale tanto attesa. In verità, dalle «chiacchiere» sta emergendo un progetto che potrebbe raccogliere una larga maggioranza parlamentare: sistema elettorale uninominale maggioritario con un solo turno di voto. Marco Pannella sta raccogliendo firme per questa proposta che piace alla de di Martinazzoli, ai socialisti craxiani e quasi a tutti gli altri. Solo due partiti contrastano con veemenza 0 progetto di voto in un solo turno: pds e liberali. Sono partiti che non hanno nulla a che spartire tra di loro ma che, da sponde opposte, vogliono raggiungere lo stesso obbiettivo: l'alternarsi al governo del Paese di un fronte progressista e di un fronte moderato o conservatore. Con gli stessi argomenti, liberali e pidiessini chiedono elezioni con doppio turno, col voto in due domeniche separate. In modo che, tra una tornata e l'altra, possano aggregarsi le maggioranze alternative. Se si contano i voti, la voce di pds e pli è debole ed isolata rispetto al gruppone che viaggia verso 0 turno unico. Ma i doppioturnisti hanno altri argomenti che la de in particolare non potrà ignorare. Il primo è che sembrano più convincenti le ragioni esposte da due partiti che veramente non sembrano avere interessi sotterranei in comune se non la voglia di alternative di governo. Uno ha governato a lungo con la de l'altro è da sempre all'opposizione. Uno è piccolissimo, l'altro è grande. Uno aspira a stare nel polo conservatore, l'altro in quello progressista. I due sanno che hanno questo vantaggio di «immagine» e attaccano la de di Martinazzoli nel suo punto debole: vuole coprire la vecchia classe dirigente, il vecchio sistema travolto da «tangentopoli»? «Accoppiare il turno unico ad un recupero proporzionale per di più elevato (la de punta ad un terzo di voti da ridistribuire col sistema proporzionale, ndr), costituisce un vero e proprio imbroglio perché vanifica ogni incentivo ad aggregarsi - denuncia il vicepresidente del pli, Morelli -. La riforma diventerebbe una operazione trasformista per impedire ancora una volta di arrivare al confronto tra coalizioni alternative e alle scelte affidate direttamente ai cittadini». Conclusione: «La de non può illudersi di usare una maggioranza per sostenere il governo e una maggioranza diversa per varare una riforma elettorale imbroglio». Che è esattamente quel che aveva detto il giorno prima anche il segretario del pds, Occhetto. E ieri altre bordate dalla de ribelle Bindi che accusa il pds di volere il doppio turno per fare scomparire «il centro del sistema politico. Non si può pretendere di imporre al sistema italiano questa rigidità bipolare. Il doppio turno è una forzatura verso la semplificazione del sistema politico». Il pds risponde subito che intrawede, dietro queste posizioni, la volontà «di coprire la vecchia de» e ripristinare «la vecchia centralità dei Gava e dei Cirino Pomicino». Il senatore pidiessino Cesare Salvi fa rilevare, poi, che tra i firmatari della proposta di Pannella ci sono tutti gli «orfani del Caf». Insomma, Martinazzoli che fa? Vuol rinnovare il sistema e metter mano ad un sistema a due turni oppure vuole «salvare il salvabile del vecchio sistema?». Se la de forza facendo prevalere una posizione di parte altera lo «spirito costituente». «E' l'atteggiamento della de che, se mantenuto, rischia di creare serie difficoltà al governo». Martinazzoli ha subito replicato da Milano, con tono cauto e, in apparenza, disponibile. Di certo, gli argomenti usati da liberali e pidiessini sono per lui imbarazzanti. Così il segretario rinnovatore della de risponde che ha una «opinione» sul nuovo sistema elettorale «e intendiamo confrontarla in Parlamento con tutti». E ad Occhetto che ha minacciato di far passare il pds dall'astensione al voto contro il governo dice che è «abbastanza stupito da questa uscita così pe- rentoria che non meritiamo. Noi andremo in Parlamento con uno spirito costituente» promette. Ma il governo non c'entra nulla. Venerdì prossimo si vedrà, alla Camera, cosa vuole realmente la de. Anche Mario Segni la avvisa: il recupero proporzionale non può superare il 25 per cento. Ma Segni deve ancora dire se è per elezioni ad uno o due turni. La sua scelta avrebbe un peso determinante. Alberto Rapisarda Mario Segni deve ancora dire se è per le elezioni a uno o due turni Una scelta dal peso determinante

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