Il superkiller cade in trappola di A. R.
Il superkiller cade in trappola Il superkiller cade in trappola Tagliaviafu il giustiziere della famiglia Mannoia PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Questo è sicuramente il miglior modo per ricordare le vittime delle stragi di Capaci e via D'Amelio». Così il questore Matteo Cinque ha commentato, a Palermo, l'arresto di uno dei latitanti più pericolosi della mafia, Francesco Tagliavia di 39 anni, localizzato ieri notte dalla polizia in una villa a Torretta, a 20 chilometri dalla città. Ricercato da cinque anni, Tagliavia è stato condannato a 14 anni per traffico internazionale di eroina e cocaina e per associazione mafiosa. Ma è sospettato di aver partecipato a un'infinità di delitti, fra i quali l'orrenda strage del 23 novembre 1989 in cui a Bagheria furono assassinate madre, sorella e una zia del pentito Francesco Marino Mannoia con il cui fratello, Agostino, vittima della lupara bianca, Tagliavia avrebbe fatto parte del più scatenato gruppo di fuoco delle cosche siciliane. Gli investigatori infatti ritengono che Tagliavia, «capo decina» del potente clan di corso dei Mille, abbia eseguito numerose sentenze di condanna a morte assieme a Giuseppe Lucchese, Giuseppe Graviano, Filippo La Rosa, Giovanni Drago e, appunto, il fratello di Marino Mannoia. In questura, dove è stata espressa massima soddisfazione per l'arresto, è stato precisato che il commando al quale vengono attribuiti tanti delitti, avrebbe agito al soldo e agli ordini del «papa» delle cosche Michele Greco. Fra gli omicidi attribuiti a Tagliavia e agli altri, quelli del giovane barone Antonio D'Onufrio, proprietario di un agrumeto nella borgata Cia- culli, che avrebbe confidato ad alcuni poliziotti segreti della mafia dei quali sarebbe venuto casualmente a conoscenza, essendo proprietario di un agrumeto nella borgata Ciaculli, di Francesco Fricano e Giuseppe Lombardo, cognato del pentito Totuccio Contorno. Questi ultimi furono uccisi a Casteldaccia, tutti e due quattro anni fa, mentre prelevavano da un'autofficina la vettura blindata di Contorno. Il commando avrebbe anche eliminato Mario Prestifilippo, noto per essere il killer preferito dalle cosche vincenti, assassinato vicino a Bagheria il 29 settembre del 1987 poco prima della sentenza del primo maxi processo nel quale l'accusa aveva chiesto la sua condanna all'ergastolo. Come il boss catanese Nitto Santapaola, l'altra notte nel Calatino, Tagliavia adesso è stato sorpreso mentre era con la moglie, andata a trovarlo nel suo nascondiglio, Giuseppa Sansone di 34 anni. «Mi arrendo» ha detto subito il boss quando s'è visto circondato dai poliziotti con i mitra puntati contro di lui e ha subito compreso di non avere alcuna via di scampo. Quattro persone sono state rinchiuse in carcere poco dopo con l'accusa di favoreggiamento: avrebbero coperto in tutti i modi la latitanza di Tagliavia. Sono il proprietario della villa e i suoi due figli Liborio, Cosimo e Tommaso Sacco di 49, 29 e 23 anni, e Gaspare Raccuglia, di 38 anni che avrebbe ceduto la propria carta d'identità al ricercato, consentendogli, in tutti questi anni di latitanza, diaffrontare senza patemi d'animo il controllo dei documenti nei posti di blocco e negli alberghi. [a. r.]
Luoghi citati: Bagheria, Capaci, Casteldaccia, Palermo, Torretta
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