Chi ha ucciso il lettore? di Beniamino Placido

16 Giallo al Lingotto: le indagini di Placido e Zagrebelsky Chi ha ucciso il lettore? Mondadori e l'automobile si scagionano s TORINO IGNORI, in piedi. Entra la corte. Ieri sera si sono celebrate le prime udienze nel tribunale di Beniamino Placido (pm «non severo, non sadico come nelle tragedie shakespeariane» Gustavo Zagrebelsky) per scoprire i colpevoli di un giallo tutto italiano: qualcuno (se esiste) ha ucciso il piacere della lettura, ha spento il desiderio di comprare libri, ha spinto gli italiani a non sognare con i romanzi. Un avviso di garanzia è arrivato a Gian Arturo Ferrari, direttore generale dell'area libri Mondadori. Che il colpevole si nasconda là dove meno te l'aspetti? La tesi del pm è interlocutoria: si dice che la grande editoria sacrifichi sull'altare del successo immediato e dei profitti la qualità del catalogo, non badando a conquistare lettori forti. «Nel nostro Paese non esiste un popolo di lettori - si difende Ferrari -. L'editore deve preoccuparsi innanzitutto di trovare clienti là dove non ci sono. Con ogni mezzo. Questa accusa, però, nel caso della Mondadori è infondata. Abbiamo un catalogo Oscar con 2500 titoli, la stragrande maggioranza dei quali vive brillantemente in catalogo da decenni. Una cosa però è certa, nel mercato moderno non può più esistere l'editore di magazzino. E spesso lo si confonde con l'editore dì catalogo. Quest'illusione uccide i giovani editori: credono di far cataloghi, affondano nei magazzini». La sua ricetta per alimentare cataloghi e svuotare magazzini? «Quella messa a punto da Arnoldo Mondadori 50 anni fa. Largo spazio all'intrattenimento, dal giallo al rosa; grande amore per l'alta cultura. Perché Arnoldo è riuscito a pubblicare romanzi importanti? Semplice: era l'unico a pagare gli autori. Il sistema funziona ancora oggi». Bene, bene. Ma come la mettiamo con i libri dei giornalisti? Voi grandi editori pubblicate molti libri di autori che sono belli di fama televisiva, o brillanti editoriali al veleno. La gente li com- pra, forse li legge, ma per i classici non c'è più spazio. «Ho qui le tabelle - dice Ferrari -. Dati alla mano posso dimostrare che facciamo tanti libri di "cultura", poesia, saggi letterari, testi di storia, quanti quelli dei personaggi che definite famosi. I primi sono comprati da pochi, recensiti da nessuno. Eppure ci ostiniamo a farli perdendo grandi quantità di denaro. I secondi, invece, si vendono come il pane e tutti ne parlano. Ma mi scusi, signor pubblico ministero. Dobbiamo smetterla con queste finte categorie culturali. Il provinciale di Bocca, grande giornalista, 200 mila copie vendute, è anche un bellissimo libro». Si dice che nei sotterranei dei grandi editori esistano inceneritori, presse per polverizzare libri inutili, che il mercato non ha mai voluto assorbire perché alquanto bruttini... «Mi oppongo, vostro onore. Sui libri a grande tiratura la percentuale delle rese è molto bassa. Più di quella che abbiamo sui libri di cosiddetta "alta cultura". E' molto difficile che un grande editore sbagli il numero di copie stampate. Mi è successo una volta sola». Quando? «Con Celentano, Il re degli ignoranti. Ma ci eravamo lasciati ingannare dalle richieste sovrastimate dei librai». Un altro avviso di garanzia ha raggiunto Cesare Annibaldi, responsabile delle relazioni esteme Fiat. Placido e Zagrebelsky dicono: si legge in treno (ne parlano dottamente Manganelli e Savinio), si legge in aereo e nella metropolitana. Ma in auto no. Quindi le quattro ruote sottraggono tempo al libro. Chi rimane imbot¬ tigliato nel traffico si innervosisce e quando arriva a casa non è nella disposizione psicologica di affrontare un romanzo. «Per chi guida non è impossibile leggere - scherza Annibaldi -. Ho un amico che imparava a memoria le tavole della contingenza andando in macchina a trovare la fidanzata. Oggi mi ha telefonato un signore che giura di leggere Madame Bovary tra un semaforo e l'altro. E comunque ci sono altri modi di spostarsi che impediscono la lettura: chi va in bici o cammina non può sfogliare un libro con troppa attenzione se non vuol rischiare di andare a sbattere. Quindi chi si dice orgoglioso di andare a piedi è un correo nel delitto della non lettura. In realtà la lettura è un di più, a cui si sceglie consapevolmente di dedicare una parte del proprio tempo: non si legge lavorando, né andando in banca, né facendo l'amore. L'automobile ci offre molti vantaggi, accettiamo anche qualche piccolo svantaggio: se non ci fosse, avremmo spostamenti più lunghi e laboriosi, e quindi ancora meno tempo per leggere». [b. v] Ferrari: «Pochi comprano i libri colti, noi li pubblichiamo lo stesso». Annibaldi: «Guidando non si legge?Neppure camminando» Da sinistra Umberto Eco e Bobbio protagonisti di oggi Sotto Cesare Annibaldi, Placido e Zagrebelsky Nella foto piccola Gian Arturo Ferrari

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