«L'illusione di un risparmio che ricadrà sugli ospedali» di Daniela Daniele

«I/illusione di un risparmio che ricadrà sugli ospedali» «I/illusione di un risparmio che ricadrà sugli ospedali» GLI EFFETTI DEB TAGLI ROMA. Per anni i ministri finanziari hanno tuonato contro «l'eccessiva spesa farmaceutica» nel nostro Paese. E per anni farmacisti, associazioni di categoria e medici hanno risposto loro che l'Italia non è quella sprecona dipinta dalle statistiche, e che gli italiani non sono più «mangiapillole» di altri. Ma il governo Amato ce l'ha fatta ad allontanare gli assistiti dai banconi di farmacia. Il consumo è crollato: un colpo di scure alle ricette «facili». Tuttavia c'è chi avanza il sospetto che a pagarne le conseguenze siano stati (e siano) anche coloro la cui vita, purtroppo, dipende dalla quotidiana assunzione di medicine. Tagliate di un quarto, dunque, le uscite per i prodotti farmaceutici. Un successo? Dalla Fimmg (la federazione dei medici di famiglia), il presidente Mario Boni si dichiara assai scettico sui risultati futuri: «I danni li vedremo a distanza. La gente, oggi, non si cura perché non può comprarsi le medicine». Che dire sul fronte economico? «L'illusione di aver risparmiato risponde Boni - verrà annullata quando si faranno i conti della spesa ospedaliera. Allora si scoprirà che c'è stato un aumento. Gli ospedali si stanno caricando di debiti... la sorpresa non tarderà ad arrivare. E' una vittoria di Pirro. Tre o quattro mesi di tempo». Arrivederci a settembre, promette il medico. Anche dal sindacato degli ospedalieri, la Cimo, non si canta vittoria. Il presidente, Carlo Sizia, osserva che l'espediente di bollini e superticket aveva un «effetto più che previsto e prevedibile», ma non è d'accordo sul sistema usato dal precedente governo per raggiungerlo: «Meglio sarebbe stato imporre un ticket meno esoso, ma generalizzato, un po' su tutto: ad esempio, sui primi giorni di degenza ospedaliera; oppure su quelle prestazio¬ ni "lievi" di pronto soccorso che andrebbero invece trattate negh ambulatori». Che cosa succederà adesso? Sizia si schiera con Boni: «Aumenterà la spesa ospedaliera. La gente si farà ricoverare per evitare di pagare ticket sulla medicina specialistica, sugli esami e via dicendo». E non perde occasione per una tiratina d'orecchi al governo: «Ha sbagliato le modalità d'approccio al problema. Non tener nel minimo conto l'apporto delle organizzazioni sindacali mediche, ad esempio, è stato un grosso errore. Ma tant'è, stiamo vivendo un periodo in cui va di moda dire che i sindacati non servono a nulla. Quindi, la nostra esperienza non viene richiesta». Come la pensano i farmacisti? Parla per tutti il presidente della Federfarma (la federazione dei titolari di farmacia), Giorgio Siri. Ammette che «una razionalizzazione e un contenimento della spesa si potevano realizzare», ma critica il metodo e la scelta di imporre il sacrificio soltanto agli assistiti. «Quello che forse non si sa - dice il dottor Siri - è che la Sanità è pagata al 65 per cento dai cittadini. Lo Stato interviene (e sborsa) pesantemente in altri settori, ma non in questo. Mi sembra, dunque, profondamente ingiusto tassare il malato nel momento in cui ha bisogno di accedere alla cura». La spesa farmaceutica, tuttavia, è troppo alta nel nostro Paese. «Davvero? Chiedetevi quanto costa, per malato, una giornata di ricovero ospedaliero: in media, 500 mila lire. Ovvero, l'equivalente della spesa farmaceutica prò capite. E poi domandatevi quanti ricoveri mutili, quanti parcheggi di anziani (che le famiglie non vogliono a casa) si fanno in corsia. E' davvero soltanto la spesa farmaceutica la pecora nera della Sanità?». Daniela Daniele Gli esperti: più ricoveri La Federfarma: «Inutile sforzo del contribuente» Di fianco Carlo Sizia. Sopra Giuliano Amato In alto a sinistra Maria Pia Garavaglia

Persone citate: Boni, Carlo Sizia, Garavaglia, Giorgio Siri, Giuliano Amato, Mario Boni, Sizia

Luoghi citati: Italia, Roma