Non si diventa madre affittando l'utero di F. P.

Non si diventa madre affittando luterò VERDETTO IN USA Non si diventa madre affittando luterò NEW YORK. Una sentenza «storica»: per stabilire chi è la madre vera di un bambino il criterio fondamentale non è più quello biologico ma quello della «intenzione iniziale». In questo modo la Corte Suprema della California ha risolto una controversia sulla disputa attorno a un bimbo nato tre anni fa nell'utero di una «mamma surrogata». La madre vera, ha stabilito la Corte, non è Anna Johnson, cioè la donna che lo ha portato in grembo per nove mesi, bensì Crispina Calvert, un cui ovulo, fecondato in laboratorio con lo sperma del marito Mark, era stato inserito nell'utero della Johnson. Questo perché fra loro esisteva un regolare contratto in cui tutte le par¬ ti manifestavano, nero su bianco, per l'appunto la propria «intenzione»; i coniugi Calvert quella di dare ad Anna Johnson 10.000 dollari per 1'«affitto» del suo utero; Anna Johnson quella di cedere il bimbo nato dall'operazione. Era infatti accaduto che Anna, come è successo a tante altre donne prima di lei, dopo avere portato per nove mesi quel bambino dentro di lei, averlo sentito svilupparsi e scalciare, e soprattutto dopo averlo visto nato, si era pentita della decisione di affittare il proprio utero e lo aveva rivendicato come figlio suo. A nascere, insomma, era stato un altro di quei casi in cui i giudici non sanno che pesci pigliare. [f. p.]

Persone citate: Anna Johnson, Johnson

Luoghi citati: California, New York, Usa