Tocca a Mammì e Bono Parrino

Tocca a Mammì e Bono Parrino Tocca a Mammì e Bono Parrino E l'onorevole pri si dimette da deputato MILANO. Cinquantaquattro parlamentari in tutto, nove solo ieri. Grandinano gli avvisi di garanzia in «busta gialla». Ieri è toccato anche a due ex ministri: Vincenza Bono Parrino, psdi, ex Beni culturali, e Oscar Mammì, ex ministro delle Poste, pri. «Non ne posso più», si lamenta Piercamillo Davigo, il magistrato del pool antitangenti che si occupa dei «rapporti» con il Parlamento, sempre alle prese con avvisi e richieste di autorizzazione a procedere. Si lamenta Davigo, e si lamenta anche il suo computer: «La memoria del mio personal è satura, ho dovuto aprire un'altra "pagina" per tenere sott'occhio le 78 richieste mandate al Parlamento». Già, superlavoro per i magistrati milanesi. E le bordate in «busta gialla» piovono ovunque. Anche sui due ex ministri. Dice Oscar Mammì: «Mi dimetto da deputato per liberarmi dell'immunità parlamentare e rendermi subito disponibile alle indagini dei giudici. Protestare estraneità e corret- tezza non serve, servono gesti concreti». Ricettazione e violazione della legge suil finanziamento ai partiti, le accuse dei giudici. No, niente corruzione. E quindi niente iter davanti al tribunale dei ministri. A tirare in ballo Mammì, ma a quanto pare anche altri esponenti dell'edera, Davide Giacalone, l'ex collaboratore del ministro che da ieri si trova agli arresti domiciliari. Nove miliardi la cifra contestata a Giacalone. L'ha ammessa, e ai magistrati ha detto di avere passato tutto a politici pri. Mammì in testa. Ci sono altri repubblicani nel mirino? Giorgio La Malfa mette le mani avanti, e in un comunicato afferma: «Non vi è stato alcun rapporto tra la segreteria nazionale e il dottor Giacalone». Ma poi, La Malfa racconta che soldi al partito da quel versante sono effettivamente arrivati: 250 milioni nell'88, 150 nell'89. A far da mediatore Giorgio Medri, già finito a San Vittore. Precisa La Malfa: «Medri parlò personalmente a Mammì che gli confermò la natura lecita del finanziamento». E' andata così? Indagano i magistrati. Anche su altro. A partire dalla psdi Vincenza Bono Parrino, ex ministro pure lei. Le accuse? Due miliardi e mezzo incassati dall'architetto Antonio Gallitelli, finito a San Vittore il 14 mag- gio. Il professionista ai giudici aveva ammesso di aver preso tangenti da Fiat Engineering e da Cogefar-Impresit per i lavori di restauro della Reggia di Caserta, del Museo archeologico di Firenze, delle antiche mura di Lucca e del centro storico di Benevento. Ma non ci sono solo gli ex ministri tra gli avvisati. Continua l'elenco: Giulio Di Donato, Nicola Putignano, Bettino Craxi, tutti e tre psi. E poi: Giorgio Santuz, Giorgio Moschetti, Severino Citaristi (2 avvisi in un colpo solo) della de. Chiude l'elenco Antonio Cariglia, psdi. Dichiara Cariglia: «Presumo che questo mio ulteriore coinvolgimento sia da attribuire alla funzione di ex segretario nazionale del partito. Io comunque non ho ancora ricevuto niente». E intanto gli avvocati di Tangentopoli scendono sul piede di guerra. I difensori dell'ex re delle acque minerali Giuseppe Ciarrapico hanno annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione contro la detenzione del loro assistito. Secondo l'avvocato Taormina non ci sarebbero ulteriori esigenze istruttorie per Ciarrapico che, oltre tutto, si trova in «preoccupanti condizioni di salute». Dal momento dell'arresto Ciarrapico avrebbe subito diversi attacchi cardiaci. I magistrati hanno disposto una perizia medica. Si sono rivolti al Tribunale della libertà, che inizia oggi la discussione, i legali di Franco Nobili, l'ex presidente dell'Ili a San Vittore dal 14 maggio. Nobili, che ha ammesso alcuni episodi relativi al suo incarico in Cogefar (allora gruppo Romagnoli), continua a negare ogni accusa che coinvolga Tiri, [f. p.] Il repubblicano Oscar Mammì ex ministro delle Poste si è dimesso da deputato dopo esser stato coinvolto nell'inchiesta Mani pulite

Luoghi citati: Benevento, Caserta, Firenze, Lucca, Milano, Taormina