«L'impero è crollato, salviamo la Russia» di Sergio Romano

«L'impero è crollato, salviamo la Russia» «L'impero è crollato, salviamo la Russia» Ipolitologi diEltsin discutono con gli italiani 7Y| TORINO I ' APIRE la Russia. IpotizI zare un futuro. Analizza- I j I re il presente e il passato \À I appena trascorso che di questo presente è causa. Sono gli interrogativi su cui si è dibattuto nel convegno «La Russia in viaggio verso il futuro» organizzato per l'uscita del libro di Sergio Romano Viaggi intorno alla Russia, edito da La Stampa. II progressivo deterioramento del sistema economico, il sempre più pesante onere delle spese militari, la forza del dissenso che ha demoralizzato il regime: sono queste le cause che hanno portato l'impero sovietico a sgretolarsi? Sono concause, secondo Sergio Romano. Per lo storico, ambasciatore a Mosca negli anni cruciali della perestrojka, la causa specifica destabilizzante è stato Gorbaciov: «Diavolo oppure uomo della provvidenza, dipende da che parte politica lo si guarda, Michail Gorbaciov ha innescato quei meccanismi politici che hanno portato all'esplosione dell'impero sovietico». A discutere intorno a questi brandelli di impero, a individuare le ipotesi di sviluppo si sono raccolti, oltre a Romano, Ezio Mauro, direttore della Stampa, Giuliette Chiesa, Enzo Bettiza, Massimo Salvadori e i russi Evgenij Ambarzumov, presidente della Commissione esteri del Soviet Supremo, e Andranik Migranian, politologo, entrambi consiglieri del presidente Eltsin. Prima di individuare un futuro occorre definire il presente: che cosa è oggi la Russia, esiste ancora, ha confini precisi? La secessione dell'Ukraina, la guerra sanguinosa del Caucaso, gli accordi di collaborazione non ancora ratificati con il Tagikistan, le mille nazionalità animate da spirito irredentista. Sono tutti problemi aperti che secondo Andranik Migranian rischiano di portare il Paese alla disintegrazione piuttosto che all'integrazione. Ma la Russia, dice Ambarzumov, ha le potenzialità per tornare a essere una grande poten- za e rivendica il diritto di dire la sua nella politica internazionale senza accodarsi al carro degli Stati Uniti. In particolare nella questione jugoslava, la tradizionale vicinanza culturale con i serbi porta la diplomazia russa a rigettare i piani interventistici di Chnton e a scegliere la strada della trattativa: «Un lavoro assiduo e paziente è l'unica garanzia di soluzione della crisi. Anche l'Italia - sostiene Ambarzumov ha interesse a far diventare l'A¬ driatico un ponte di collaborazione». Molto tuttavia dipende dagli sviluppi interni della Russia. A questo proposito Giulietto Chiesa nutre serie preoccupazioni: «E' difficile in questo momento individuare la disponibilità delle fazioni a un compromesso democratico costituzionale. Le tentazioni di Eltsin di uscire dalle convenzioni costituzionali per sconfiggere le forze avversarie sono forti. E' vitale, perché la Russia si stabilizzi, trovare un compromesso politico fra le parti in lotta. Senza di ciò sarà arduo trovare una soluzione alle drammatiche difficoltà economiche». Ma questa impossiblità di compromesso forse sta proprio nella distruzione della società civile operata dal regime comunista di cui ha parlato Bettiza: «La Russia zarista aveva un tessuto connettivo che è stato completamente eliminato dai comunisti. Ed è questa società che occorre rifondare per ricostruire la nuova Russia». [se. tr.] L'ambasdatore Sergio Romano