E per i libri esplode il supermarket

Gadget e offerte speciali, mentre si riaccende la polemica Torino-Milano Gadget e offerte speciali, mentre si riaccende la polemica Torino-Milano E per i libri esplode il supermarket Trasferire il Salone? Gli editori dicono no UTORINO N grande supermercato. Ai venti di crisi, all'austerità accorneriana, gli editori rispondono con raffiche di occasioni, sconti mascherati per non irritare i librai, cartoline omaggio e oggettini. Tra colori e piante, sculture in pohstirolo e fantasmini di carta, il Salone è un fiorire di campagne del paghi due prendi tre, paghi uno prendi il classico, paghi qualcosa e prendi una maglietta (dal sobrio cotone mitteleuropeo di e/o, a quello caldo di satira di «Cuore»), compri il manuale di cucina ricevi un cucchiaio. Il sesto salone del libro di Torino si è aperto con grande sobrietà, ma con la fibrillazione del vendere e dell'apparire. Star poche, carrettate di cotillons. Il Lingotto ha superato bene il rodaggio. Nessun problema tecnico, niente piccoli black-out elettrici come l'anno scorso. Più spazio (12 mila metri quadrati), più editori (848 contro 829), più respiro nei corridoi per le orde domenicali. Alcuni debutti, come Anabasi o Donzelli, un ritorno: gli Editori Riuniti. Qualche «multa», elevata dall'implacabile Erica Giacosa che ha beccato negli stand collettivi più nomi stampati di quanti indicati nel modulo di iscrizione (primo scud su Electa). Ogni nome, 300 mila lire da sborsare. Altra novità: la giacca e la cravatta che Beniamino Placido si è fatto fare apposta per il Salone. Nella corsa al prezzo stracciato, dilaga la febbre dei libri che costano mille lire. Lo stand di Newton Compton è imponente quanto quello di Mondadori; Comix lancia «pillole» che costano una banconota Montessori; Il Salice di Potenza sforna una collana di autori lucani. Baraghini ha contato 12 clonazioni dei suoi fortunatissimi libricini. Le millelire, croce e delizia dei librai, fanno proseliti anche fra gli autori celebri. Aldo Busi ha offerto a Stampa Alternativa lo «scoop del secolo»: un racconto inedito di cento pagine. Ha aspettato 24 ore per ottenere una risposta, ma un numero di telefono appuntato male e le linee sovraoccupate hanno congiurato per far volare il manoscritto a Segnate. Il vulcanico Marcello giura che qualcuno è più economico di lui: al «Forte Prenestino», centro sociale occupato, circolano versioni di «Snatch Comics» a 500 lire. Il Melangolo è ancor più generoso: i sacchetti di carta - gratis - con un racconto di Heidegger, Jean Paul, Michelet. C'è anche chi, alla battaglia suicida dei prezzi, non vuole partecipare. Le edizioni Moby Dick di Faenza vendono un libricino a 900 lire. Titolo seducente, Tutto quello che gli uomini sanno delle donne: tutto bianco, non c'è una sola parola. Ha già trovato 20 mila acquirenti. «E' una provocazione - dice Guido Leotta -. Un libro ha i suoi costi, se non li rispettiamo per trovare nuovi, finti lettori, è meglio vendere pagine vuote». Sulla qualità punta anche Lindau con una campagna controcorrente. Chi acquista un volume (dal 20 maggio al 30 giugno) dell'editore torinese e non è soddisfatto, può restituirlo chiedendone un altro in cambio, anche più costoso. Come? Basterà compilare la cartolina in distribuzione presso 300 librai (che saranno risarciti con un supplemento di sconto per il disturbo, 5% sul prezzo di copertina) in tutta Italia. «Siamo stufi di promozioni che insistono solo sul prezzo - dice Ezio Quarantelli di Lindau -. I libri non sono caramelle. E' venuto il momento di richiamare l'attenzione sulla qualità. Noi garantiamo i nostri autori, chiediamo fiducia». Accornero naturalmente è d'accordo mentre insegue un suo vecchio sogno che ha ribadito ieri: far vivere il Salone tutto l'anno. Auspicabile, ma diffìcile da realizzare. Soprattutto mentre torna ad infuriare la polemica: la manifestazione deve restare per sempre a Torino o diventare itinerante? Di quest'ultimo parere è, come abbiamo già riferito, il nuovo presidente degli editori Tiziano Barbieri, gran capo della Sperling 8- Kupfer assente al Lingotto. «Sarà combattimento» aggiunge Accornero. Che succederà? E qual è la posizione degli altri boss? Qualche flash, tra gli stand. Ungarelli, Rizzoli: «Trovo Torino un filino logoro, non c'è ricambio di pubblico, le case editrici qui sono troppo poco coinvolte. Bisogna reinventare». Cesare De Michelis, Marsilio: «Sbagliato distruggere senza avere un progetto preciso. Barbieri fa politica anche per il suo socio (Berlusconi ndr) e con un'ottica rnilanocentrica. Il salone dovrebbe, comunque, essere molto più professionale. Oggi mi pare un po' una "macchina celibe"». Andreose, Bompiani: «Mi spiacerebbe se il salone dovesse lasciare Torino, però una manifestazione fatta per il pubblico non dovrebbe stare ferma». «A Torino, a Torino» proclama invece Inge Feltrinelli, da tempo convertita all'atmosfera subalpina dopo aver cercato di portare il salone a Milano. «A Barbieri dirò: "Quanto costerebbe mettere su un salone a Milano? Proprio in questi momenti? Chi pagherebbe?». Bella domanda che non è caduta nel vuoto. Il salone medita, magari annegando i «pensieri», a fine giornata, nel «Cenacolo del vino», l'angolo più ambito del Lingotto dove si celebra l'incontro tra un produttore e uno scrittore, pronubo Folco Portinari: all'esordio ha fatto furore la coppia Lagorio-Ceretto. Mirella Appiorti Bruno Ventavo!i