Il pesciolino che non paga il treno e i retroscena della Rai di Milano

Il pesciolino che non paga il treno e i retroscena della Rai di Milano LETTERE AL GIORNALE Il pesciolino che non paga il treno e i retroscena della Rai di Milano Il «collo» nell'acqua viaggia gratis Con riferimento all'articolo «Multato in treno il pesciolino rosso» de La Stampa del 9 maggio 1993, vorrei dire che il regolamento («Trasporto di oggetti d'uso personale a resa espressa e dei colli a mano», allegato) dice, all'art. 2, «Colli ammessi gratuitamente nelle carrozze»: «Il viaggiatore può portare con sé in carrozza i pesciolini d'acqua dolce racchiusi in appositi contenitori, in ragione di non più di due per viaggiatore». Chi ha sbagliato? Io che ho letto male l'articolo o il controllore che ha fatto pagare il biglietto? A voi la risposta. Davide Granzotto S. Lucia di Piave, Treviso Carriere, curricula e lottizzazioni Nella prima edizione de La Stampa del 15/5 u.s. a pag. 7 è comparso un articolo di Curzio Maltese, sulla sede Rai di Milano, ricco di inesattezze e con un sintetico quanto negativo curriculum del sottoscritto. Dapprima ho pensato di rettificare le inesattezze ma, visti i tempi che corrono, ho pensato che era meglio riscrivere il mio curriculum. In gioventù, nel periodo degli studi universitari, ho aderito al movimento studentesco, l'unica organizzazione della sinistra «extraparlamentare» che non ha ceduto spazi e uomini al terrorismo. Ne sono uscito perché non condividevo la scelta pro-partito comunista (il vero limite del '68 italiano). Dopo l'università ho iniziato la mia esperienza di lavoro nel movimento sindacale, nella Uil, dove ho ricoperto vari incarichi fino a diventarne responsabile dell'ufficio internazionale. Risalgono a quegli anni l'adesione all'area socialista, di cui non mi rammarico, e le battaglie di minoranza dentro il sindacato per affermare una cultura di governo. Capacità di co¬ struire relazioni ed esperienze di comunicazioni sono così diventate parte del mio bagaglio professionale. Alla Rai entrai molti anni più tardi, dopo aver maturato esperienze come dirigente in importanti gruppi industriali. Per essermi occupato solo e approfonditamente dell'azienda ho mantenuto le posizioni di partenza. Dentro i vincoli dati, ho sempre indicato con tempestività e senza infingimenti, per quel che mi competeva, le soluzioni che ritenevo aziendalmente più utili; con un obiettivo: coniugare managerialità, mercato e servizio pubblico. Così ho sostenuto la proposta di portare Raitre a Milano e la necessità di dare rapidamente una soluzione professionalmente qualificata ed indipendente dalle vecchie spartizioni, alla crisi della redazione giornalistica. Dove sta l'errore? Nelle posizioni assunte, nell'essere di area socialista o nel non frequentare l'American Red Bar di via Procaccini? Renzo Canciani, Milano L'articolo di Curzio Maltese intitolato «Milano la Rai muore in diretta» con un avventuroso e malizioso collegamento tra inchieste giudiziarie, lottizzazione e ideologie politiche criminalizza tutto un mondo professionale con riferimenti a dati di fatto non solo non veritieri ma ridicoli quali l'età di un giornalista o l'open space all'americana. In tale quadro inserisce la mia persona e la mia attività professionale collegandola a passati e a possibili-futuri sindaci di Milano. L'articolo però non spiega come mai nel presente - in cui a Palazzo Marino non ci sono né sindaci passati né sindaci futuri vengono quotidianamente trasmessi da telegiornali e giornali radio della Rai servizi da me realizzati. Dario Carella Capocronista Rai Milano Con riferimento all'articolo comparso sulla Stampa del 15 maggio 1993 dal titolo «Milano, la Rai muore in diretta» a firma di Curzio Maltese, chiedo la seguente precisazione: fra i prossimi lottizzati della sede Rai di Milano, in qualità di redattore, si cita il mio nome insieme ad altri due, fra cui un addetto stampa e un militante di partito. A diffe¬ renza dei suddetti, io sono una professionista, precaria, che da otto anni lavora in Rai con contratti a tempo determinato. Sono iscritta all'Ordine dei giornalisti della Lombardia e il mio curriculum vitae è ben noto al Comitato di redazione del Tg3 nazionale che possiede la mia documentazione. La mia assunzione per¬ tanto è un diritto maturato e non un favore. Ho l'onore di lavorare nella redazione di Michele Santoro dove ho maturato la mia professionalità e ormai da tre anni di fatto sono un'inviata che si occupa di inchieste fra le più delicate. Avendo l'autore dell'articolo raccolto le opinioni del Comitato di redazione di Milano e di altre fonti, tuttavia non ha sentito l'elementare bisogno di ascoltare la diretta interessata, facendo «dell'erba tutto un fascio». Cosa di cui mi rammarico. Dimenticavo: nessuno mi ha ufficializzato a tutt'oggi la mia assunzione. Maria Grazia Mazzola, Roma Redazione de «Il rosso e il nero» In ordine alfabetico: 1 ) La smentita di Renzo Canciani non smentisce un bel nulla. Conferma anzi, dilungandosi per trenta righe, quanto avevo condensato in tre: «Potente capo delle relazioni esterne Rai, ex katanga del movimento studentesco, ex sindacalista Uil e subito dopo dirigente dell'Alfa di Arese, quindi pillitteriano». Preso atto che Canciani si sente un manager, dov'è l'errore? 2) Il reticente Dario Carella non nomina neppure Pillitteri («sindaci passati»), ma non ne vantava l'amicizia? - va invece al cuore del problema. Perché la Rai continui a trasmettere «quotidianamente» i suoi servizi, io davvero non riesco a spiegarmelo. Se ha qualche idea in proposito, lo prego di scrivermi ancora, mi sarebbe d'aiuto nel compito di critico televisivo. 3) Mazzola, temo, non ha neppure letto l'articolo. Quando mai ne ho messo in dubbio capacità e meriti? Mi limitavo a indicarla «in quota al pds», secondo il pronunciamento del cdr Rai di Milano in conferenza stampa. Il giorno precedente l'uscita del mio articolo, l'Unità del resto parlava dell'«assunzione da Roma di una giornalista che sarebbe da considerare, secondo Zappia (del cdr), in quota pds, mentre ci sono in redazione situazioni di precariato da sanare. Ma anche la nuova assunta sarebbe una precaria, e da molti anni, secondo quanto ha precisato ieri il consigliere d'amministrazione Antonio Bernardi». Aggiungo soltanto che Bernardi, guarda caso, è del pds. 4) Nel rispetto dell'arco costituzionale, devo infine una rettifica al collega Venchiarutti, di area de. Si chiama Riccardo (non Luigi) e precisa di non aver mai avuto rapporti ufficiali con l'ufficio stampa dell'onorevole Martinazzoli. Ufficiali no, ma di complemento sì. [c. mal.] Il Libro Cuore e Tangentopoli A proposito dell'articolo del 20/5 sulle deposizioni di Papi, devo dire che non è vero che i manager Fiat siano aridi personaggi dediti al profitto ed all'efficienza: dalla deposizione dell'ing. Enzo Papi che mi riguarda, nella durezza di Tangentopoli emergono comportamenti da libro Cuore. Infatti solo un cuore generoso poteva attribuirmi nel marzo 1992 (ero in forte polemica nel psi di Craxi e senza alcuna carica pubblica) poteri tali da consentirmi di chiedere contributi delle dimensioni del miliardo, ridotti poi a 350 milioni. E soltanto nel libro Cuore un uomo politico impegnato in una battaglia di minoranza e quindi emarginato dal quadro di comando, trova la Cogefar-Impresit che lo finanzia senza credibili contropartite. Ma sono convinto che tutto si chiarirà quando si verrà a sapere a chi corrisponde il conto corrente svizzero così puntualmente indicato, e si conosceranno i movimenti di denaro in esso avvenuti in quel periodo. Allora si potrà capire che il libro Cuore non esiste in Tangentopoli; chi è fuori dai poteri ci rimane, senza alcun aiuto, e chi è dentro continua a comandare. Non è una frase ad effetto, ma la descrizione di quanto le indagini dovranno necessariamente evidenziare. Intanto mi tengo il danno e le beffe. Grazie. on. Claudio Signorile, Roma