Sentenze pilotate a Napoli Pentito accusa 11 giudici

Coinvolti da Galasso anche avvocati e dipendenti del Tribunale Sentenze pilotale a Napoli Pentito accusa 11 giudici NAPOLI. Sentenze pilotate, clamorose assoluzioni, favori per trasformare spietati camorristi in cittadini innocenti. Le rivelazioni del pentito Pasquale Galasso hanno fatto calare un'ombra pesante sul Palazzo di giustizia di Napoli. Dopo l'arrèsto del giudice Alfonso Lamberti, accusato di aver protetto per anni la cosca di Poggiomarino, dalla procura generale di Salerno è partito uno scottante rapporto che coinvolge altri nove magistrati, in servizio attualmente o in passato nel distretto napoletano. Il dossier è giunto l'altra notte al Csm e lunedì la prima Commissione referente valuterà se vi siano gli estremi per inviare ai giudici chiamati in causa un'informazione di garanzia. Nei confronti di tre di essi, i sostituti antimafia hanno già emesso di loro iniziativa tre «avvisi», mentre l'indagine si allarga anche ad avvocati e personale amministrativo degli uffici giudiziari partenopei. Con i nomi inseriti nei nuovi fascicoli, sono ora 11 i giudici chiamati in causa dalle dichiarazioni di Galasso e il cui operato è al vaglio del Consiglio superiore della magistratura. La notizia è piombata mentre il procuratore nazionale antimafia, Bruno Siclari, era a Napoli per incontrarsi con i titolari di uno dei filoni dell'inchiesta e per esaminare i nuovi sviluppi che coinvolgono le stesse istituzioni. Nel rapporto spedito al Palazzo dei Marescialli figurano infatti giudici che hanno ricoperto o ricoprono posti di primo piano a Castel Capuano: Massimo Freda, procuratore aggiunto ed ex presidente di corte d'appello; il sostituto procuratore generale Ciro Demma; l'attuale presidente della corte d'appello di Ancona ed ex presidente della corte d'assise d'appello di Napoli, Alberto Vitagliano; l'ex giudice a latere dello stesso collegio, Achille Scura; Pasquale Di Girolamo e Raffaele Numeroso, presidenti dell'ottava sezione della corte d'appello; Leonardo Colaminé, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale e della terza sezione, ora in corte d'appello; Giuseppe De Falco Giannone, ex consigliere d'appello e adesso alla sezione minori; Vito Masi, ex consigliere della terza sezione del tribunale. I loro nomi si aggiungono a quelli dello stesso Alfonso Lamberti e del procuratore di Melfi ed ex sostituto a Napoli, Armando Cono Lancuba, per i quali c'è un fascicolo già aperto al Csm. Il primo è ora in carcere e proprio ieri, durante un interrogatorio, un imprenditore finito anch'egli in manette ha rivelato che il giudice scriveva i provvedi¬ menti in una stanza del suo stabilimento, crocevia di strani personaggi, alcuni dei quali legati alla camorra. Gli 11 magistrati hanno partecipato a vario titolo a procedimenti giudiziari che riguardavano il clan di Galasso, ma anche altre potenti organizzazioni camorristiche, come quelle capeggiate dalle famiglie Moccia e Nuvoletta. L'iniziativa della procura salernitana mira proprio a verificare le eventuali singole responsabilità in decisioni assunte collegialmente e che ora, alla luce del racconto del pentito, si rivelano sospette. E per Freda, Di Girolamo e Numeroso, de¬ stinatari di informazioni di garanzia firmate dai sostituti salernitani, gli inquirenti sembrano invece già in possesso di indizi che giustificano l'emissione dei provvedimenti. Ma di quali vicende ha parlato «don» Pasquale? Una risale al giugno del 1989 e riguarda il dissequestro di beni per centinaia di milioni appartenenti al clan Galasso. La sezione misure di prevenzione della corte d'appello, di cui faceva parte lo stesso Lamberti, restituì il patrimonio al clan e ridusse le cauzioni imposte agli inquisiti da 100 a venticinque milioni. Ma il pentito ha parlato anche del processo d'appello, conclusosi il 19 febbraio dello scorso anno, che ribaltò una sentenza di primo grado. I fratelli Galasso furono clamorosamente assolti dall'accusa di associazione camorristica e riconosciuti colpevoli soltanto di estorsione. E nel mirino degli inquirenti c'è anche il procedimento per la strage di Torre Annunziata, avvenuta nell'agosto dell'84 e costata otto morti. In primo grado, il boss Carmine Alfieri venne condannato all'ergastolo, insieme con due sicari dell'organizzazione alleata alla famiglia di Poggiomarino. Ma in appello tutti gli imputati vennero assolti, su parere conforme della pubblica accusa. Mariella Cirillo Coinvolti da Galasso anche avvocati e dipendenti del Tribunale Il giudice Alfonso Lamberti arrestato a Napoli qualche giorno fa