Maratona in tivù contro Cosa Nostra di Massimo GramelliniMaurizio Costanzo

Nell'anniversario della strage di Capaci l'unico sopravvissuto denuncia: lo Stato mi dimentica Nell'anniversario della strage di Capaci l'unico sopravvissuto denuncia: lo Stato mi dimentica Maratona in tivù contro Cosa Nostra Reti unite con tre ore non-stop di Costanzo e Santoro ROMA. La schiena di Santoro e poi una donna che grida: «Vogliamo giustizia». La tele-notte su Falcone comincia così, con le immagini di un anno fa inzuppate nella salsa a ciglio umido dell'indignazione che fa spettacolo. Si rivede Sandro Ruotolo, l'inviato triste del Tg3, mentre fa parlare un testimone di «braccia spaccate e cervelli spappolati». Si rivede l'ultravisto Ayala, mentre parla a caldo dell'amico scomparso. Poi uno stacco, il tempo di accorgersi che Santoro ha messo la cravatta, e sul video scorrono immagini fresche, quelle dell'attentato ai Parioli. Macerie. Poi Santoro a labbra convesse: «Sì, forse mafia è troppo poco per capire. Caro Maurizio, come stai?». Sullo schermo alla sue spalle appare il faccione perplesso di Costanzo: «Sto bene. Però siamo qui per ricordare Falcone». Già. La palla torna nella metà campo di Santoro, che forse non se l'aspettava così presto e infatti gliela rispedisce subito: «Sì, hai ragione. Comincia tu». E cominciamo, allora. Con Costanzo che intervista Costanza, l'autista di Falcone. Costanza si lamenta, perché non ha ricevuto ancora nulla dallo Stato. Costanzo promette di interessare il ministro Conso, atteso più tardi in trasmissione. Dopo essersi indignato, il telespettatore, rassicurato, si rilassa. Anche perché Costanza adesso parla di Falcone. Falco- ne che «è ancora vivo», Falcone che «la gente di Sicilia vuole cambiare». Commozione, applausi. Poi, finalmente, un ospite straordinario, controcorrente rispetto a tutti gli altri. E' lui, Giovanni Falcone, nel salotto di Costanzo per la trasmissione del settembre '91 su Libero Grassi. «Troppo comodo sostenere che lo Stato non funziona. Lo Stato siamo noi. Non esiste una società civile che sia "altra" rispetto allo Stato. Siamo stati noi a crearla, perché ci fa comodo». Credibile, senza retorica, vero. Che l'abbiano ucciso anche per questo? Intanto la tv ha fatto davvero il miracolo. Perché Falcone è vivo. E' lì, sul divano di Costanzo, praticamente stravaccato, ad arrab¬ biarsi in siciliano con Orlando e Galasso della Rete che lo stanno accusando di essersi rifugiato nel Palazzo di Martelli. «E lo Stato dov'è?», continuano a chiedersi i giovani di Capaci, intervistati due anni dopo sul luogo della strage. Già sappiamo cosa avrebbe risposto Falcone. Riappare Santoro, mentre sullo schermo un contatto bizzarro gli stampa in faccia la scritta: «Ciriaco De Mita, de». Lui, impassibile nel suo doppiopetto alla salernitana, intervista una signora di via Fauro, quella dell'attentato a Costanzo, che chiede, anche lei, l'intervento dello Stato. Il dibattito comincia alle nove e un quarto, dopo altre immagini dì strazio d'autore da via D'Amelio, dove morì Borsellino. Manca Occhetto, che ha mandato un fax. Ha degli impegni a Napoli e dice che per stasera combatterà la mafia da lì. Pannella, che era venuto in studio anche per azzuffarsi con l'odiato segretario pidiessino, ci rimane male. Parlano Violante, Martelli e padre Pintacuda, ma la trasmissione ha un sussulto verso le dieci, quando Costanzo, in collegamento dal suo salotto, se la prende con il giudice Lima, ospite di Santoro. «Sembra quasi contento che la mafia sia arrivata anche a Roma. Io non sono contento per niente». Lima chiarisce, Costanzo ricorda l'antica omertà dei siciliani, ma Santoro li difende, citando il sacrificio di Libero Grassi. Si aspettano le undici e un quarto, quando i campanari elettronici Santoro e Costanzo faranno suonare le sirene delle fabbriche e le campane delle chiese, celebrando il minuto del Rumore Antimafia. Santoro cede il microfono a Simonetta Martone e con tanto di scorta si traghetta nella notte fino al palcoscenico del «Costanzo show». Notte di staffette e di interferenze televisive: fra vedove e ministri, all'improvviso si inserisce in diretta pure il Tg2: solo due minuti, ma bastano al direttore Alberto La Volpe, che con un colpo formidabile riesce a piazzare il suo editoriale anche su Canale 5. Massimo Gramellini Michele Santoro e Maurizio Costanzo insieme ieri sera contro la mafia