Rifondanone divisa «bocciato» Garavini di Maria Corbi

Il segretario accusato di giudizi troppo duri sui compagni. Cossutta: «I partiti non nascono in laboratorio» Il segretario accusato di giudizi troppo duri sui compagni. Cossutta: «I partiti non nascono in laboratorio» Rifondanone divisa, «bocciato» Garavini Libertini: si crede Mao Tse-tung. Spunta il fantasma Ingrao ROMA. Un altro partito nella bufera: si spacca anche Rifondazione comunista. Una crisi esplosa nei due giorni di dibattito alla direzione del partito. Un confronto che ha visto uscire perdente il segretario Sergio Garavini. La sua relazione è stata praticamente bocciata: 15 voti a favore e 15 contro. Un pareggio che sancisce una profonda divisione interna e anticipa i tempi della convocazione del Congresso, che si terrà entro la fine dell'anno. Non sono piaciuti alla direzione comunista i toni secchi e severi con cui Garavini ha ripreso i compagni di partito colpevoli, secondo lui, di aver preso posizioni pubbliche, in comizi e interviste, che hanno fatto fraintendere la linea di partito. «Abbiamo votato contro la relazione del segretario - dice Armando Cossutta - perché vi erano contenuti giudizi molto forti ed esasperati che la dire¬ zione non ha approvato». «Ho detto - spiega Garavini - che chi lancia allarmi sulla liquidazione del partito compromette il ruolo, molto importante, che Rifondazione ha dimostrato di avere a sinistra». «Non è il lider maximo - commenta Libertini -. Deve capire che a Rifondazione comunista non ci sono capi». «Nel mio documento - risponde Garavini non c'erano i nomi e i cognomi di chi fa prevalere settarismi e e spiriti di gruppo». Ma nonostante la bocciatura Garavini non si sente un segretario dimezzato. Anzi. Si batterà con più forza perché passi la sua linea. Ma non è stata solo l'accusa di «leaderismo», «qualcuno si crede Mao Tse tung» ha polemizzato Libertini, rivolta a Garavini a mettere in crisi i neo comunisti. Il futuro della sinistra e il ruolo del comunismo in questo processo di cambiamento sono il nodo centrale su cui si scontrano le opinioni dei leader di Rifondazione. E il fantasma che si aggira per le stanze del partito si chiama Pietro Ingrao. Il suo addio al pds ha agitato le acque in casa di Garavini e Cossutta. Tanto che qualcuno ha proposto di sciogliere Rifondazione per ricostruire un nuovo polo a sinistra, proprio come suggerisce Ingrao. Di fede ingraiana sono Magri e Castellina, entrambi sostenitori della «Società per la rinascita della sinistra», fondata da Bertinotti. A lungo ci si è interrogati sul «che fare?» nella riunione della direzione nazionale del partito. Un patto per l'unità d'azione con le forze della sinistra alternativa, che potrebbe preludere alla nascita di una nuova «cosa», come vuole Garavini, oppure conservare il partito appena nato e limitarsi ad alleanze politiche da allacciare di volta in volta, come suggerisce Cossutta? Uno scontro ancora aperto che impegnerà fino al Congresso i neo comunisti. Non ha dubbi Armando Cossutta, legato a doppio filo alla tradizione storica del vecchio pei. «Sento in alcuni - ha detto - una pressione molto forte per giungere al superamento di Rifondazione comunista per dare vita a una nuova formazione politica. Questo è un grande pericolo per noi comunisti come per tutta la sinistra». «I partiti - aggiunge Cossutta - non nascono e muoiono in laboratorio e non si può dare vita ogni anno a un nuovo partito». Anche Giovanni Russo Spena è contrario allo scioglimento. Libertini cerca di ridimensionare i contrasti emersi nella riunione con la linea di Garavini sui rapporti a sinistra. «Ci sono molte critiche al segretario,! ma non dissensi». «Tutti vogliamo - continua Libertini - forme di unità a sinistra: ovviamente, non si può sciogliere il partito per rifondarsi con il nulla. Il partito esiste e fa una politica di alleanze con altre forze». Maria Corbi Sergio Garavini segretario contestato di Rifondazione comunista

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