«Signor sindaco lei è in arresto»
L'accusa: truffa e abuso di atti d'ufficio per gli appalti Expo, in carcere anche un assessore L'accusa: truffa e abuso di atti d'ufficio per gli appalti Expo, in carcere anche un assessore «Signor sindaco, lei è in arresto» Genova, manette a Burlando (pds) GENOVA DAL NOSTRO INVIATO «Signor sindaco, ci segua: lei è in arresto»: queste poche parole, pronunciate da un finanziere, a bassa voce per non svegliare un bimbo che dormiva nella stanza accanto, hanno siglato all'alba di ieri l'approdo di Genova nella palude di Tangentopoli. Claudio Burlando, 39 anni, esponente di spicco del pds che ha bruciato le tappe di una folgorante carriera politica, è scivolato senza parlare nell'Alfa dei militari. Quasi contemporaneamente un altro uomo porgeva i polsi alle manette: Emanuele Romanengo, presidente della «Sci», il «re» dei costruttori genovesi, esponente d'una famiglia imparentata con i Costa. Ma il blitz che ha squassato la Genova della politica e dell'imprenditoria, ha avuto altri sussulti: in carcere anche Vittorio Grattarola, pidiessino assessore al Traffico, Antonio Imperato, direttore delle Imprese Riunite Genovesi, Pilade Fiorini, direttore dell'Ansaldo Trasporti, e due funzionari del Comune, Giovanni Villa (servizio strade), Giovanni Pesce (servizio congruità e costi) oltre ad un ingegnere dell'Ansaldo non ancora in carcere, ma che dovrebbe costituirsi nelle prossime ore. Per tutti l'accusa è di truffa, un'imputazione che diventa ancora più grave, con l'aggiunta di abuso d'atti d'ufficio, per il sindaco, il suo assessore ed i funzionari comunali. Alla radice dei reati, due opere appaltate in occasione delle Colombiadi, le manifestazioni per celebrare il quinto centenario della scoperta dell'America: il sottopasso di piazza Carica- mento e il mega parcheggio che avrebbe dovuto sorgere in piazza della Vittoria per ospitare oltre 700 auto. Il parking, oggi, è solo una voragine melmosa in cui, tra gli altri, rischierebbe di «cadere» nelle prossime ore anche il fratello di Romanengo, Andrea. Quella del sottopasso è una vicenda complessa, piena di problemi e di chiacchiere, che s'inizia nell'agosto '91 quando il Comune affida all'Ansaldo la realizzazione di questo tunnel destinato a snellire il traffico nella zona del costruendo Expo. Prezzo pattuito, 111 miliardi. L'opera, appaltata al consorzio di Imprese Riunite Genovesi presieduto da Emanuele Romanengo e di cui facevano parte la Lodigiani, la Carena, la Sci, la Gepco, la Coopsette, la Iclaa di Napoli, la Astaldi e la Lombardini di Roma, avrebbe dovuto essere conclusa entro maggio '92. Ma, per quella data coincidente con l'inaugurazione dell'Expo, il sottopasso funzionava a singhiozzo: i maligni dicono, comunque, che nessuno se ne accorse perché il flusso dei visitatori giunto per la rassegna fu di almeno un quinto inferiore alle previsioni. I lavori avrebbero dovuto riprendere a settembre dello scorso anno, ma ancora non sono incominciati. E' incominciato, invece, un braccio di ferro tra Ansaldo e Comune che stentano ad accordarsi sulla cifra necessaria per completare l'opera. Secondo i giudici, in ogni caso, tutto l'appalto del sottopasso sarebbe viziato: avrebbe potuto essere realizzato ad un prezzo decisamente inferiore (qualcuno dice 60-70 miliardi contro illl stabiliti). Dov'è finita la differenza? Claudio Burlando, l'altra sera, s'era presentato spontaneamente al sostituto procuratore Mario Molisani che indaga «sull'iter amministrativo e burocratico» dell'opera, portando con sé una memoria: «Mi è parso giusto aveva detto, smentendo di aver ricevuto un avviso di garanzia ordinare i passaggi critici». E alla domanda se l'avessero invitato a ripresentarsi in Procura aveva risposto, sibillino: «Dovete chiederlo al giudice». Sono, queste, ore terribili per Genova che, fino a qualche mese fa, si credeva immune dallo scandalo delle tangenti. Oggi, la città teme addirittura «una cupola» degli appalti colombiani: per una tangente da 120 milioni è indagato Delio Meoli, ex senatore considerato padre padrone del psi ligure. Secondo i magistrati avrebbe richiesto il denaro per favorire una società, la «Techint», nell'acquisire incarichi da parte dell'Ente Colombo. Una vicenda nella quale è entrato, in qualità di testimone, anche il vicepresidente psi della Regione, Fabio Morchio, già consigliere d'amministrazione dell'Ente che gestì le manifestazioni celebrative del Cinquecentenario. Qui a Genova la gente diceva che la città, in crisi politica ed economica, era troppo «povera» per essere investita dal ciclone tangenti. Le brutte storie di questi giorni seminano, proprio per questo, un'amarezza maggiore: il domani sembra buio, proprio come quel tunnel di piazza Caricamento che non finisce mai. Renato Rizzo sindaco di Genova, Claudio Burlando. Sopra: un'immagine delle Colombiane
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