Arrestato (Inquinatore Era sorvegliato speciale

Arrestato (Inquinatore Era sorvegliato speciale Sorpreso nottetempo con un carico sospetto Arrestato (Inquinatore Era sorvegliato speciale Nei mesi scorsi era stato bloccato con un carico di amianto che si accingeva a trasportare in una discarica in Liguria, dove quelle dieci tonnellate di rifiuti tossiconocivi sarebbero state smaltite illegalmente. Da allora Giancarlo Bizzotto, autotrasportatore con deposito a Pecetto e abitazione a Cambiano, è diventato un «osservato speciale» per gli uomini che alla procura presso la pretura si occupano di frodi ambientali: domenica notte lo sapevano in arrivo da Rho con un carico di rifiuti sospetti, all'alba di lunedì sono intervenuti nel deposito dove Bizzotto si era fermato con il camion e hanno sequestrato mezzo e immondizia. All'ora di cena l'arresto con un'accusa pesante - associazione per delinquere - che collega il trentanovenne autotrasportatore con i primi sviluppi dell'inchiesta sulla discarica astigiana di Valle Manina. In carcere l'hanno preceduto di poche ore l'ex presidente del consorzio che gestisce la discarica, Francesco Mogli otti; il direttore tecnico dell'impianto, Giovanni Capitolo, e il contitolare della Re.Fer.Nova di Costigliole, Giorgio Basso. Costui è autorizzato all'«ammasso e alla cernita» di spazzatura: alla sua impresa si appoggiava Bizzotto per far confluire nella discarica astigiana, aperta solo per rifiuti urbani, tonnellate di immondizia che avrebbe dovuto essere smaltita altrove: perché a Valle Manina possono essere stoccati solo i rifiuti provenienti dai comuni del consorzio astigiano; in secondo luogo era e resta dubbia la composizione di quei carichi (di spazzatura comune o tossiconociva?). Si parla di tangenti per far spalancare i cancelli ai camion di Bizzotto che, solo documentalmente, transitavano per il deposito di Costigliole. L'inchiesta nasce dalla collaborazione fra il procuratore astigiano Bozzola e i pool antitruffa e ambiente della procura torinese presso la pretura (pm Doderò, Rinaudo e Stupino). A Torino la «sezione ecologia» della polizia giudiziaria aveva già bloccato, con quel primo carico di scorie di amianto, cinquemila tonnellate di rifiuti, in gran parte tossico-nocivi, depositati dal solito Bizzotto presso la Zanimetal di Le ini (i quattro quinti) e finiti per il resto alla Inox Acciai di Beinasco. I titolari delle due aziende si sono dichiarati estranei, protestando la propria buona fede: «Ritenevamo si trattasse di rifiuti speciali. Ci erano stati consegnati come tali. Lo attestavano le bolle ecologiche di accompagnamento». A Beinasco, aggiungono, «avevamo ricevuto preventivamente un certificato con analisi del materiale che ci lasciava tranquilli». L'inchiesta su Bizzotto punta ad accertare se anche quelle due ditte avessero una funzione di appoggio per le operazioni di smaltimento dell'autotrasportatore. Le perquisizioni e i sequestri di lunedì hanno esteso le indagini alla «Petrolifera Piemontese» di Trofarello e ad un capannone in frazione Masio di Poirino, di proprietà di Donato Garone, un camionista che lavora spesso per Bizzotto: le ultime due aziende non sono autorizzate a stoccare scorie tossico-nocive (sono in corso le analisi) né lo è la Ecòrifiuti di Trofarello, di cui Bizzotto è contitolare con il fratello Sergio. La Econfiuti ha ottenuto un'autorizzazione per la «spazzatura speciale» dalla Provincia di Asti dove aveva aperto sede legale e deposito, poi si è trasferita a Trofarello. Adesso l'inchiesta torinese, mentre sono in corso altre perquisizioni, vuole accertare se vi siano state «collusioni» di amministratori pubblici torinesi. Bizzotto, che ha numerose pendenze per reati ambientali, è sospettato di trasporti illegali in discariche del Napoletano, oltre che della Liguria. Nel frattempo si è avviata un'altra inchiesta sull'ennesima «bomba ecologica»: 150 mila litri di olii esausti contaminati da Pcb (policloruribiferiili), una sostanza altamente tossica che in letteratura medica è associata da alcuni specialisti all'insorgere di tumori alla pelle. Una certa quantità è stata trasportata da un deposito della Gts di Airasca, di Domenico Costa, a Ciriè, nell'area della vecchia e tristemente famosa Ipca, dove oggi opera il «commerciante» di rifiuti Annibale Biotto. Una parte di fusti contenenti Pcb è stata ritrovata anche presso altre ditte senza che la relativa documentazione ne segnalasse la presenza. Una brutta storia che lambisce un'impresa del consorzio per la raccolta (e il riciclaggio) di olii esausti. Brutta anche per il rischio di smaltimenti ancora più illegali. Alberto Caino Accusa: associazione per delinquere Precedenti penali Una delle aziende indagate In basso, Giancarlo Bizzotto