L'arresto del boss in Sicilia dovuto anche alle indagini delle questure piemontesi: la ricerca dei complici di Angelo Conti

L'arresto del boss in Sicilia dovuto anche alle indagini delle questure piemontesi: la ricerca dei complici L'arresto del boss in Sicilia dovuto anche alle indagini delle questure piemontesi: la ricerca dei complici Santapaola aveva sotto la Mole una succursale del crimine Nitto Santapaola aveva forti legami a Torino. Qui era stato segnalato dai reparti speciali e recentemente ricercato dalla pohzia, qui poteva sfruttare un ((terminale» efficiente e sicuro, qui adesso si indaga per identificare alcune coperture che ne avrebbero favorito la latitanza. Dietro l'arresto del boss, avvenuto ieri mattina nel Ragusano, c'è anche il lavoro dell'intelligence torinese, decisivo per studi e rilevamenti sul funzionamento dei telefoni cellulari (che lascerebbero traccia di sé, sui vari ((ponti» radio, anche quando non sono usati) già avviati nelle indagini per il sequestro Tacchella, poi utilissimi per l'arresto di Vittorio Ierinò, ora per Santapaola. A spiegare i legami fra Torino e Catania è il capo della Mobile, Aldo Faraoni: «Le vicende criminali delle due città sono legate a doppio filo. Gli scontri di potere che ci sono stati in Sicilia hanno sempre avuto una immediata ripercussione in Piemonte. Non dimentichiamo che Torino resta uno dei tre mercati italiani più ricchi nel settore della droga. E i catanesi sono veri specialisti in questi traffici». A Torino, Nitto disponeva di un terminale di notevole fiducia: «Il suo uomo è sempre stato Salvatore Turi Ercolano, il cui fratello Giuseppe ha sposato Grazia Santapaola, sorella di Nitto. I fratelli Ercolano gestiscono, da tempo, la Sud Trasporti, un'azienda che ha sede in piazza Rebaudengo 10, il deposito in via Reiss Romoli 94, una sede catanese in via Brucoli». Il potere del clan SantapaolaErcolano cresce a Torino intorno alla metà degli Anni 70 quando, a Catania, Giuseppe Calderone, detto «Pippo Cannarozzo», è ancora l'indiscusso boss, affiancato da Nitto e da Alfio Ferlito. Calderone viene ucciso nel '78, sostituito proprio da Santapaola. E' però il momento della nascita dei cursori, che approfittano anche dell'opposizione che Salvatore Pillerà detto «Turi Cachiti» fa ai Santapaola, per ritagliarsi aree di controllo. Capita anche a Torino dove la coalizione MianoMazzaferro costringe i Santapaola un po' in disparte. Gli uo¬ mini di Nitto, comunque, colpiscono a ripetizione uccidendo Giuseppe Origlia detto «Sasà» e la coppia di calabresi CostanzoCaccamo, Marino Provvisionato e probabilmente anche Corrado Manfredi detto «Curao». , Dopo il blitz dell'84, la disarticolazione dei cursori, la crisi anche dei Mazzaferro, gli «irriducibili» del clan dei Miano (soprattutto il «duro» Mario Stramondo) si avvicinano ai calabresi di Ursini, che però hanno evitato - in questi ultimi anni - di entrare in rotta di collisione con gli Ercolano. Ad indurli al rispetto c'era proprio il boss Santapaola, con i suoi tradizionali alleati corteonesi. Meglio, per i calabresi, evitare lo scontro frontale. Ora che cosa accadrà? Alla Mobile il capo della Squadra Omicidi, Salvatore Longo, parla di (muovi equilibri, tutti da definire». E vien da pensare che sempre, negli ultimi anni, ogni mutamento nell'organigramma criminale torinese ha significato un bagno di sangue. Angelo Conti La sede della Sud Trasporti, azienda degli Ercolano, parenti di Santapaola