Ventriglia addio, al Banco di Napoli finisce un'era

Ventriglia addio, al Banco di Napoli finisce un'era Fino al 31 luglio resterà ancora amministratore delegato, poi diventerà direttore generale onorario Ventriglia addio, al Banco di Napoli finisce un'era «'0 professore» lascia dopo oltre dieci anni la poltrona di comando UN UOMO UNA CITTA' MELANO. L'aveva detto in assemblea, tre settimane fa, davanti agli azionisti del suo Banco di Napoli. «E' mio dovere etico e professionale affermare che dopo 10 anni e più di responsabilità si deve pensare a promuovere condizioni di rinnnovamento nell'attribuzione di tali responsabilità». Sì, aveva usato proprio quella parola - rinnovamento - il professor Fernando Ventriglia, amministratore delegato e direttore generale del Banco, da dieci anni e sei mesi esatti seduto sulla poltrona di comando di via Toledo, poltrona che conta a Napoli non solo per via della settima banca italiana ma anche per la proprietà (in condominio con la de) del «Mattino». Era stato abile, come tante altre volte, Ventriglia: mai pronunciata, neppure per sbaglio, la parola dimissioni. Meglio dire e non dire, meglio usare formule indirette: «Si può rimanere nel gruppo - aveva sussurrato con gli occhi semichiusi nascosti dietro le grandi lenti degli occhiali - in posizioni diverse per consentire all'azienda di utilizzare il bagaglio di conoscenze e di esperienze accumulate negli anni passati». Posizioni diverse, aveva detto. E tra i presenti c'era chi aveva tradotto: vuole la presidenza della Spa, altrimenti resta dov'è. Per ora, «'0 Professore» dovrà accontentarsi della carica di direttore generale onorario del Banco. Fino al 31 luglio resterà quello che è stato per dieci lunghi anni e sei mesi, potentissimo direttore generale e poi (con la trasformazione in spa della banca) anche amministratore delegato. Poi lascerà sul serio. Con tutti gli onori e il ringraziamento del presidente Luigi Goccioli che proprio ieri, in consiglio, ha proposto la nomina a direttore onorario come «riconoscimento dell'opera svolta per il rilancio e lo sviluppo del più grande gruppo creditizio del Mezzogiorno». Se ne va, Ventriglia. Con calma, dopo tante polemiche. Uomo duro, 'o professore, docente di politica economica e finanziaria all'istituto universitario navale di Napoli. Una durezza ben celata dietro una gentilezza a tratti eccessiva, una galanteria verso il gentil sesso tutta partenopea, una loquacità proverbiale. E un'eccezionale padronanza del mestiere riconosciutagli persino dai nemici. Parte dal nulla, la carriera del banchiere Ventriglia. Laurea in economia a vent'anni, e dopo la guerra, nel 1948, l'ingresso al Banco come impiegato: qualche anno di vita agra e poi, scalino dopo scalino, su su fino al posto di direttore centrale. Bravo, indubbiamente. Ma anche ben appoggiato. Nella Fuci, l'associazione universitaria cattolica, conosce Giulio Andreotti ma è a Emilio Colombo, de in ascesa: prima ministro del Commercio estero, poi dell'Industria, poi del Tesoro, poi presidente del Consiglio, che Ventriglia, 'o professore, deve quasi tutto. Il resto lo deve a Guido Carli, governatore della Banca d'Italia tra la metà e la fine degli Anni Sessanta. Gli anni magici dell'affermazione sono il '67 e il '69. Nel '67 diventa direttore generale del Crediop e dell'Ucipu. Nel '69 amministratore delegato e vicepresidente del Banco di Roma dove resterà fino al '75, in tempo per dare una mano a Michele Sindona che grazie ai 100 milioni di dollari e ai 63,5 miliardi di lire con¬ cessi dal Bancoroma riuscì provvisoriamente (siamo nell'estate del '74) a salvarsi da un crack che avrà poi pesanti ripercussioni sullo stesso Banco e sull'Immobiliare Roma. Per un attimo la stella Ventriglia sembra spegnersi. In corsa niente meno che per il posto di governatore, è costretto a sei anni di esilio all'Isveimer. Nel gennaio dell'83 - grazie all'ami cizià con Gava e De Mita: accu sa l'opposizione - il gran rientro a Napoli, in un Banco sottoso pra dopo trenta mesi di presidenza, duramente contestata dal resto della dirigenza, di Rinaldo Ossola. In pochi mesi 'o professore fa tornare la calma. Anche se pian piano riemergono le magagne: crediti facili concessi a imprenditori amici senza le necessarie garanzie. Interviene la Banca d'Italia con i suoi ispettori. Ma Ventriglia, nonostante uno sciopero, il primo nella storia del Banco, supera ogni accusa (anche giudiziaria), regge e regna. Tra voci di partenza verso altri lidi (verso Siena, al vertice del Montepaschi) e voci di dimissioni forzose. Fino all'annuncio in assemblea e alla conferma di Coccioli di ieri: il 31 luglio, a Napoli, finisce un'era. Armando Zeni Nel '48 entra come semplice impiegato Poi la scalata al potere e il ritorno nell'83 Tanti amici nella de ma il più stretto è Emilio Colombo n Ferdinando Ventriglia (a fianco) con (alla sua sinistra) Luigi Goccioli presidente del Banco di Napoli Emilio Colombo amico di vecchia data di Ventriglia

Luoghi citati: Napoli, Siena