De Mita: le nostre lotte interne

De Mita: le nostre lotte interne Più forte la proposta di regionalizzare il partito, dal Triveneto alla Sardegna « Facciamo diventare tedesca la de » Martinazzoli: attentiai passi ali'indietro ROMA. «Martinazzoli se l'è presa con me quando giglio spiegato la cosa, ma sabato prossimo la democrazia cristiana sarda si darà uno statuto di autonomia». Angelo Rojch, deputato della Sardegna, non ha dubbi che le cose andranno per questo verso e ieri pomeriggio dà la notizia, entrando in una delle tante riunioni che movimentano di questi tempi il partito. Carlo Fracanzani e Adriano Biasutti, invece, pubblicizzano quello che avverrà lunedì prossimo a Pordenone, cioè la riunione di tutti i segretari regionali e degli eletti della de del Nord-Est per portare avanti l'idea di una de del Triveneto, sul modello della de tedesca. Per non parlare, poi, di quello che si prepara nel Sud: Clemente Mastella ne sta facendo una battaglia personale e dietro a lui, sull'onda dello scontento per la scarsa presenza nel governo Ciampi di esponenti della de meridionale, si scorgono le ombre di vecchi capi dorotei che vedono nel partito federativo 1'«escamotage» per superare le rigide direttive di rinnovamento della classe dirigente della segreteria Martinazzoli. • • Già, dietro l'idea di tante de regionali che si ritrovano a livello nazionale in un partito federato, sembra che nel partito si stiano ritrovando in molti. Ognuno ha i suoi motivi, confessati o inconfessabili, ma di fatto, le iniziative sull'argomento, nel corpo martoriato della de, si moltiplicano. Ieri, ad esempio, su questa ipotesi sono tornati a riunirsi al gruppo de della Camera 44 parlamentari, specialmente del Sud. E alla fine è uscita anche qualche proposta: un'ipotesi di riforma elettorale sul modello del maggioritario a un unico turno e, soprattutto, l'adozione delle primarie a livello regionale per scegliere le candidature alle elezioni. Proprio l'adozione di quest'ultima iniziativa, infatti, darebbe modo ai vari notabili de di superare lo sbarramento delle tre legislature imposto da Martinazzoli all'attuale gruppo dirigente democristiano. Finora, tutte queste iniziati- ve, hanno irritato non poco il segretario della de. Martinazzoli, infatti, ha paura che questo movimento non sia nient'altro che un tentativo della vecchia classe dirigente democristiana di perpetuarsi. In più per il segretario de alcune di queste operazioni possono anche diventare l'embrione di nuove correnti, casomai organizzate a livello regionale. E la stessa cosa sembra pensare una vecchia volpe de come Ciriaco De Mita, che giovedì scorso analizzando tutti i movi¬ menti interni al partito si è lasciato andare a ragionamenti di questo tipo: «Qui - spiegava l'ex segretario - molte cose, come il ritorno del presidenzialismo o altro, vengono messe in campo come elemento di polemica nei confronti della segreteria Martinazzoli. La verità è che molti di quelli che lo hanno appoggiato nella corsa per la segreteria, lo hanno fatto per acquisire qualcosa, e ora, che non hanno avuto nulla, cominciano a fare gli scontenti. Ma cosa vogliono? Ha ragione Mino quando dice: "io sono quello di prima". E io che avrei accompagnato la sua elezione mettendogli intorno qualcuno per aiutarlo, adesso sono con lui. Anche perchè una volta le lotte interne alla de, quando il partito aveva un grande potere di decisione nel Paese, avevano un senso; ma, adesso che il suo potere è ridotto di molto, non servono assolutamente a niente». Eppure il processo di regionalizzazione della de sembra andare avanti, anche se gli obiettivi dei promotori sono spesso di¬ versi. Ad esempio, è difficile credere del tutto alle litanie dei vari Mastella, Zarro, che giurano: «La de del Sud non è un'idea contro Martinazzoli». Molti di loro, infatti, a cominciare da Mastella, rimproverano al segretario di non aver utilizzato né per il governo, né per il partito - «dirigenti della de meridionale». L'idea di ima de del «Triveneto», invece, che trova molti martinazzoliani «doc» concordi, nasce come un tentativo di reagire all'espansione della Lega in quelle regioni tradizionalmente «bianche», battendo proprio la strada dell'autonomismo. Malgrado, però, le diverse intenzioni, non è detto che alla fine tutte queste iniziative sommate non mettano in pericolo l'unità del partito e in discussione la potestà del segretario. «Non vorrei - non si stanca di ripetere Martinazzoli in questi giorni - che alla fine ogni de regionale si facesse le sue regole, infischiandosene delle decisioni del segretario nazionale». [au. min.] De Mita: le nostre lotte interne oggi non servono proprio a niente M I segretario della democrazia cristiana Mino Martinazzoli (nella foto grande) A destra Clemente Mastella

Luoghi citati: Pordenone, Roma, Sardegna